Trieste l'Italia

Edoardo Pacelli

Il molo Audace visto da Piazza Unità d'ItaliaCinquant’anni fa le truppe italiane entravano nella città redenta riconsegnata, finalmente, all’Italia. Era stato necessario versare il sangue di altri martiri per smuovere le coscienze delle potenze occupanti e le manifestazioni che occorsero in tutta l’Italia. Fin dall'alba quasi trenta chilometri di serpente umano si sciolsero lungo la strada costiera che dal centro approdava alla frontiera della Zona A, alle bocche del Timavo. Era il 26 ottobre 1954 in riva a quel fiume nato nelle viscere croate e slovene del Monte Nevoso e degli orsi, che s'inabissa nell'Averno carsico a San Canziano e che erompe al cielo poco sopra Duino, in faccia al maniero dei principi Thurn und Taxis, alle immortali Elegie di Rilke ma anche alla dolce Grado austriaca e italiana di Biagio Marin. Pioveva di santa ragione sulla felicità ingentilita dai pochi vestiti buoni. Il vento prese a strappare le raggiere degli ombrelli, le scarpe s'inzupparono di un'acqua tiepida mentre i bersaglieri d'Italia dell’8° reggimento della divisione Ariete. attraversavano quel confine negato dalle coscienze. L'abbraccio fu totale e incondizionato. Mai come allora "Viva l'Italia" fu un grido unitario e sincero che percosse decine di migliaia di petti, cementando fratture e particolarismi. Dopo l'allargamento ad Est, l'italiana Trieste deve riconquistare il ruolo di molteplicità internazionale ma anche il "connotato hinter-nazionale" (dietro le nazionalità), facendo del Tricolore un vessillo dialettico e di osmosi, capace di sventolare sicuro in quel maestrale adriatico e in quella tramontana pannonica che sono la cifra insieme della grandezza e delle paure di Trieste. Non basta la vocazione alla ricerca scientifica, non bastano le prestigiose istituzioni culturali. Non basta una splendida ma attempata facciata a fare di Trieste un Palazzo del mondo Il cosmopolitismo provinciale che la distingue è la cortina di ferro fra il "No se pol" (Non si può) e "il Se devi" (Si deve). È difficile, a un triestino fagocitato dal babelico traffico della vita nella sua amata Polis, percepire le cose lontane nelle cose vicine, come diceva Parmenide.

«Sono slavo-tedesco-italiano - soleva dire Slataper, ilPennadoro giovane critico teatrale del Piccolo, che abbraccerà il moschetto d'Italia nel maggio 1915 e morirà in quello stesso primo anno di guerra fulminato da una fucilata imperiale durante una missione volontaria sul Podgora - Del sangue slavo ho in me le nostalgie strane, un desiderio di nuovo, di foreste abbandonate, una sentimentalità bisognosa di carezze - scriveva - e di compiacimenti: un sognare infinito e senza confini. Del sangue tedesco ho l'ostinazione mulesca, la voglia e il tono dittatoriale, la sicurezza nei miei piani, la noia di dover accettare discussione, un desiderio di dominazione, di forza. Questi elementi son fusi nel sangue italiano, che cerca di armonizzarli, equilibrarli, di farmi diventar 'classico' (...). Così che la mia vita deve cercar di rendersi cosciente dei vari elementi perché io ne sia padrone».

 “I cinquant'anni del ritorno all'Italia possano segnare per Trieste l'inizio di una nuova stagione”. E' l'augurio espresso dal sindaco Roberto Dipiazza durante la cerimonia solenne svoltasi in piazza Unità d'Italia. Dipiazza ha poi auspicato che la storia "restituisca a Trieste ciò che le ha tolto. La città - ha aggiunto - è rimasta italiana grazie al sacrificio di molti. Alla nostra doverosa fatica per il riconoscimento di quel sacrificio, si affiancano oggi le medaglie d'oro conferite da Ciampi a chi ha dato la vita per la nostra città". "Dopo 50 anni - ha proseguito il sindaco triestino - si rende finalmente giustizia a decine di migliaia di persone costrette ad abbandonare la propria terra per sfuggire alla morte". E ha concluso ricordando ai cittadini l'attualità dell'invito a "lavorare uniti per la città" espresso già negli anni '50 dall'allora sindaco Gianni Bartoli. Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha ricordato l'esempio triestino definendolo "straordinario" e ha ricordato che la storia della città giuliana "ci impone oggi di adempiere al dovere di tramutare i conflitti di ieri in una convivenza pacifica tra tutti i popoli e tutte le nazioni".

