di Mattias Mainiero
Alla fine se n’è
reso conto anche Romano Prodi, e se l’ha capito pure il Professore dell’ottimismo,
gran sostenitore dell’unità a sinistra, vuol dire che non è più lecito avere il
benché minimo dubbio: l’Ulivo è a pezzi, è una barca senza padrone. Manca,
nonostante gli sforzi di Prodi, l’accordo sulle liste dei candidati alle
prossime elezioni di primavera. Manca, nonostante le buone intenzioni del
Professore, un programma condiviso dal vertice della Federazione. Manca,
soprattutto, un vero leader capace di presentare un progetto e di mettere, con
le buone o le cattive, tutti d’accordo. In compenso, abbonda la litigiosità, che
nell’Ulivo (vi ricordate il voltafaccia di Bertinotti?) non è mai mancata e che
ora ha superato i livelli di guardia. La Federazione che non c’è è divisa per
bande, l’una contro l’altra e nessuna disposta a fare retromarcia. Così, ieri,
il vertice di piazza Santi Apostoli, convocato per sancire la ritrovata unità,
s’è concluso con l’ufficializzazione della perenne disunità. Citiamo a caso
spulciando dall’elenco di leader piccoli e grandi. Clemente Mastella: assente,
forse in giro alla ricerca di una poltrona che ancora gli manca. Antonio Di
Pietro: assente anche lui (a sorpresa al suo posto è arrivato Giorgio Calò, e
qualcuno lo ha anche riconosciuto). Romano Prodi: dopo aver discusso e
ridiscusso, ha perso la calma e ha mandato a quel paese Rutelli (che però non è
una grandissima novità). Francesco Rutelli: ha lasciato in anticipo la riunione,
ma non prima di aver a sua volta mandato a quel paese Prodi smentendolo e
dicendo che tutto stava filando nel migliore dei modi (e cioè che il Professore
era stato affossato come da programma). Fausto Bertinotti: ha fatto Fausto
Bertinotti, annunciando di essere pronto ad abbandonare gli alleati al loro
destino, tanto per mantenere vivo il ricordo di altri storici abbandoni. Arturo
Parisi: lui no. Lui non ha perso la calma, non se n’è andato in anticipo e non
ha mandato nessuno a quel paese. Lui è sempre fedelmente al fianco del
Professore, e onestamente non sappiamo dirvi se sia un bene o un male per il
Professore. Più a pezzi dell’Ulivo dev’esserci solo il morale di Romano Prodi. «Ci
ho provato, - ha detto ieri il leader in cerca di leadership - avevo sperato che
l’unità tra le forze che si erano presentate alle elezioni europee con la lista
Uniti nell’Ulivo si spingesse oltre e si traducesse nella decisione di
presentarci con una lista unitaria anche alle regionali. In questa direzione ho
lavorato nelle poche settimane che ho avuto a mia disposizione da quando sono
tornato». Poi ha alzato bandiera bianca ed ha ammesso: «I partiti della
federazione dell’Ulivo hanno convenuto di affidare alle singole realtà regionali
la decisione finale». Traduzione: io, Prodi Romano, guida dell’Ulivo che vuole
sconfiggere alle prossime politiche il centrodestra, non conto nulla. Faccio il
leader ma non comando, propongo e nessuno accetta, organizzo vertici e in molti
li disertano, cerco l’unità e trovo la disunità. Se non fosse per il fedele
Parisi, sarei praticamente solo. Vecchia storia di una coalizione che ieri
sembrava reggersi in piedi solo in virtù degli accordi elettorali e che oggi
frana persino su questi. Perché, ieri come oggi, il centrosinistra non ha
risolto il suo problema di fondo, che non è solo la candidatura in Lombardia o
in Basilicata, la poltrona per Mastella o quella per Nichi Vendola e neppure la
lista unitaria. È proprio lui, il leader, il Professore in cerca - anche per
questo - di perenni incoronazioni che si traducono puntualmente in altrettante
defenestrazioni. Vecchia storia e vecchia comica, ma con una differenza rispetto
al passato: ora anche Romano Prodi lo sa, e dovrebbe decidere di conseguenza.
Professore, lo fa questo passo indietro per il bene dell’Ulivo? Oppure vuole
continuare a logorarsi in questa guerra senza fine con Francesco Rutelli che da
una parte organizza sgambetti e dall’altra le dà una mano per ritirarsi su?
Coraggio, Professore: i tempi sono maturi. Se non vuol farlo per l’Ulivo, lo
faccia almeno per il centrodestra: pare che con un’opposizione all’altezza si
governi sempre meglio. E poi, se l’Ulivo non trova un accordo sulle candidature
per le regionali, ci spiega lei come riuscirà a trovare un’intesa sulle
candidature e il programma per le politiche? Un piccolo passo, all’indietro,
prima che i suoi alleati l’affossino definitivamente. E prima che Bertinotti,
con la sua patrimoniale, la costringa a mandare anche lui a quel paese.