Il mai confessato desiderio Italiano di "Re" si sta avverando. Come sempre succede con i Re non è il popolo che li sceglie: i Re sono imposti (per volontà di Dio) oppure s'impongono (per volontà loro). Il popolo è solo citato per accidente, ma in realtà c'entra poco. Nei due casi il procedimento è difficilmente eludibile, specialmente se avviene in una situazione d'inespressa, ma leggibile, sinergia. Ci si chiede come farà Berlusconi a trovare il tempo per svolgere tutti gli adempimenti delle svariate responsabilità e competenze accumulate. Il problema non esiste perché facendo tutto da solo non dovrà sprecare tempo cercando di farlo fare dagli altri o cercando di mettere d'accordo gli altri fra loro e con se stesso. Ore e ore d'estenuanti e inconcludenti riunioni potranno essere dedicate, finalmente, a "fare" senza perdite di tempo e senza la fatica necessaria per superare le resistenze esplicite, implicite, dichiarate e non. L'efficienza complessiva del Governo ne sarà sensibilmente beneficiata. Il problema se sia meglio un governo "creativo", sbamblinato, ma efficiente, o un governo partecipato, serio, ma totalmente incapace di operare, per l'ubriacatura di partecipazione, resterà aperto ancora a lungo. Il rapporto sulla manovra finanziaria per evitare l'early warning (avviso preliminare) dell'Ecofin è l'attualissimo, smagliante esempio. Dopo mesi di contorcimenti fra Fini, Tremonti, Maroni e Follini in due orette di sereno e solitario (con telefono) compitare del "Capo" è bello e fatto, piace anche ai colleghi Europei: bene-bravo-sette-più. Vivremo tempi interessanti. Una caratteristica di Berlusconi, rischiosa da puntualizzare, è quella della continua plateale aggressione alla quale è soggetto da parte della stampa italiana non "omologa" (molta). Berlusconi è anomalo nel costume Italiano. Cercherò di essere il più chiaro possibile usando una dimensione generale e storica, senza rischiare troppo e lasciando all'intuito dei lettori qualche margine d'interpretazione (riempire gli spazi vuoti). L'Italia è da sempre popolata da personaggi potenti e pubblici le cui malefatte, alcune anche molto gravi, sono note e conosciute a tutti, ma mai trattate esplicitamente, ad alta voce, in pubblico: presidenti di banche, presidenti di Associazioni Industriali, presidenti di grandi corporazioni dello Stato e del Para-Stato, onorevoli deputati, ministri e presidenti della Repubblica, vescovi e papi, capitani di dinastie industriali leggendarie, cantanti, attori del cinema e del teatro, grandi avvocati, grandi architetti, grandi commercialisti, grandi cuochi, grandi pittori, grandi terzini, portieri e centrattacchi, etc. etc. Un silenzio di timore, rispetto e pudore fa dimenticare rapidamente, furti, tradimenti, piccole sopercherie, corruzione, maramalderie, brigantaggi e mostruose imprese scellerate che solo fugacemente e raramente appaiono sui "media". Solo pochi meschini sono caduti in vera disgrazia: la gran maggioranza (99% ?) dei grandi maramaldi sono sempre rimasti potenti e intatti. Talvolta più potenti e più intatti di prima. Ecco il vero "fattore B.": Berlusconi viene spalmato quotidianamente sulla stampa "non omologa" insieme alle sue malefatte vere, presunte, documentate o meno. I risultati positivi vengono confezionati con il folclore e la "macchietta": due connotazioni che il "premier" sembra coltivarsi con passione e senza sforzo. Non ricordo personaggi pubblici che, in vita, sono stati così ruvidamente e sistematicamente verificati dalla stampa e dai media italiani. Si attende in genere la morte e qualche decina d'anni per fare i bilanci più crudi. Per prudenza. Berlusconi invece viene sistematicamente amministrato in tempo reale. A mio avviso una caratteristica eccezionale, e non del tutto negativa, del personaggio.