Signor Presidente, onorevoli senatori, prima di discutere le questioni concernenti il semestre di Presidenza italiano dell'Unione europea, vi prego di consentirmi un breve preambolo sulla situazione politica del Paese. Parlamenti e Governi di coalizione vivono di voci che si intrecciano nel dibattito democratico e vivono di fatti. Le voci sono libere e soggettive, ma i fatti no. I fatti sono oggettivi e vincolati alla realtà. Occorre dunque distinguere fra il teatro e la vita reale, tra la legittima recita delle opinioni e degli umori individuali e lo stato effettivo, direi incontrovertibile, in cui si trovano le istituzioni di Governo della Repubblica. Un cittadino italiano moderatamente informato o moderatamente disinformato potrebbe oggi pensare che nel Paese sta succedendo chissà cosa, o magari che si sta inaugurando un'epoca di turbolenza paragonabile a quella della scorsa legislatura quando il Presidente del Consiglio scelto dagli elettori fu sfiduciato e sostituito dal leader di un altro partito che fu poi, anche lui, dopo poco più un anno di Governo sfiduciato dopo, ricordo, una rovinosa caduta elettorale, per poi dare in mano ad una terza personalità la guida di un lungo Esecutivo pre-elettorale e alla fine scegliere un candidato ancora diverso per la guida del Paese. Signor Presidente, signori senatori, mentre le voci si intrecciano liberamente e qualche volta a ruota libera, niente ma proprio niente suggerisce che la coalizione e il Governo che ho l'onore di presiedere si avviino sullo stesso accidentato cammino dei predecessori. Sbagliare è umano - e l'Ulivo sbagliò - ma perseverare è diabolico, e noi non sbaglieremo. Qualche volta anche noi siamo più che vivaci, qualche volta succede che personalità e partiti forti, nutriti di idee e di tradizioni diverse, tirino di fioretto, qualche volta c'è perfino qualcuno che usa scimitarre.
Ma da noi non scorre il sangue. Non ci sono veleni, non offriremo al Paese una lunga e inconcludente battaglia tra leader, bensì quello che abbiamo promesso e solo quello che abbiamo promesso. Offriremo stabilità politica, una solida azione di Governo e un'ambiziosa politica estera e realizzeremo tutte le riforme su cui ci siamo impegnati con gli elettori. In parallelo con il semestre europeo stiamo definendo l'agenda di un fattivo e produttivo semestre italiano. Vogliamo valorizzare con un nuovo slancio i grandi sforzi e le straordinarie realizzazioni di questi due anni. L'Italia non è più la malata d'Europa, possiamo dare il nostro contributo alla guida dell'Unione con titoli di autorevolezza che non sono opinioni ma fatti e cifre, dati oggettivi riconosciuti dalla Commissione esecutiva di Bruxelles e dai nostri partner e alleati. Abbiamo cominciato a ridurre la pressione fiscale ed è quello che si propongono di fare i maggiori Paesi europei nel 2004. I fatti sono incontrovertibili, le menzogne stanno a zero. Abbiamo tenuto sotto controllo la finanza pubblica meglio di chiunque altro e abbiamo così assicurato le condizioni per incidere positivamente sugli eccessi strutturali di spesa. Abbiamo costruito progetti credibili di rilancio dell'economia reale, della crescita e dell'occupazione che oggi, non a caso, ha toccato il suo record. Abbiamo avviato investimenti in grandi infrastrutture che stanno diventando un piano europeo cruciale per lo strategico allargamento ad Est dell'Unione.
Abbiamo definito nuove regole per l'immigrazione, ottenendo risultati insieme di utilità, di sicurezza e di umanità che nessuna persona seria dovrebbe sottovalutare. E mi ha fatto piacere, lo dico con un filo di sottile ironia, che il segretario del maggior partito di opposizione abbia sposato la linea esposta alla Camera dal Ministro dell'interno, compresa la sua recisa affermazione in favore della legge Bossi-Fini; una legge che ha funzionato come ha detto chiaramente l'onorevole Pisanu. Dico dunque grazie all'onorevole Fassino e speriamo che l'opposizione voglia considerare con altrettanto entusiasmo il piano Tremonti per le grandi opere europee, i progetti in fase attuativa del ministro Lunardi la cartolarizzazione e lo scudo fiscale che altri Paesi ci invidiano e ci copiano come strumenti innovativi di finanza pubblica. Capisco che all'opposizione spiaccia l'enumerazione di quanto questo Governo e questa maggioranza hanno fatto, ma lo ripeto ancora una volta: i fatti sono lì, incontrovertibili. Ricordo la modernizzazione, la riforma della scuola e della ricerca, la prima organica riforma dopo tanti anni del mercato del lavoro, la riforma del diritto societario, e tante buone cose già realizzate e in corso di realizzazione.
