Dieci anni dopo la vittoria della giurisdizione sulla legge, la rivincita. Lo
dice anche Tucidide, citato dai costituenti europei e forse più autorevole del
pur bravo avvocato d’affari Guido Rossi, che ci vorrebbe tutti luterani,
contriti e vergognosi davanti alla maestà dello Stato: la democrazia è per
essenza il governo della maggioranza.
Dieci anni fa la maggioranza aveva i nomi di Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani, Paolo Cirino Pomicino e molti altri tra coloro che avevano vinto le elezioni del 5 aprile 1992, ma si ritrovarono un anno dopo disarcionati in mezzo a un’ondata di terrore giustizialista scatenata con mezzi impropri, perché illiberali, dai pool di Milano e di Palermo. Dovevano essere eventualmente sanzionati per reati ascrivibili alla loro responsabilità penale personale, ma non processati come sistema e rimossi dalla vita politica per l’opera di funzionari non eletti che si proclamarono salvatori della Repubblica e fecero politica partigiana, apertamente, come mai è accaduto in nessuna democrazia liberale europea e occidentale.
Dieci anni dopo ecco il lodo Maccanico, intitolato a un moderato grand commis de l’Etat che oggi milita nell’opposizione ma si astiene da galantuomo nel voto su una norma che ha il consenso informale più autorevole, quello del capo dello Stato. Si sana parzialmente quella vecchia ferita. Per la prima volta da allora, la legge uguale per tutti, che protegge la sovranità popolare nella scelta libera del potere legislativo e di quello esecutivo, prevale sulla giurisdizione coartata a scopi politici: se un paio di pm e un tribunale, carriere unificate e destini unificati, pensavano di portare di nuovo la loro acqua al mulino di un ribaltone politico, stavolta non ce l’hanno fatta. Il presidente del Consiglio, finché resta tale, è libero dal condizionamento giudiziario, è inviolabile come Jacques Chirac, improcedibile come José María Aznar, tutto rinviato: la politica democratica fa il suo corso, la giurisdizione seguirà. Il Financial Times continua a pascersi della propria dubbia conoscenza della storia di questo paese, e sostiene che Berlusconi si è messo al di sopra della legge dando scandalo in Italia e in Europa. Al contrario, l’Italia si è omologata felicemente alla maggioranza dei paesi europei e occidentali, dove per tradizione o per norma scritta la legge e il potere legislativo sono liberi da qualunque sudditanza salvo quella dovuta al corpo elettorale. Ma le polemiche non hanno poi tutta questa importanza. I toni alti hanno prodotto la cavatina che conta. Speriamo che ora il governo non perda la voce nei bisbigli della “verifica”.