Il
più ambizioso allargamento mai effettuato dagli albori della Comunità europea
del carbone e dell'acciaio "rappresenta per i 75 milioni di cittadini dell'Europa
centrale e orientale, tagliati fuori dall'Occidente prima dalla guerra lampo di
Hitler e poi dalla "liberazione" di Stalin, la levata effettiva della
cortina di ferro". Lo scrive il New York Times, che in un editoriale
ricorda le "formidabili sfide" della nuova comunità di 25 Paesi per
arrivare ad un'"unione di cittadini". Il giornale si sofferma sulle
norme del periodo transitorio, durante il quale i cittadini dei nuovi membri non
avranno tutte le prerogative degli altri. Infatti, dalla mezzanotte, dieci nuovi
Paesi sono entrati nell'Unione Europea: sono le due isole mediterranee di Cipro
e Malta, e otto paesi dell'ex blocco comunista, che per mezzo secolo hanno
vissuto al di là del muro che divise l'Europa: Slovenia, Ungheria, Repubblica
Ceca, Slovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia. E la città simbolo,
dove l'ultimo frammento di muro che tagliava la città è caduto stanotte, è
Gorizia. Romano Prodi, premier europeo, e Anton Rop, premier sloveno, si sono
abbracciati a mezzanotte sulla linea che non separa più Gorizia da Nova Gorica,
la città doppia divisa per cinquant'anni da un muro simile a quello che
separava Berlino, meno imponente ma ugualmente efficace. Il muro vero non c'è
più da un pezzo, almeno da quando la Slovenia si è data l'indipendenza
abbandonando la Jugoslavia al suo destino di guerre. È rimasto un pezzo,
l'ultimo, che simbolicamente ieri a mezzanotte il presidente della Commissione
europea Romano Prodi ha tolto di mezzo mentre sulla piazza Transalpina di Nova
Gorica risuonavano le note dell'Inno alla gioia di Beethoven. Una gioia
contenuta, a dire il vero, e per certi versi un po' artefatta: a uso e consumo
dei telespettatori europei, di chi non vive direttamente sulla propria pelle gli
aspetti negativi di questa apertura. Aspetti che sono surclassati da quelli
positivi, ovviamente. Ma non ora, non qui, non per chi perde il lavoro sul
confine o vede messa a rischio la propria attività economica da parte di
imprese dei nuovi Stati che godranno di vantaggi e sostegni comunitari per molti
anni a venire. Non è mancata, però, anche la nota controcorrente. Salvatore
Fernetti, istriano, esponente del Gruppo Memorandum 88 di esuli istriani,
fiumani e dalmati, ha criticato la manifestazione con urla e insulti contro la
comunità slovena e il passato delle foibe. "Contesto questi mascalzoni che
parlano di una Europa che ha tutti i diritti e invece ci condannano al genocidio",
ha gridato alla volta di Prodi.
In una dichiarazione diffusa da Dublino, il giorno della cerimonia di allargamento dell’Ue a 10 nuovi membri, Silvio Berlusconi ha affermato: «La nuova Europa che nasce oggi a Dublino non può credere di aver completato il suo cammino verso un mondo più libero e più giusto». Il premier ha quindi soggiunto: «Abbiamo di fronte a noi compiti importanti la nuova Europa deve portare a compimento il processo di riunificazione con l’adesione della Romania, della Bulgaria, degli altri Paesi dei Balcani occidentali e, in un futuro spero non lontano, anche della Turchia e della Federazione russa. Il Primo Maggio del 2004 - ha osservato Berlusconi - entrerà nei libri di storia come una tappa fondamentale di quel processo che ha avuto inizio il 9 novembre 1989, quando con la caduta del Muro di Berlino è crollata la più lunga e la più terribile dittatura che l’Europa contemporanea abbia conosciuto, la dittatura comunista».