Signor Presidente, onorevoli senatori, non faccio del trionfalismo. Non è finito, ce n'è ancora.. Sorrido perché, scrivendo queste parole ho naturalmente immaginato, e segnato con un punto a lato, l'espressione di gaudio che sarebbe venuta dai banchi dell'opposizione.. Mi sono limitato a distinguere, come ho già detto, tra le liturgie della politica di Palazzo e la politica - siamo seri - dei fatti e del fare. Se abbiamo realizzato molto in una situazione difficile, contro corrente, resa cupa dal terrorismo internazionale e dai venti freddi che hanno soffiato sull’economia e sui mercati finanziari, sui consumi e sulla fiducia della gente nel futuro, non sarà difficile adesso riprendere quello che ho definito un nuovo slancio ed accelerare la macchina del Governo per procedere nell’attuazione del programma che può essere certamente anticipato in alcuni punti ma che per noi non è una variante qualsiasi di una stagione politica. Il nostro programma, quando si parla di sicurezza o di una vera ed efficace devoluzione, quando si parla della pressione fiscale o della solidarietà sociale, non è solo un tradizionale compromesso tra i partiti; è qualcosa di più e di diverso; è una patto di ferro impegnativo, vincolante per tutti, stretto con gli elettori nel momento in cui toccava a loro di decidere e firmato alla luce del sole dal candidato alla guida dell’esecutivo.
Nei prossimi centottanta giorni dovremo affrontare un calendario impegnativo sul fronte della politica estera ed europea, come dirò più diffusamente tra poco, e verremo tutti giudicati dal modo in cui l’Italia intera, intesa come un Paese ed un sistema unito, al di là delle fisiologiche divisione di ogni democrazia, saprà esercitare il suo ruolo di coordinamento e di guida in uno dei passaggi politici e costituzionali di maggior peso della recente storia europea. Alle opposizioni il Governo non chiede una tregua; chiede solo di valutare gli atti più impegnativi, senza pregiudizio, alternando la critica e la proposta, realizzando quando sia possibile un livello minimo di intesa nazionale o di fair play, sulle questioni cruciali che interessano tutto il Paese e il suo rapporto con i partner europei. Alla maggioranza il Presidente del Consiglio chiede uno sforzo straordinario, di visibile coesione, possibile soltanto in un contesto di maggiore collegialità nelle decisioni importanti. Occorre che le legittime differenze vengano considerate come uno stimolo a rendere più ricca e forte l’azione generale del Governo.
Senza il contributo istituzionale delle componenti cattolico–liberale, laico–riformista della maggioranza, senza lo spirito repubblicano nazionale della destra democratica ed europea, senza le idee e la volontà riformatrice della Lega Nord, la coalizione sarebbe immensamente più povera. La sintesi è insieme un compito di tutti che riguarda tutti. La sintesi al tempo stesso è una prerogativa di chi è alla guida del Governo visto che lo stimolo ad un coordinamento incisivo è parte del Presidente del Consiglio e della Presidenza del Consiglio. È una responsabilità quindi che mi compete e che continuerò ad esercitare, sicuro della collaborazione leale e determinata di tutti i ministri del mio Governo. Sarà così anche per ricondurre ad una vera ed efficace collaborazione europea la questione dell’immigrazione; un tema su cui si misurano la saggezza e la lungimiranza di una classe dirigente che sa interpretare il bisogno di serenità e di sicurezza dei suoi cittadini e quel senso di umanità, quella visione fiduciosa e non timorosa del futuro che agli italiani non ha mai fatto difetto.
Con questa stessa responsabilità affronterò in parallelo con l’inizio della Presidenza europea anche l’elaborazione del Documento di programmazione economico–finanziaria, strettamente intrecciata ai progetti ai quali lavoriamo con il vice presidente Fini e con il ministro dell’economia, Tremonti, in dialogo con i Ministri interessati. Abbiamo avuto per due anni un Governo stabile e una rotta sicura nella tempesta internazionale. Avremo un Governo stabile e fattivo ora che qualche segnale di ripresa ci consente di sperare in un miglioramento sensibile e di operare con cautela ma anche con coraggio per accelerare e completare un forte programma di riforme. Signor Presidente, onorevoli senatori, all'indomani del Consiglio europeo di Salonicco e qualche giorno prima del formale avvio del nostro semestre di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, ritengo doveroso illustrare personalmente al Parlamento le linee guida dell'azione di Governo in questa fase cruciale del processo di integrazione dell'Europa. Il Ministro degli esteri vi ha periodicamente informato sulla preparazione del semestre di Presidenza. Mi limiterò in questa sede a ricordare i princìpi che ispireranno la nostra azione, premettendo che manterremo durante questi mesi uno stretto coordinamento con le istituzioni comunitarie e con gli Stati membri, informando altresì in modo puntuale questo Parlamento sugli sviluppi che interverranno.
