Lo scudo pentito

da Il Foglio, 27 marzo 2003

Scudo sannitaC’era un ragazzo che andava in pullman a Baghdad per far lo scudo umano. Voleva difendere il popolo iracheno e gridare “Bush cattivo”. Amava i Beatles e i Rolling Stones, aveva viaggiato nel Medio Oriente, era stato in Palestina durante l’Intifada e di Saddam Hussein sapeva poco o niente. Daniel Pepper, fotografo americano, ha passato in Iraq cinque settimane, insieme agli altri scudi umani, poi è tornato indietro e adesso dice che di andare per le strade a urlare “Bush cattivo” non gli va più, proprio per niente. Dice che sono stati gli iracheni a fargli cambiare idea, che in quelle settimane si è spesso sentito “un fesso”, e ora ha “cambiato drasticamente” opinione (“non so dire se adesso sono a favore di questa guerra oppure no, ho molti dubbi, ma ho una gran voglia di vedere Saddam rimosso”).

Ha scritto sul Sunday Telegraph che lui e i suoi amici del movimento anti-war avevano deciso di fare qualcosa di più che sfilare per le strade di Londra o Washington, volevano “fare un sacrificio” per portare le loro idee di pace all’attenzione del mondo: quindi pullman, slogan, bandiere e chitarre (“Eravamo solidali con le idee dei civili iracheni, anche se per la verità non sapevamo bene quali fossero” scrive). Tra tutti quegli slogan e tutte quelle chitarre, dice Pepper che in fondo il gruppo pacifista era più interessato alla protesta contro Blair e contro Bush che ai diritti degli iracheni.

Però c’è rimasto malissimo quando il tassista di Baghdad che a notte fonda lo portava in albergo gli ha chiesto a bruciapelo: “Dai dimmelo, quanto ti ha pagato Saddam per venire fin qua?”. C’è rimasto malissimo anche perché, mentre spiegava al tassista che era americano ed era lì per dimostrare che la guerra era cattiva, Bush era cattivo e l’Iraq era buono, e tirava fuori bandiere e chitarre, il tassista lo guardava incredulo, credeva che scherzasse. Pepper gli ha dovuto spiegare che no, era serio, e insomma Bush, il petrolio, l’imperialismo, l’embargo. Il tassista ha tirato un sospiro e ha iniziato a spiegargli in un inglese stentato che lui era “uno stupido ingenuo” se davvero credeva a tutte quelle balle. Gli ha raccontato dei soldi del petrolio nelle tasche di Saddam, della famiglia ammazzata di chi prova a opporsi politicamente, degli orrori del regime. Ci ha messo un po’, ma alla fine Pepper ha capito e ha dovuto dire al tassista: “Guarda che sono solo uno stupido che arriva dagli Stati Uniti, non posso aiutarti a scappare”. Poi nei giorni successivi ha parlato con altra gente, e anche con giornalisti, che gli spiegavano che certo, perché ti stupisci, queste cose succedono spesso, che la gente venga e t’implori di portarla via, o di liberarla dal tiranno. E un altro gli diceva: “Noi vogliamo che l’America bombardi Saddam, e che faccia in fretta”. Poi, di nuovo: “Sul serio, quanto vi ha pagato Saddam per venire qua?”.

“Sono stato un fesso” Anche gli scudi umani italiani sono tornati a casa, e abbastanza di corsa. Dice Rodolfo Tucci, scudo di Anzio che è stato là – quasi un mese, che i rapporti tra gli scudi e il regime si sono “irreversibilmente incrinati”, perché qualcuno ha pensato di organizzare manifestazioni antigovernative, anziché posizionarsi davanti alle raffinerie, come da ordine. Ken O’Keefe, l’ex marine col passaporto americano in cenere, che guidava gli scudi umani inglesi, è stato espulso. Agli altri è stato detto: “O fate come vi diciamo o vi levate dai piedi, con le bandiere e tutto”, ed è finita che gli scudi hanno scritto una lettera al governo in cui chiedevano garanzie per la loro sicurezza. Garanzie non dalle bombe di Bush, ma dalle guardie di Saddam. Risposta irachena: “Levatevi di torno, e in fretta, occidentali”.

E’ finita che hanno tutti preferito non interferire, e non rischiare le bombe. Qualcuno è rimasto delle proprie idee, qualcun altro ha detto che in certi casi però non si può essere “pacifisti a oltranza”. Daniel Pepper è tornato a Londra, e la settimana scorsa è andato a fotografare la sfilata per la pace in Parliament Square, la gente che beveva, ballava la samba, battibeccava con la polizia, sventolava le bandiere, “come se parlassero di un altro Stato, dove le regole di governo sono perfettamente accettabili”. Lo scudo umano pentito si è arrabbiato. Ha detto che chiunque con un briciolo di cervello dovrebbe capire che Saddam deve essere eliminato: “Sono stato un fesso anch’io, ma ora capisco che è straordinariamente ironico che i pacifisti stiano marciando per difendere un governo che impedisce alla sua gente di essere libera”.