Nam, nam lilsalam - No al terrorismo

Edoardo Pacelli

Soldati italiani in IraqChe l'attentato di Nassirya sia completamente differente dalla guerriglia che gli americani devono affrontare in Iraq, contrariamente da quello che la media italiana e brasiliana vogliono fare intendere, si può dedurre dal tipo e dalle modalità dell'attentato, molto più simile a quelli contro l'ONU e la Croce Rossa Internazionale. Attentati contro coloro il cui intento è quello di aiutare la popolazione irachena al ritorno alla normalità. I 19 morti italiani hanno subito lo stesso sacrificio dei funzionari dell'ONU, sono morti perchè volevano veramente portare la pace in quel tormentato paese. Sono morti perchè la popolazione locale aveva capito che quei soldati non erano truppe di occupazione, ma forze di pace.

Ne è testimone Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera dall'Iraq che, nel suo articolo del 15 novembre, descrive lo stato d'animo della popolazione irachena di Nassirya, dopo l'attentato alle forze di pace italiane. "Nam, nam lilsalam": sì, sì alla pace, scandiscono in coro attraversando le vie della città, formando un corteo che vuole dimostrare la partecipazione al cordoglio degli italiani. "No a Saddam", "No al terrorismo", "I carabinieri morti sono fratelli degli iracheni morti nello stesso attentato criminale, siamo fratelli nel sangue", si legge sui cartelli scritti in arabo. Arrivano in prossimità della palazzina sventrata dall'esplosione proprio mentre a una quindicina di chilometri di distanza le bare delle vittime italiane stanno decollando alla volta di Roma dal grande aeroporto militare americano nella base di Tallil. Un tempismo voluto. Gli organizzatori della manifestazione lavorano a stretto contatto con la forza militare multinazionale, ne conoscono i ritmi, la burocrazia e naturalmente gli uomini. Tra i sostenitori della manifestazione c'è Mohammad Mahdi Al-Nassri, il leader religioso più importante della zona perché legato all'ayatollah Alì Sistani (con base a Najaf), l'uomo di punta degli sciiti moderati in tutto il Paese. Però l'attentato adesso rende tutti più sospettosi. Chi può dire che non ci sia qualcuno a identificare chi marcia in solidarietà con gli italiani? Ci vuole coraggio per mostrarsi. E coraggio lo dimostra Abdelkhader Al Taher, membro del nuovo consiglio municipale, che arrivato a ridosso del filo spinato disposto dal genio militare per circoscrivere la zona della palazzina devastata, si rivolge direttamente a un maresciallo dei carabinieri del Tuscania per esprimere il suo cordoglio: "Italiani, abbiamo apprezzato il vostro lavoro, il vostro coraggio, noi siamo con voi", dice tra gli applausi. Più in là c'è Najim Tai, il rettore dell'università locale. Esclama: "Non dovete mollare, non andatevene, la pace e la sicurezza dipendono da voi". Una buona risposta a chi crede o fa credere che gli italiani stiano in Iraq come forza occupante.