1. L' Italia è il Paese in Europa con · il più basso tasso di occupazione generale · il più basso tasso di occupazione femminile · uno dei più bassi tassi di occupazione degli over-55 · il più alto differenziale territoriale in termini di occupazione (l'Italia senza lavoratori e l'Italia senza lavoro) · il più alto tasso di disoccupazione di lungo periodo (più di 12 mesi senza lavoro né formazione) · il più alto tasso di lavoro sommerso.
2. In Italia lavora regolarmente solo un cittadino su due tra 15 e 65 anni. Ciò significa che solo un cittadino su due paga il sistema previdenziale. Inoltre, siamo di ben 10 punti al di sotto della media europea e distanti di quasi 16 punti dagli obiettivi medi UE per il 2010.
3. Il mondo del lavoro dipendente nel nostro Paese è diviso in tre grandi aree: · i lavoratori delle aziende sommerse (tra 3,5 e 4 milioni), senza tutela alcuna; · i dipendenti delle aziende minori, sotto i 15 addetti (circa 2,8 milioni) e i titolari di contratti atipici e precari (circa 3 milioni) con tutele moderate; · gli occupati nelle amministrazioni pubbliche (3,5 milioni) e nelle aziende di medie e grandi dimensioni (circa 8,5 milioni), protetti da forti tutele.
4. Inoltre, tra gli imprenditori vi sono ben 7 milioni di lavoratori autonomi, gran parte dei quali senza alcun dipendente. Si tratta di lavoratori in proprio, che quando cessano la loro attività non godono di alcuna protezione sociale.
5. Nel nostro paese la spesa per la protezione sociale, finanziata soltanto dalla metà della popolazione in età di lavoro, corrisponde a quella degli altri paesi europei, ma è distribuita in modo iniquo.
6. L'Italia è quindi un Paese diviso da ingiustizie e poco attivo, nel senso che lo sviluppo economico si traduce in meno posti di lavoro che negli altri paesi europei. Questa anomalia italiana è il prodotto di diverse cause: · le norme riflettono le priorità degli attori che le hanno prodotte - la grande impresa industriale del Nord e il sindacalismo confederale - per un mercato del lavoro diverso da quello attuale; · mancano servizi di incontro tra la domanda e l'offerta: chi cerca un posto di lavoro è lasciato a se stesso, e non beneficia usualmente di attività di orientamento o di formazione; · le persone che non possono dedicare al lavoro un tempo pieno non incontrano disponibilità di occupazione a tempo parziale; · l'impresa preferisce ricorrere al lavoro straordinario o sommerso piuttosto che ad una assunzione aggiuntiva, considerata una scelta troppo impegnativa; · l'impresa stenta a crescere oltre i 15 dipendenti a causa delle regole più complesse che deve affrontare; · il lavoro sommerso è incoraggiato dagli alti oneri fiscali, contributivi e burocratici.
1. L' Italia può e deve alzare drasticamente il tasso di occupazione in poco tempo. L'esperienza di altri paesi europei, come il Regno Unito, la Spagna e l'Olanda, mostra che è un traguardo possibile.
2. Il ddl del Governo n. 848 in materia di mercato del lavoro, prevede misure coerenti con questo obiettivo, e in particolare intende:
a. realizzare finalmente in Italia una efficiente "borsa del lavoro", affinché domanda e offerta si incontrino agevolmente, attraverso un rapido decollo di servizi privati all'impiego che affianchino il sistema pubblico e l'entrata in funzione del sistema informativo del lavoro; b. avviare il collegamento tra formazione continua e sussidi in caso di disoccupazione, in modo da sostenere chi cerca davvero lavoro e da disincentivare comportamenti passivi; c. diffondere il lavoro a tempo parziale (solo 8% in Italia contro 18% in media UE e 41% in Olanda) e altre tipologie contrattuali (lavoro a chiamata, lavoro occasionale, leasing di manodopera) attraverso regole semplici e flessibili, utili ad accrescere le opportunità di lavoro; d. allargare le tutele a forme di lavoro che oggi ne sono prive, come le collaborazioni coordinate e continuative, ed accrescere il numero dei posti di lavoro regolari e stabili.
