Il
presidente della Repubblica, che ha completato ieri il primo quinquennio del suo
mandato (auguri per quella maledetta clavicola), ha deciso di conferire la
medaglia d’oro al valore civile a dieci poliziotti vittime del terrorismo. Si
tratta di un giusto riconoscimento ai singoli, ma anche di un messaggio semplice
e diretto a un paese che spesso, di fronte alle sfide della violenza politica,
pare distratto o frastornato. Carlo Azeglio Ciampi con questo gesto rivendica un
dato che dovrebbe essere ovvio: la continuità e l’unicità dello stato
democratico, che è stata però messa in dubbio dalle ambigue teorie sul doppio
stato, accusato senza prove di essere non fonte di diritto ma di trame
inconfessabili, fino alle stragi. Il fatto che tra gli insigniti della massima
onorificenza figuri il commissario Luigi Calabresi è la dimostrazione di questo
intendimento, espresso come sempre con sobrietà e senza retorica, ma con una
ferma convinzione. La convivenza democratica, il tratto distintivo della nostra
civiltà, è un bene da difendere anche a rischio del più grave sacrificio.
Ricordarlo oggi era utile, e Ciampi ha trovato il modo migliore per farlo. Dai
giorni delle uccisioni di questi eroici poliziotti sono passati tanti anni e ci
si può domandare perché il riconoscimento arrivi solo ora. Non c’è dubbio
che i presidenti precedenti avevano, nei confronti delle forze dell’ordine e
del loro impegno, un’alta considerazione. Gli ultimi due, però, sono stati
ministri degli Interni in quel periodo o in quello immediatamente successivo,
quindi responsabili della conduzione della polizia. E’ comprensibile che
abbiano avuto delle remore. Ciampi ha colmato questa lacuna, esprimendo la
riconoscenza del paese ai suoi servitori che l’hanno difeso dalla barbarie
terroristica. La sua autorità morale e l’impegno democratico gli consentono
di ripristinare il senso profondo del valore civile. Un’espressione
apparentemente burocratica che ha invece riconquistato il suo significato vero:
quello di un patriottismo sobrio, ma ferrigno.