L'insegnamento di Bettino Craxi: unità e autonomia

Di Vittorio Craxi - Roma 1/18/2002

Bettino CraxiIn tutte le conversazioni che mio padre Bettino aveva con interlocutori che lo andavano a trovare nel suo esilio Tunisino egli ha sempre sostenuto che gli effetti della Falsa Rivoluzione Italiana si sarebbero fatti sentire per diversi anni. Era convinto che la spallata politica per effetto giudiziario avrebbe determinato delle anomalie in diversi campi che si sarebbero protratti per lunghi anni. Questo naturalmente non giustificava, né avrebbe voluto farlo, i ritardi le colpevolezze con cui quel quadro politico, ormai logoro avevano affrontato e risolto questioni di prima grandezza che nel corso della legislatura 87-92 finirono per marcire. Quando si afferma che Craxi si attardò nel comprendere l’inevitabile ricaduta sul piano interno della fine dei regimi comunisti non si dice tutta la verità, o almeno non sino in fondo. Come ha ammesso, fra dimenticanze ed omissis, Massimo D’Alema, nel 1991 e non nel 90’ i comunisti, non ancora diventati PDS premevano affinché i socialisti non approfittassero della loro crisi, ma si avviassero ad un dialogo politico, ad una ricerca dell’Unità, ed infatti fu inserito nel simbolo “Unità Socialista” come espressione di una volontà, di una prospettiva “d’avvenire”. L’errore che spesso gli viene attribuito, che ammise sempre in questi anni, cioè quello di non aver provocato anticipatamente la fine della Legislatura e del Governo Andreotti, in realtà fu un errore tattico, perché Craxi indubitabilmente ragionava sapendo che sullo sfondo e nella prospettiva politica di questo Paese non vi poteva essere che una sinistra di ispirazione socialdemocratica che assorbisse gradualmente le posizioni più arretrate della sinistra comunista e che si potesse candidare a concorrere al sostegno di un Governo. Le cose sono andate come sappiamo. Non c’è di quell’Unità Socialista che un vano ricordo, un’occasione irripetibile e mancata, al suo posto una imperdonabile accanimento politico dei post-comunisti sui socialisti, con il risultato che sul campo vi sono macerie ovunque con l’aggravante della drammatica condizione dei socialisti italiani unici legittimi eredi della tradizione, divisi e “esiliati” in Patria, vittime ed assieme carnefici di loro stessi, incapaci di reggere compatti all’urto devastante della ondata Giudiziaria ed in definitiva Incolpevoli di fronte ad una sommaria condanna che li ha eletti quali unici responsabili della Crisi politica Italiana. Ed oggi invocare una totale e completa riabilitazione di Craxi ed i Socialisti del PSI non basta ed è persino relativo dinnanzi alle ragioni che vengono da più parti riconosciute, dinnanzi una lettura serena della Storia, tanto sul terreno della analisi politica e delle prospettive della Sinistra Italiana quanto degli ammonimenti inascoltati nella fase iniziale della falsa rivoluzione scambiati per delle aprioristiche difese della cosiddetta Prima Repubblica rimpianta oramai anche dai suoi più feroci detrattori. Eravamo tutti convinti due anni fa quando si spense nell’esilio di Hammamet, che il suo sacrificio, l’ennesimo martirio di un Socialista avrebbe potuto, nella suaIl funerale ad Hammamet drammaticità aprire una strada alla riflessione vera, seria su quei dieci anni Italiani, e che la sua voce, cosi’ poco ascoltata ed ignorata o disprezzata in vita, sapesse essere guida per una rilettura serena ed una soluzione onesta delle vicende di questi anni. “Una soluzione per Tangentopoli, se io mi togliessi di mezzo l’avrebbero già trovata…Io sono un ostacolo, Io sono l’ostacolo..” ed ancora “ La verità è che le Amnistie che non si fanno per tutti, sono state concesse in modo parziale, o assolvendo, o non dando luogo a procedere, sono amnistie ad personam che non hanno nulla a vedere con una soluzione vera ed in definitiva Giusta, quella che, tanto per dirne una il Borbone avrebbe già concesso..” Agitandosi, dimenandosi sul suo tavolo da lavoro con voce ferma, con l’ ironia che sapeva sempre distillare anche nelle situazioni più drammatiche mio padre Bettino aveva il coraggio di affermare delle scomode verità, tanto più scomode quanto inascoltate. Sapere che Egli non è più tra noi, che la sua forza d’animo e di carattere non gli sostennero il cuore malandato ci riempie di grande tristezza, cosi’ come sapere che le strade che abbiamo battuto per sottrarlo a quella condizione si sono rivelate irte di ostacoli se non quando completamente sbarrate. Tutte le istituzioni di allora ne portano una grave responsabilità, di qui gli imbarazzi odierni a parlarne con serenità ed a restituire Giustizia e Verità. Nonostante non ne avesse fatto richiesta la via della Grazia in quel frangente appariva la forma più opportuna e l’urgenza della sua situazione sanitaria richiedeva un atto di clemenza straordinaria, che ad un Uomo che aveva servito la sua Patria, rappresentato la Nazione nei consessi Internazionali, stipulato per conto di essa lo storico Concordato con la Chiesa Cattolica, non doveva per nessuna ragione essere negata. Una frattura con lo Stato Italiano che, come rappresentante del Popolo, ancor prima che come famigliare, non potrà essere risanata facilmente, se non si espliciterà l’errore grave che allora fu commesso ai suoi riguardi. A chi si recherà domani al secondo anniversario dalla sua scomparsa, e tutti coloro che lo ricorderanno nelle forme con cui hanno ritenuto farlo siano essi amici, compagni od avversari va il mio più sentito ringraziamento. Ai socialisti in particolare voglio esprimere tutto il mio rammarico per non essere noi tutti stati fino ad oggi adeguati ed all’altezza del compito che Bettino Craxi, senza chiedercelo ci ha assegnato. Tanti mezzi partiti che non hanno costituito un intero, una moltitudine di soggettività che non hanno saputo esprimere una sintesi ed una sola politica. Ma il pensiero, l’ insegnamento, l’influenza della personalità di Craxi trovano espressione laddove si esprime il senso di una battaglia di libertà, di emancipazione, di Giustizia. Dove il valore della Nazione trova un fondamento moderno e si coniuga con l’impronta internazionale della nostra azione. Quando il Socialismo delle nostre origini sa offrire di se il volto più solidale, e in definitiva liberale e libertario. Se questo sia sufficiente per costruire una battaglia ed una prospettiva d’ avvenire oggi non è possibile sapere, vero è che una limpida e coerente azione politica non può che essere ispirata dall’Unità e dall’autonomia dei Socialisti senza farne di esse un credo, ma una bussola per poterci orientare e ritrovarsi assieme nel futuro che ci attende mettendo a frutto tutto quello che Bettino Craxi ci ha insegnato.