Terrorismo - Democrazia

Lorenzo Matteoli, Perth, 12 maggio 2003

Quello che sta succedendo e' la vera conseguenza del 9/11: tutti avevamo detto niente sara' piu' come prima perche' intuivamo che il fatto era epocale, ma con chiarezza non sapevamo dire di piu'.

La minaccia del terrorismo si associa alla diffusa sensazione che la "democrazia" cosi' come effettuata nei paesi occidentali e' un fallimento e che comporta svolgimenti degenerativi incontrollabili.

In mancanza di operatori migliori il messaggio complesso terrorismo/fallimento della democrazia e' raccolto da soggetti come Chirac, Schroeder, Berlusconi, Aznar, Putin, Blair, Bush, etc.... Le risposte che questi soggetti danno alla specifica pressione congiunturale sono consistenti con le rispettive personalita', culture e ambiti politico-sociali-nazionali. Per gli Stati Uniti (ma anche per l'Europa e per il mondo cosiddetto industrializzato) la pressione congiunturale specifica (terrorismo/fallimento della democrazia) si associa con la preoccupazione energetica e con il terrore di restare nelle mani del fondamentalismo islamico che controlla la regione petrolifera (golfo + asia centrale).

Il risultato diffuso e generico, ma gia' chiaramente leggibile, e' quello di una radicalizzazione nell'esercizio del potere: legittimazione di pratiche verticistiche e totalitarie, presunzione di ruoli "carismatici", auto-incensamento, atteggiamenti autocratici...

Il potere cosiddetto "costituito", per rispondere alla pressione del terrorismo, ne assume, in forma paralegittima, i connotati. Restano validi gli elementi deteriori del democratismo: i peggiori sono quelli che ricevono l'approvazione del "mainstream". L'opposizione espressa con manifestazioni di piazza "oceaniche", girotondi, sit-ins, e' funzionale alla dinamica complessa.