Il cardinale Ratzinger e il presidente del Senato, Marcello Pera, hanno costituito una singolare coppia in difesa della civiltà cristiana. Cosa si intende per civiltà cristiana? L'influenza del Cristianesimo come civiltà dei Paesi che hanno costituito, nei secoli passati, la Cristianità. Dal Cristianesimo deriva l'idea che l'uomo ha un fine eterno e che quindi egli ha un valore assoluto nella forma che raggiunge l'eterno, cioè appunto la sua anima. L'idea di persona umana, che è al centro della cultura occidentale, si fonda su questa idea di valore primario della persona; da esso sono nati gli istituti civili della libertà e della democrazia. In questo senso, il «non possiamo non dirci cristiani» di Benedetto Croce è un elemento fondamentale nel futuro pensiero laico - ma non laicista.
Ma questo richiede che anche il sentimento cristiano dell'eternità della persona rimanga fermo nella coscienza dei credenti, perché solo questo evita il dissolvimento dell'uomo nel collettivismo della società come grosso animale politico - come la definiva Simone Weil. Salvare la comprensione dei valori cristiani, della tradizione di libertà dell'Occidente, richiede però che il sentimento religioso cristiano sia ancora vivo nei cristiani e che essi prendano coscienza che mai come in questo tempo è chiesto a loro di essere «sale della terra e luce del mondo» - secondo la parola evangelica.
E' la differenza cristiana delle religioni pagane e soprattutto dell'Islam che deve essere messa in luce anche nella predicazione rivolta ai fedeli dalle cattedre del magistero ecclesiale. L'Islam conosce lo stesso Dio trascendente della religione cristiana, ma ne muta interamente la figura. Il Corano si pone come la parola stessa di Dio, la stessa lettera è espressione della divina volontà. Tutto ciò che è chiesto al fedele musulmano è l'assoluta soggezione a una lettera che esprime la totalità divina.
Ed è questo che rende così diverso il mondo nato dal Cristianesimo e quello nato dall'Islam: il fatto che non ci sia nel Corano il dialogo tra Dio e l'uomo. La Scrittura cristiana conosce l'esercizio del dialogo e del confronto con Dio, consente il pieno dispiegarsi della ragione come dimensione propria dell'uomo; la fede, per San Paolo, è un consenso ragionevole, Dio bussa alla porta dell'uomo e gli chiede di accettare il giogo lieve e soave della parola di Cristo. La soggezione non è una parola propria del Cristianesimo, perché la Parola cristiana viene vista come parola di libertà, come la realizzazione della libertà umana. La grazia rende piena la libertà umana, dà all'uomo il senso della sua dignità infinita. E anche il lavoro umano e l'azione umana sono visti come fatti positivi e affidati al libero esercizio della ragione e della volontà del singolo.
Non è possibile, nella tradizione coranica, ascoltare parole come quelle di San Paolo: Dio ci ha chiamati alla libertà. Nella concezione coranica il protagonista non è il singolo, ma la comunità islamica come tale. Non esiste il concetto di interiorità umana, di solitudine dell'uomo innanzi a Dio; le regole della comunità sono stringenti perché è solo nella comunità islamica che l'uomo che segue il Corano trova la sua unica autenticità. Per il Cristianesimo l'uomo esiste prima di essere cristiano, nella tradizione islamica l'uomo esiste solo nella soggezione al Corano. La natura non ha una dignità propria, perchè il Corano è una regola totale.
Ciò spiega come siano stati diversi gli esiti del Cristianesimo e quelli del mondo islamico dando luogo a forme di organizzazione umana profondamente diverse l'una dall'altra. Una ha centro nella persona e nella libertà, l'altra nella lettera coranica e nella comunità islamica. In fondo, l'Islam è in sé una totalità, mentre il Cristianesimo mantiene il sentimento di tutte le differenze, a cominciare da quella fondamentale della persona che, vista per natura, è chiamata a quella libertà che la grazia rende piena.
Per questo è così importante, per la civiltà occidentale, che fiorisca il Cristianesimo come sentimento del valore eterno dell'uomo come comprensione del Dio che parla al cuore del singolo e lo costituisce in uomo interiore: ed è dall'uomo interiore cristiano che nasce la civiltà occidentale in tutte le sue forme, come forma più alta e universale del significato umano. Libera e non totalizzante. Pera e Ratzinger esprimono insieme questa medesima idea, per questo il cardinale si scaglia contro il relativismo di molte cattedre episcopali che non pongono l'accento sulla differenza cristiana e minimizzano nel dialogo il sentimento della differenza cristiana.