3. Lo stesso ddl 848, al fine di incrementare l'occupazione stabile e regolare, prevede di sostituire sperimentalmente (per 4 anni) la sanzione della reintegrazione nel posto di lavoro con quella del risarcimento, già oggi vigente per i lavoratori di aziende con meno di 15 dipendenti, nel caso di licenziamento ingiustificato. Si tratta quindi di estendere una norma già applicata a molti lavoratori in Italia (circa 3 milioni) e, peraltro, largamente prevalente in Europa: solo in Italia, Austria e Portogallo si applica la sanzione della reintegrazione obbligatoria.
Attenzione. >Il licenziamento ingiustificato non deve essere confuso con quello discriminatorio o a danno della donna che si sposa o si trova in maternità. In questi casi il licenziamento rimane nullo e perciò assistito dalla reintegrazione nel posto di lavoro.
>La Corte Costituzionale nel 2000, ammettendo il referendum per la secca abrogazione dell'articolo 18, ha affermato che l'intero articolo non costituisce un "diritto a contenuto costituzionalmente vincolato".
4. Il ddl 848 prevede il risarcimento in luogo della reintegrazione in tre fattispecie:
a. lavoratori che emergono dall'economia sommersa; b. lavoratori assunti oltre la soglia dei 15 dipendenti, al fine di stimolare la crescita dell'occupazione e della dimensione nelle piccole imprese;
> Secondo l'ultimo Censimento ISTAT le imprese tra 10-15 addetti erano 87.515 con 865 mila dipendenti mentre, non a caso, nella fascia tra 16-19 addetti le imprese scendevano a 27.490 e a 419.600 dipendenti.;
> Secondo recenti dati INPS le imprese nella classe 10-15 addetti sono quasi il 76%;
c. trasformazione di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato nelle Regioni del Mezzogiorno, al fine di accrescere le possibilità di attrarre investimenti in occasione della prevista ripresa economica.
Una rapida approvazione del ddl 848 consentirà ai principali decreti delegati di essere efficaci già nella seconda metà dell'anno in corso, producendo gli effetti attesi di una maggiore disponibilità ad assumere in concomitanza con la ripresa economica.
1. Il Governo ha insediato una Commissione di esperti per redigere un testo unico ("Statuto dei Lavori") che riunisca tutta la disciplina in materia di lavoro, con lo scopo di renderla più equa e di più semplice applicazione. In particolare, a più di trent'anni di distanza dallo "Statuto dei Lavoratori", è doveroso produrre regole fondamentali più moderne e applicabili a tutte le forme di lavoro, vecchie e nuove. Su questa base minima, il testo unico ridefinirà il complesso delle tutele, modulandole in relazione alle diverse tipologie di lavoro. Il nuovo Statuto dei Lavori sarà coerente con le nuove competenze delle Regioni e rispetterà l'autonoma e flessibile regolazione prodotta dalle parti sociali. Esso sarà oggetto di uno specifico ed intenso dialogo sociale.
2. Il Governo, sulla base della prima razionalizzazione e innovazione dei sussidi in caso di disoccupazione prevista dal ddl 848, procederà a disegnare un sistema più equo ed efficiente di protezione sociale a partire dalla prossima Legge Finanziaria. Lo scopo è quello di garantire a tutti i disoccupati una indennità di disoccupazione di maggiore entità e di più lungo periodo, accompagnata dal diritto-dovere di ricorrere ai servizi di orientamento, formazione, incontro domanda-offerta. Il Governo intende inoltre proporre alle Regioni e alle parti sociali l'apertura di una fase negoziale per concentrare larga parte della spesa per la formazione a favore dei disoccupati che cercano lavoro e beneficiano di sussidi.
3. Il Governo, dopo l'approvazione del decreto legislativo che recepisce la direttiva in materia di Comitati Aziendali Europei, intende promuovere ulteriormente le forme di partecipazione dei lavoratori all'impresa sulla base degli avvisi comuni tra le parti sociali che sono stati sollecitati alle parti sociali, in relazione alle direttive europee dedicate allo Statuto della Società Europea e alla diffusione dei diritti di informazione e di consultazione nelle imprese nazionali.