Il
Presidente della Camera dei Deputati italiana, Pier Ferdinando Casini, è il
nuovo presidente dell'Unione Interparlamentare, organizzazione internazionale
che riunisce i rappresentanti dei Parlamenti di 141 Stati nel mondo, per il
triennio 2005-2008.
L'elezione da parte dell'assemblea generale, riunita a Ginevra, è avvenuta con 230 voti su 337. La presidenza dell'Interparlamentare rappresenta una delle cariche politiche di maggior rilievo ricoperta da un italiano in un organismo internazionale e torna all’'Italia dopo quasi cinquant'anni.
Congratulazioni a PierFerdinando Casini per la prestigiosa e meritata nomina arrivano dal Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia che aggiunge: “Esprimo la mia soddisfazione per una nomina che non solo ho sempre auspicato, ma anche proposto durante molti incontri a livello internazionale. Con la sua elezione a presidente dell’Unione Interparlamentare Casini collaborerà a dare all’Italia grande prestigio a livello mondiale.”. (aise)
"Questa elezione alla presidenza dell'Unione interparlamentare mi ripaga di recenti amarezze e mi inorgoglisce": Pier Ferdinano Casini, presidente della Camera, lo afferma dopo essere stato nominato al vertice dell'organismo, alludendo, con tutta probabilità, non solo alle recenti vicende che hanno interessato il suo partito, con le dimissioni del segretario, Marco Follini, ma anche alle critiche a lui rivolte dall'opposizione nella sua veste di presidente della Camera nel corso dell'approvazione della riforma della legge elettorale.
Casini si ritiene quindi ripagato: "Ho portato, dopo una battaglia che è durata due anni, il nome dell'Italia nel mondo ed ho visto quanto sia forte la nostra credibilità".
La nomina del Presidente della Camera Italiana, Pierferdinando Casini, è una dimostrazione dell'azione del Governo di Silvio Berlusconi, che ha restituito all’Italia un ruolo internazionale degno delle sue potenzialità e della sua posizione geografica. Grazie all’impostazione di una politica estera diversa, fondata anche su di uno stretto rapporto personale con la controparte, il premier italiano è riuscito a raggiungere importanti obiettivi in settori in cui, per anni, il nostro Paese era rimasto ai margini del processo decisionale.
Dall’anno della sua costituzione come Stato, solo in sporadiche occasioni l’Italia è riuscita a svolgere un ruolo importante nel complicato gioco della diplomazia internazionale. Nella maggior parte dei casi, il nostro Paese ha dovuto scontare un’imbarazzante impotenza diplomatica, riconducibile a diversi fattori, tra cui il ritardo nel processo di industrializzazione nazionale e l’impreparazione delle nostre Forze Armate. Silvio Berlusconi ha modificato completamente il ruolo della diplomazia italiana. Nel riaffermare la necessità che l’Unione Europea non perda la partnership strategica con l’alleato americano, ha contribuito a far superare il dualismo tra atlantismo e processo di integrazione europea, che per anni aveva rappresentato l’ostacolo principale al dispiegarsi di una efficace politica estera nazionale. L’Italia di Berlusconi si è cosi avvicinata alla Gran Bretagna, da sempre partner privilegiato degli Stati Uniti e, allo stesso tempo, ha dato nuovo impulso alla propria politica estera nell’area dell’Europa centro-orientale, per anni dominata dagli interessi franco-tedeschi. Il nostro Governo, infatti, ha saputo sfruttare l’isolamento internazionale in cui Berlino e Parigi sono cadute, a seguito del rifiuto di appoggiare gli Stati Uniti nell’intervento in Iraq e degli errori diplomatici che soprattutto la Francia ha commesso nei confronti dei Paesi ex comunisti. L’Italia ha cosi potuto sponsorizzare, durante il semestre di presidenza italiana dell’UE, un importante accordo di liberalizzazione dei mercati dell’area balcanica; che rappresenta un passo importante verso la definitiva ricostruzione economica dei Paesi interessati.
Il nuovo corso in politica estera ha imposto all’Italia l’assunzione di pesanti responsabilità. Il Governo ha impegnato le nostre truppe in Afghanistan, in Iraq e in Sudan, oltre a mantenere e rafforzare la nostra presenza in Bosnia e in Kosovo. Nonostante l’alto tributo di sangue che le Forze Armate italiane hanno finora pagato, il nostro Governo ha mantenuto gli impegni presi, rifiutando di accondiscendere alle irresponsabili richieste che quasi tutto il centro-sinistra italiano non cessa, da tempo, di avanzare. L’Italia ha cosi dimostrato al mondo intero di essere un Paese di cui ci si può fidare, e le nostre truppe hanno dato ovunque esempio di alta professionalità e umanità, come testimoniato anche dal ruolo sempre più importante che esse stanno svolgendo nel processo di ricostruzione in Afghanistan. Nella questione mediorientale, l’Italia ha riconosciuto in Israele l’unico Stato democratico del Medioriente, pur non lesinando critiche verso l’operato delle Forze Armate israeliane nei confronti della popolazione civile palestinese. Allo stesso tempo, ha applaudito il nuovo corso dell’Autorità palestinese, dopo gli errori dell’era Arafat, impegnandosi a fornire il massimo contributo possibile per la nascita dello Stato palestinese.
Questo sforzo diplomatico ci è stato finalmente riconosciuto. Infatti, come ha dichiarato il Presidente Casini al TG1, i voti quasi plebiscitari che hanno contribuito alla sua elezione, non sono venuti dai paesi europei, ma dalla stragrande maggioranza dei paesi asiatici, africani ed americani.