La questione della emigrazione italiana

Bruno Zoratto da Stoccarda - Oltreconfine

Panoramica del Congresso di ANNon era mai accaduto che il segretario o il presidente di una forza politica iniziasse un importante congresso con un discorso programmatico in cui venisse contemplata a chiare lettere anche la questione "emigrazione italiana". Non era mai successo che il leader di un movimento politico determinante in una coalizione di governo, come Alleanza Nazionale, nel suo intervento di apertura in una grande assise esprimesse concetti, considerazioni ed osservazioni che interessano e riguardano direttamente gli italiani all’estero, come tra l’altro appare anche nella piattaforma programmatica congressuale nel capitolo in cui si parla di: "Italiani all’estero: globalizzazione dell’Italia".

Ma cosa ha realmente detto Gianfranco Fini, rivolgendosi ai 2.055 delegati riuniti all’assise della Destra politica italiana a Bologna, che interessa da vicino le nostre comunità, da sempre trascurate ed abbandonate nel dimenticatoio della partitocrazia? Ecco alcuni interessanti passaggi:

«Tuttavia, accanto al mea culpa per la morte della Patria, sarebbe bene se chi ieri ci offendeva oggi rivalutasse l'azione della Destra. Senza di noi forse non sarebbe rimasto integro, negli strati più profondi della società, il sentimento dell'identità nazionale.

Chi ci ha sempre creduto non può non rallegrarsi per la progressiva riscoperta dell'identità nazionale. Essa non può fermarsi tuttavia a suggestivi tratti esteriori. Deve trovare compimento nella politica, nella costruzione di una diffusa coscienza nazionale.

Dalla riscoperta dell'inno e della bandiera, densi di carica simbolica, la Destra al governo vuol passare alla diffusione di un sentimento patriottico con lo scopo, come scrive lo storico Massimo Rosati, di "dare forza e spessore al profilo democratico della nostra identità nazionale.

L’assenza di una forte coscienza nazionale è un errore anche nel contesto internazionale. L'Italia nel mondo ha una grande forza espressiva. La deve al suo lavoro, al genio della sua fantasia, alla sua cultura, alla capacità dei suoi imprenditori, ai suoi connazionali all'estero. A questa presenza che si proietta in tutti i continenti non corrisponde lo stesso peso politico, nel senso che l'Italia non ha nel contesto internazionale la stessa influenza che pure è riuscita ad esercitare in altri campi.

Pochi sanno che nella sala della biblioteca del Congresso americano fra i dieci grandi del sapere vi sono Leonardo, Dante e Michelangelo. Nella famosa V Strada di New York la stragrande maggioranza dei negozi vende prodotti dell’industria italiana.

Il nostro Paese eccelle a livello mondiale nei prodotti agroalimentari di qualità, mangiare all'italiana è sinonimo di salubrità e gusto. L'Italia gode di altrettanta meritata fama nel designer, nell'alta tecnologia nell'arredamento e nella moda. L'Italia è il secondo Paese occidentale per il contributo di uomini e mezzi alle varie missioni militari di pace nel mondo. Insomma, ovunque, gli italiani hanno saputo meritarsi il rispetto.

La politica non ha saputo essere al passo con la capacità che il popolo italiano ha saputo esprimere a tutte le latitudini e nei più disparati segmenti dell'agire umano. Il nostro governo vuol colmare il divario tra italianità nel mondo e politica italiana nel mondo.

In questo ci aiuteranno i milioni di nostri connazionali residenti all'estero. Donne e uomini che sentono profondo il richiamo delle radici e rappresentano i migliori ambasciatori del lavoro e della cultura italiana. La Destra ha l'orgoglio di aver contribuito in maniera determinante a rendere questa comunità parte attiva nei destini della propria Patria, reinserendola nel sistema istituzionale attraverso la forma più piena di partecipazione democratica: il diritto di voto e di rappresentanza. E qui il mio grazie sincero e sentito va a Mirko Tremaglia.

Non è stata solo una doverosa riparazione morale per il dolore di oltre un secolo di emigrazione che ha fatto sì che oggi vi siano sessanta milioni di oriundi italiani nei cinque continenti. Il rapporto dell’Italia con i connazionali all’estero è indispensabile anche per il nostro processo di internazionalizzazione economica, per rafforzare il sistema Italia. Basti pensare che si calcola in 85 miliardi di euro annui l'indotto in favore dell'Italia da parte dei nostri connazionali all'estero».

Parole, queste, sacrosante, che riaffermano chiaramente la maturità della Destra italiana. Una prova di coerenza politica che conferma, non dico la "soluzione" di tutti, dei troppi problemi che riguardano gli italiani all’estero ereditati dalla "partitocrazia" e dalla "prima repubblica", ma sicuramente l’esistenza di una volontà politica che ci distingue dagli altri, che inciderà e aiuterà le nostre comunità ad andare oltre alla ricerca di soluzioni percorribili. Si tratta di un impegno serio e costante che nessun’altra forza politica è riuscita mai a costruire e comunicare in questo evidente modo. Impegno non a caso sottolineato persino da Ferdinando Casini, che nel suo intervento istituzionale ha dovuto ricordare, elogiando, il lavoro svolto talvolta in forma eroica, ma molto solitaria, per decenni da un "politico con il cuore", da Mirko Tremaglia, che in ogni occasione ha portato la rabbia, la voce vera della nostra emigrazione, con le sue sofferenze e le sue rivendicazioni, nelle aule parlamentari e nei vari consessi, che hanno poi determinato la storica vittoria del 20 dicembre 2001 con l’approvazione definitiva della legge sull’esercizio del diritto di voto all’estero.

