Le Tartuffe ou L'emposteur

Roberto Tutino, da Socialisti.net

Romano Prodi viene sempre più velocemente risucchiato nel vortice della politica italiana, un gorgo melmoso che scredita tutto ciò che inghiotte. Solo pochi mesi fa, il 14 maggio, aveva fatto sapere di essere totalmente assorbito dal suo ruolo di presidente della Commissione Europea e di volere restare fedele al suo mandato fino alla scadenza naturale, quindi si è tuffato nella corsa elettorale per le Europee con una serie di riunioni bilaterali ( Rutelli, D’Alema), d’incontri con i suoi fedelissimi, di proposte elettorali. Oggi è in piena luce nel teatrino della politica italiana, capo virtuale di un composito schieramento che lui vorrebbe compattare sotto un solo simbolo.

Ieri, stanato da un’interrogazione del tribuno leghista Mario Borghezio, il presidente ha diffuso un suo documento sull’affare Telekom Serbia che costituisce la meditata risposta agli interrogativi dell’opinione pubblica sul suo coinvolgimento nell’oscura faccenda.

Perno del memoriale è la sconcertante affermazione di essere sempre stato all’oscuro di tutto: “ Mai, da nessuno e in alcuna forma, né direttamente né indirettamente, l'acquisto di una quota di Telekom Serbia da parte del gruppo Telecom Italia fu sottoposto alla mia attenzione, né come privato cittadino né come Presidente del Consiglio; e non vi era alcuna ragione né formale né sostanziale perché ciò avvenisse…”.

Cioè la Stet - holding pubblica IRI - che aveva in portafoglio la Telecom, non aveva informato lo Stato di un’operazione da 1500 miliardi di lire, politicamente ed economicamente strategica! E, nonostante ciò, i dirigenti non furono in alcun modo sanzionati.

Siamo del parere che politici di assoluta integrità quali Fassino, Dini e Prodi mai potrebbero essere oggetto di ‘dazioni’. Prodi, poi, perché avrebbe dovuto prendere delle mazzette per qualcosa di cui ignorava l’esistenza? Immaginiamoci la difficoltà dell’eventuale corruttore nel farsi ricevere e poi nell’offrire la fatidica valigetta. - Le porgo i ringraziamenti del presidente Milosevic… - E per cosa? - Per la vostra partecipazione alla Telekom Serbia. - Non ne so niente…Si rivolga alla Stet. Si immagini il depravato girovagare per i palazzi romani carico di valigette alla ricerca dei destinatari e tutti che gli dicono ‘Ignoro di cosa parli’. ‘Telekom Serbia? Mai sentita’. “Prova al pio albergo Trivulzio’.

Ci si rende subito conto dell’assurdità e dell’impossibilità di una siffatta corruzione. Inoltre il vertice della Stet era stato sostituito per favorire l’autonomia aziendale nella privatizzazione delle aziende del gruppo, dato che ‘la vecchia dirigenza non era favorevole alla privatizzazioni’, così almeno dice Prodi nel memoriale, immediatamente smentito dai dirigenti dimissionati.

Se nessun dubbio ci sfiora sulle tangenti, abbiamo qualche incertezza nel credere che il Palazzo romano potesse ignorare la transazione. Che un presidente del Consiglio, per di più sino a poco prima della sua elezione presidente dell’Iri, fosse tenuto all’oscuro di tutto è senz’altro vero - lo dice lui! - ma non di meno appartiene alla realtà romanzesca della mitica Domenica del Corriere.

Prodi riserva poi un affondo al Cavaliere rilevando come: “…gli organi di informazione scritta e televisiva, con un accanimento e una dovizia di mezzi senza precedenti” si sono avventati sulla vicenda “ tanto da riproporre con forza il tema della libertà di informazione e dei rapporti tra proprietà dei media e politica''.

Meglio tardi che mai. Oggi il presidente della Commissione si accorge di ciò che Berlusconi denunciava all’epoca della caduta del suo primo governo. Allora erano però la Rai, il Corriere, Repubblica e La Stampa a menare la danza, mentre oggi sono il Giornale, Emilio Fede e Studio Aperto. C’è una bella differenza di copie, di audience e d’impatto.

Il capitolo sull’informazione andrebbe aperto senza ipocrisie partendo dalla sconvolgente alleanza del 1993, quando i tre maggiori quotidiani italiani, più L’Unità, concordavano giorno per giorno tra loro, e forse con altri, titolazione e articoli per servire la buona causa di ‘Mani pulite’. Un capitolo losco e ignorato, assai più inquietante dell’affaire Telekom, che dimostra come il conflitto d’interessi non possa ricondursi alla sola proprietà dei mezzi d’informazione.