Stefania Craxi: i liberali stanno con Silvio

Lettera di Stefania Craxi al Corriere della Sera

Caro Direttore, Piero Ostellino addossa a mio fratello e a me la responsabilità di perpetrare «in chiave familiare una scissione che, dopo la fine del comunismo, non avrebbe politicamente più ragione d'essere». Ma è davvero finito, nei Ds, il comunismo? A parte Occhetto, quanti santi e quanti personaggi del vecchio Pci sono stati accantonati? L'ultimo libro di D'Alema premiato a Capalbio è un'uscita dal comunismo berlingueriano o un suo rimpianto? Tutta la politica culturale dei Ds è tesa a conquistare una mentalità politica e un programma di socialismo liberale o è semplicemente diretta a plasmare sulle convenienze attuali l'intera storia del Pci? Passo oltre. Ostellino afferma che né da parte post-socialista né da parte post-comunista si è saputo, o voluto, affrontare e sciogliere il nodo dell'antica divisione a sinistra. Questo semplicemente non è vero; i post-comunisti lo hanno fatto: hanno sciolto i socialisti nei tribunali. A me personalmente, Ostellino addebita l'errore di «non riuscire a elaborare il lutto per la sconfitta subita dal socialismo riformista». Ma fu sconfitta o pena di morte? Fu una tenzone democratica o una sopraffazione? Fu un confronto o un mattatoio? Ho tutti i torti se dico, con padre Dante, che «il modo ancor m'offende»? No, caro Ostellino, non continuerò a vagare nella ricerca del riformismo perduto. Ho creato, da un'idea di mio padre, la Giovane Italia e l'ho schierata a fianco di Berlusconi. In questo modo, io raggiungo la massa dei socialisti liberali che in grandissima maggioranza sono convinti, come me, che in questa sinistra non c'è spazio per le loro convinzioni. Che cosa sappiamo dei programmi dell'Unione? Poco, molto poco, ma quanto basta per capire che un abisso li separa dal socialismo liberale di Craxi o di Blair, sulla pace e sulla guerra, nel rapporto col mondo economico, sullo Stato e sui suoi doveri, sul mondo del lavoro, i Ds e i loro alleati non sono ancora sulle posizioni craxiane e blairiane. Non lo dico soltanto io, basta leggere il bellissimo libro di Barbara Spinelli, che craxiana non è mai stata, «Il sonno della memoria». L'unica cosa certa che sappiamo è che cancelleranno la legge del povero Biagi, che hanno contribuito a demonizzare in vita e di cui vogliono distruggere il lavoro oggi che non c'è più. Le idee liberali non albergano in questa sinistra, e finché la classe dirigente dei Ds sarà ancora composta dai figli di Berlinguer e dai padri di Tangentopoli, non ci potrà essere nessun incontro. Nessun incontro con chi non ha neanche il coraggio di presentarsi con la propria faccia, ma con quella di un ex democristiano, nemico del riformismo, che faceva il ministro quando Berlusconi non era nemmeno presidente del Milan. Finché la principale scuola quadri dei Ds vive dentro la magistratura italiana, finché questa sinistra vive ancora nella presunzione della loro superiorità morale, non sarà mai più la sinistra che io porto nel cuore. Caro Ostellino, restiamo con i piedi per terra.

Stefania Craxi