In merito alla risposta di Fabio Porta all'intervista a Laspro, apparsa su GRTV di venerdì 25 febbraio, vorrei sapere con che faccia tosta il coordinatore dei DS in Brasile si arroga il diritto di affermare: "Abbiamo lottato tutti insieme per anni per fare cadere la ingiusta discriminazione tra italiani residenti in Italia e quelli residenti all’estero, conquistando il diritto di voto". Sappiamo tutti quale era la posizione del PCI e successivamente del PDS e DS sul diritto al voto degli italiani all'estero e quanto abbiano combattuto affinché la legge non fosse approvata. Ora fanno buon viso a cattivo gioco arrogandosi il merito di questa importante conquista. La legge sul voto ha un solo padre, Tremaglia. Le varie madri sono, chi più chi meno, delle poco di buono. Dov'era Porta durante il massacrante iter della legge? Qual'è il motivo del suo arrivo in Brasile? Che necessità c'era di creare un nuovo patronato quando quelli esistenti già svolgevano in maniera soddisfacente il loro compito, se non quella di aumentare la presenza e la struttura dei DS in questo Paese? Porta può essere considerato davvero un emigrante oppure è appena un funzionario di una "impresa" italiana che opera all'estero?