.Nazzareno Mollicone, Consigliere CGIE, per l’aise aggiunge: Anche il Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, che è intitolato al nome di Bruno Zoratto, l’indimenticabile dirigente recentemente scomparso e suo attivissimo animatore, ha voluto partecipare alle manifestazioni che in queste settimane si stanno organizzando a Trieste ed in altre località italiane per celebrare, e ricordare alle nuove generazioni, il cinquantesimo anniversario di restituzione di Trieste all’Italia, dopo anni di lutti, sofferenze, persecuzioni e tradimenti. L’organizzazione di cui Mirko Tremaglia, l’attivissimo Ministro per gli Italiani nel Mondo, è il fondatore nel lontano 1968 e segretario generale, ha infatti riunito a Trieste, nelle giornate dal 23 al 25 ottobre, i suoi quadri dirigenti centrali e periferici, in rappresentanza di tutte le aree continentali del mondo. La celebrazione ufficiale si è svolta domenica mattina al Museo Revoltella. Vi hanno partecipato, esprimendo i loro saluti, ringraziamenti ed auguri, il Sindaco di Trieste, sig. Roberto Di Piazza; la presidente del Consiglio Provinciale, il parlamentare di Alleanza Nazionale della Circoscrizione, Roberto Menia, ed i rappresentanti della Lega Nazionale, l’organizzazione (che ha più di un secolo di vita) che ha sempre mantenuto alta la bandiera dell’unità nazionale che a Trieste si è compiuta. Sono poi intervenuti i rappresentanti della Confederazione Sindacale UGL, Nazzareno Mollicone, dirigente dell’Ufficio Studi; e Mauro Di Giorgio, direttore generale dell’Ente di Patronato ENAS, che hanno entrambi attivi rapporti di collaborazione con il Ctim. I dirigenti del Comitato Tricolore hanno poi espresso saluti, ricordi ed esperienze delle comunità italiane all’estero, da loro rappresentate. Comunità in cui, peraltro, ha grande rilievo la componente giuliano-dalmata, per effetto del grande esodo (ammontante a circa mezzo milione di persone) dalle terre natie cui fu costretta negli anni dal 1945 al 1947. Citiamo in particolare gli interventi del coordinatore nazionale Gianluigi Ferretti, del responsabile dell’Europa Eugenio Preta, di quelli del Nord America Carlo Consiglio e Domenico Delli Carpini, della Francia signora Monica Paternò, dell’Australia signora Poni Poselli, del Nordafrica Franco Santellocco, del Perù architetto Giacomo Canepa, della Spagna Alessandro Pucci, della Svizzera Franco Piscopo, del Brasile Piero Ruzzenenti, del Belgio Sebastiano Scandereberg, del Sudafrica Riccardo Pinna, della Colombia Paolo Quintarelli. La parte commemorativa del convegno è stata conclusa dal Ministro Mirko Tremaglia, il quale ha voluto innanzi tutto rendere omaggio a Trieste, ai suoi Caduti (cui il presidente Ciampi ha voluto attribuire la medaglia d’oro al valor civile), alla passione giovanile che animò milioni di giovani italiani - tra cui lui stesso e molti dirigenti del Ctim - per chiedere al Governo di allora ed agli Alleati angloamericani la restituzione di Trieste all’Italia. La passione e l’impegno politico e militante manifestato per restituire Trieste all’Italia è lo stesso che è stato, e continua ad essere, impiegato per riconoscere l’italianità dei nostri connazionali emigrati all’estero. A loro infatti sono stati riconosciuti – grazie all’impegno del Ministro per gli Italiani nel Mondo – sia i diritti politici (come la reiscrizione all’anagrafe da cui erano stati cancellati, il diritto ad un effettivo elettorato attivo tramite il voto per corrispondenza, e l’elettorato passivo, tramite l’istituzione della circoscrizione “estero” con l’elezione di dodici deputati e sei senatori che diverranno, dal 2011, diciotto deputati) sia i diritti sociali, come l’aumento delle pensioni minime, l’assegno sociale e l’assistenza agli italiani in difficoltà economiche in Argentina. Tremaglia ha affermato, in conclusione, che le celebrazioni triestine saranno un ulteriore incitamento per i delegati del Ctim per rafforzare la loro organizzazione sul territorio in cui operano e per prepararsi alle prossime elezioni politiche, novità assoluta nella storia dell’emigrazione italiana, le quali dovranno caratterizzarsi per una grande alleanza tra le varie associazioni dell’emigrazione all’insegna del Tricolore. Il convegno mondiale dei quadri dirigenti del Ctim è poi proseguito nel pomeriggio e nella mattinata di lunedì per esaminare questioni organizzative e propagandistiche