Nella
circoscrizione consolare di Rio de Janeiro si sono concluse le attività del
drappello di coraggiosi che hanno coordinando le operazioni di voto per il
referendum. Coraggiosi perchè sette persone, tra le quali il coordinatore dei
lavori, dottor Massimo Sassi, il funzionario Marco Forgiarini e cinque
contrattisti, oltre al prezioso Antonio Cocchiglia, hanno svolto i compiti che, in una cittadina di 32 mila
abitanti (tale è il corpo elettorale della circoscrizione), avrebbero dovuto<svolgere un
centinaio di persone. A questa realtà si sono aggiunte molte altre difficoltà: in
primo luogo la discrepanza tra quanto risulta nelle liste elettorali del
Ministero dell'Interno e il numero di persone aventi diritto al voto
regolarmente iscritte all'anagrafe consolare. In secondo luogo il grande numero
di elettori che è stato erroneamente incluso nella circoscrizione di Rio, ma
appartenente ad altre circoscrizioni consolari. Infine molti aventi diritto che,
non avendo ricevuto il materiale per esercitare il voto, ne hanno fatto
richiesta al consolato, il quale è stato costretto a svolgere una grande mole
di lavoro per rintracciare i comuni di iscrizione all'AIRE ed averne, da questi,
il riconoscimento della congruenza della richiesta.
Abbiamo raccolto i primi dati ufficiosi sull'operazione di voto. Il corpo elettorale della circoscrizione comprende 32 mila persone aventi diritto. Il Ministero dell'Interno, però, ha inviato un elenco, aggiornato al 31 dicembre 2002, contenente i nomi di 20 mila persone ammesse alle votazioni. Di queste, il 30%, circa, apparteneva ad altra circoscrizione elettorale, pertano il numero degli elettori di Rio presenti nella lista del ministero si è ridotto a circa 14 mila. A questi si devono aggiungere coloro che sono stati iscritti dopo l'aggiornamento giunto dai comuni di residenza, il cui numero ammonta a circa settecento persone e un altro piccolo gruppo di 500 persone circa, che ne hanno fatto direttamente richiesta al consolato e la cui posizione è stata controllata presso i comuni di provenienza. Da questo numero bisogna sottrarre quello degli elettori corrispondenti alle buste restituite dalle poste brasiliane. Il corpo elettorale che ne è risultato è stato di 18.600 elettori, circa.
Le buste recapitate entro le ore 16 del 12 giugno sono risultate 5984, con una percentuale pari, all'incirca, al 32,17 %.
Urge riaggiornare e confrontare le liste del Ministero dell'Interno con i dati consolari e con quelli dei comuni di appartenenza. In secondo luogo, ma non meno importante, occorre studiare un linguaggio più comprensibile del "burocratese" utilizzato nella formulazione dei quesiti referendari. La chiarezza serve, non solo per gli italiani all'estero non abituati a questo tipo di linguaggio, ma anche, crediamo, per milioni di elettori che risiedono in patria. Manheimer dovrebbe fare una inchiesta tra gli italiani; penso che il risultato di tale ricerca darebbe dei dati interesanti.
Senza dubbio l'esperienza è stata positiva ed è servita a collaudare una struttura che dovrà essere perfettamente oliata al momento delle prossime scadenze elettorali, prime fra tutte le elezioni dei Comites. Resta da valutare se il numero definitivo dei votanti sia stato significativo o no. Bisogna ricordare che, almeno qui in Sudamerica, gli elettori sono stati dibattuti tra votare, per premiare lo sforzo del ministro Tremaglia e quindi dargli la soddisfazione di una risposta positiva alla sua legge e, d'altro lato, astenersi dal voto in ottemperanza alle indicazioni della maggior parte dei partiti italiani che hanno invitato alla astensione. Il fatto che in Europa, che ha già avuto la possibilità di esercitare il diritto al voto nelle elezioni europee, il numero dei votanti sia stato tremendamente basso, lascia immaginare che la ragione va ascritta alla nostra seconda ipotesi. Aspettiamo le future votazioni per esprimere un giudizio finale.