"La
‘questione morale - disse Enrico Berlinguer - è il centro del problema
italiano’. Aveva ragione.(…) Ma la celebre intervista con cui Berlinguer il 28
luglio 1981 lanciò la crociata per la "questione morale» invece è molto precisa
e attuale. Come sanno i ‘fratelli-coltelli’ di Liberazione (organo del partito
di Bertinotti) che ieri l'hanno rilanciata contro la Quercia con questo
provocatorio titolo virgolettato: ‘Attenti a quei partiti che scalano le banche’.
L'impostazione di Berlinguer potrebbe essere fatta propria da un centrodestra
liberale. Perché non è affatto una posizione moralistica-giacobina come quella
della stagione di ‘Mani pulite’. Egli affermava: ‘La questione morale non si
esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori,
bisogna scovarli e metterli in galera...’. Questo è ovvio. Per lui la più grave
questione morale è ¬l'occupazione dello Stato da parte dei partiti». Spiegava:
‘I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni. Hanno occupato
gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli
istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi
giornali». E giustamente denunciava ¬il mercimonio che si fa dello Stato, le
sopraffazioni, i favoritismi, le discriminazioni’.
Berlinguer mentiva però quando attribuiva questo cancro solo ai partiti di
governo dipingendo invece il Pci come il paladino casto e puro dei poveri e del
Paese. Ed è proprio da lì, da
quell'intervista,
che nasce quel ‘complesso di superiorità morale’, di ‘diversità antropologica’
della Sinistra che il sociologo Luca Ricolfi ha ben definito come ¬razzismo
etico». E che tanti guasti ha prodotto. In realtà il Pci avrà avuto meno
corrotti al suo interno, ma quanto al finanziamento della politica non poteva
certo dare lezioni essendo vissuto con i rubli di un impero schiavista. Che sono
peggio delle bustarelle. Ma anche sul fronte dell'occupazione dello Stato, se
c'è un partito che ha saputo occupare le istituzioni (e pure la società civile)
in modo scientifico - perfino dall'opposizione - è stato il Pci. Rileggiamo la
casistica di Berlinguer e aggiungiamo: sindacati, magistratura, scuole,
università. Era la lucida strategia egemonica elaborata da Antonio Gramsci. Ben
più efficace dell'occupazione delle poltrone da parte di Dc e Psi, spazzata via
da ‘Mani pulite’. Oggi il caso Unipol-Ds non interessa per il tema degli
arricchimenti illeciti, che casomai spetta alla magistratura rilevare (ed è bene
essere garantisti con tutti, soprattutto con chi è dall'altra parte). Rientra
però nella seconda categoria, quella dell'occupazione da parte della politica di
territori non suoi. La frase attribuita a Fassino (‘E allora, siamo padroni di
una banca?’) non ha rilevanza penale, ma induce a riflettere su un antico
collateralismo che diventa egemonia sulla società. Come si vede nelle Regioni
rosse, per le quali non arriveremo a dire - come Berlinguer faceva nel 1981 -
che il voto non è libero, ma certo lì la vita sociale non è libera. Ed ecco la
‘questione morale’. Post Scriptum. Fassino lanciò una sfida: ‘Vengano resi noti
i testi delle telefonate, così tutti ne conosceranno il contenuto'. Dunque se il
Giornale lo ha preso in parola non ha senso gridare al complotto. Forse sarebbe
stata una difesa più divertente quest'altra: 'Non ho detto: siamo padroni di una
banca, ma di una barca. Ho detto barca...’.