A Bologna è stato poi il momento del Ministro per gli Italiani nel Mondo, che ha galvanizzato l’attenta platea, con il cuore infranto dal dolore di padre "rimasto orfano ed erede" di Marzio, che tutta la comunità umana di questa Destra moderna e dei CTIM in tutto il mondo conoscevano ed apprezzavano per la sua lungimiranza politica e culturale. Un Tremaglia che riesce a far esplodere la platea, in piedi, con una lunga serie di ovazioni, su argomenti chiave che riguardano gli italiani all’estero, il dramma dei fratelli argentini, la necessità di una informazione adeguata, di un intervento scolastico serio e duraturo, di istituti di cultura che promuovano cultura e non si limitino alla sola gestione di poche cose; dell’informazione di ritorno, dell’adeguamento della rete diplomatico-consolare, del rilancio delle Camere di commercio e degli uffici Ice, dell’esercizio del voto e del sacrificio italiano nel mondo, ricordando il significato che ha sempre avuto per la Destra italiana e per i nostri connazionali nel mondo la tragedia dell’8 agosto del 1956 a Marcinelle, dove 136 minatori italiani morirono assieme a altri nella miniera maledetta. L’8 agosto di quest’anno infatti, sarà istituzionalizzata la "giornata del lavoro e del sacrificio italiano all’estero" con iniziative mirate a ricordare il calvario dell’emigrazione italiana e a non dimenticare.

«Si abbandona la casa del padre, ma non si abbandona il padre», ripete Tremaglia fra gli applausi dei delegati al congresso di AN, esorcizzando definitivamente ogni velleità futura di togliere il riferimento alla "continuità ideale" con il MSI. Persino la giovane coordinatrice nazionale di Azione Giovani, Giorgia Meloni, ha ricordato l’obbligo di solidarietà nei confronti dei fratelli italiani che stanno vivendo sulla propria pelle la tragedia argentina. Chi conosce la politica italiana sa che non è sempre facile far digerire i "lamenti" e le giuste rivendicazioni della nostra emigrazione a chi in Patria è occupato su altri fronti ed impegnato nel lavoro politico quotidiano. Non è scontato che, sottoponendo le questioni aperte che interessano le nostre comunità emigrate, si debba ricevere l’attenzione che gli italiani all’estero meritano. La Destra italiana a Bologna ha dimostrato però di saperlo fare, con intelligenza e con umanità, confermando di essere diversa dagli altri; ha dimostrato di avere da sempre la "questione dell’emigrazione italiana" nel proprio DNA, e ciò è stato ampiamente confermato a questo congresso, che ha scelto una significativa rappresentanza delle nostre collettività nell’Assemblea Nazionale (che è il "parlamentino" della Destra italiana) ed accolto un articolato documento.

La Destra al governo disegnata da Fini - come ha scritto Ferdinando Adornato su "Il Giornale" - non è stata certo quella di un partito conservatore. La Destra italiana è un partito nazionale (ma mai nazionalista) di ispirazione popolare (ma comunitario e non liberalista). Noi aggiungiamo: un movimento con profonde radici sociali e solidaristiche, che guarda con attenzione alle categorie meno abbienti e più emarginate della società. Una Destra che è europea perché crede alla Patria, nella solidarietà e nell’Umanesimo del lavoro, una Destra che non dimentica gli italiani all’estero, ma li esalta considerandoli non un prodotto da sfruttare, ma una componente essenziale del nostro popolo e della Nazione, che svolge un ruolo determinante per la tutela dei nostri interessi nel mondo diventando irrinunciabile fattore di politica estera che contribuisce enormemente all’internazionalizzazione dell’Italia. Così il Presidente di AN ha disegnato il volto di una vera forza politica autenticamente di Destra, moderna, che aspira a conquistare un ruolo di primo piano nel bipolarismo europeo, esaltando gli italiani nel mondo quando Gianfranco Fini dichiarava che «il governo di Centro-Destra vuole colmare il divario fra italianità nel mondo e la politica italiana nel mondo». Di questo tutti, con in prima linea il CTIM, ne sono consapevoli ed in particolare coloro che, come noi, hanno partecipato e seguito il Congresso di Bologna, ma vivono ed operano fuori i confini della Patria e vogliono andare oltre le parole per far giungere agli italiani all’estero i fatti concreti come è avvenuto il 20 dicembre dello scorso anno con l’approvazione della legge sul voto, dimostrando di saper mantenere fede agli impegni assunti.