Il negoziato per la trasformazione in senso costituzionale degli attuali trattati rappresenta senza dubbio il principale impegno a cui dovremo dedicarci. La Convenzione presieduta dal presidente Giscard D'Estaing è pervenuta all'elaborazione di un progetto di trattato costituzionale che il Consiglio europeo di Salonicco ha assunto come base per l'avvio dei negoziati della Conferenza intergovernativa che toccherà al nostro Paese convocare, aprire ed auspicabilmente chiudere almeno sui punti maggiormente controversi. Desidero a questo proposito rendere omaggio al contributo fornito nei rispettivi ruoli dal vice presidente Fini, dal presidente Amato e dai rappresentanti italiani del Parlamento nazionale ed europeo ai lavori della Convenzione. In poco più di un anno la Convenzione ha saputo individuare soluzioni ambiziose e realistiche su punti di grande rilevanza per l'avvenire dell'Unione. Siamo naturalmente consapevoli che esistono aree ancora controverse e problematiche, soprattutto in materia di struttura istituzionale, di equilibrio tra Paesi di diverso peso demografico e di estensione della maggioranza qualificata. Ma tali difficoltà non ci scoraggiano dal perseguire il traguardo di una Conferenza intergovernativa di alto profilo e di elevati obiettivi. Contiamo di aprire tale Conferenza nel corso del mese di ottobre, con la speranza di pervenire alla conclusione dei lavori entro la fine dell'anno così da firmare a Roma, dove cinquant'anni fa nacque l'Europa, il secondo Trattato di Roma e credo che questo sia un successo di tutti noi. La firma potrà avvenire nell'arco temporale compreso tra il 1° maggio 2004 e la data di svolgimento delle prossime elezioni del Parlamento europeo, che si terranno nel mese di giugno. A favore di tale calendario militano due precise esigenze: quella di non disperdere il prezioso patrimonio costituente elaborato dalla Convenzione e quella di presentare ai cittadini degli Stati membri un disegno preciso sulla struttura costituzionale della futura Unione, anteriormente alle elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno.
In tale quadro contiamo sul sostegno del nostro Parlamento, che ha già avuto modo di esprimersi con varie risoluzioni, riaffermando tra l'altro il ruolo che l'Italia deve svolgere nelle prossime decisive tappe del processo di integrazione, così come contiamo sul sostegno di tutte le principali forze politiche, economiche, culturali e sociali del nostro Paese, le cui credenziali europeiste sono riconosciute ed apprezzate nel resto d'Europa. Se la riforma costituzionale è certamente prioritaria per il prossimo semestre, la Presidenza italiana intende anche operare concretamente per un rilancio dell'Unione europea come fattore di crescita e di prosperità. Si tratta di una preoccupazione cruciale per le opinioni pubbliche di tutti gli Stati membri. In questo ambito muoviamo da basi solide: la moneta unica, che rappresenta un elemento di stabilità, e la strategia di Lisbona, che ha individuato un percorso consensuale per il rafforzamento dell'economia europea. Concentreremo la nostra attività in primo luogo su una strategia mirata a rilanciare l'economia europea. Tre punti sono cruciali per la competitività del nostro continente. Il primo è il rilancio della politica delle grandi reti infrastrutturali transeuropee. Nell'Unione ampliata, l'effettivo funzionamento del mercato interno richiederà un'accresciuta mobilità di merci e servizi. Riteniamo quindi che vadano poste allo studio formule innovative per finanziare l'ammodernamento e la creazione di tali reti, con particolare riferimento al settore dei trasporti. Sulla base delle conclusioni di Salonicco, il ministro Tremonti avvierà, d'intesa con la Commissione, specifiche iniziative al riguardo.
Altrettanto importante sarà l'approfondimento di una riflessione sulla sostenibilità dei regimi pensionistici e previdenziali europei. Su questo problema, che in forme e modalità diverse interessa tutti i Paesi dell'Unione, sta maturando in Europa la consapevolezza della necessità di misure di riforma in grado di conciliare la solidarietà fra le generazioni con l'adattamento dei regimi esistenti alla realtà di un progressivo, generale invecchiamento delle nostre società. Anche su questo tema si misurerà la capacità europea di competere con le altre aree economiche mondiali. Infine, come terzo punto, la modernizzazione dei mercati del lavoro e la promozione della imprenditorialità, da attuarsi attraverso il dialogo tra le parti sociali. Anche in questo campo, un approccio coordinato tra i vari membri dell'Unione potrà massimizzare le opportunità offerte dal grande mercato comune.
Signor Presidente, onorevoli senatori, la responsabilità dell'Europa come fattore di stabilità internazionale comincia alle sue immediate frontiere e dipende dalla sua capacità di rivelarsi disponibile a forme sempre più avanzate di cooperazione con i Paesi vicini. In tale direzione, cercheremo di assicurare la piena partecipazione dei dieci nuovi Stati membri ai lavori del Consiglio, facilitandone l'integrazione nelle istituzioni e nei meccanismi dell'Unione. Cercheremo di definire entro il nostro semestre una tabella di marcia per Romania e Bulgaria, che apra le porte alla loro adesione entro il 2007. Continueremo la strategia di preadesione nei confronti della Turchia, alle condizioni definite dal Consiglio europeo di Copenaghen dello scorso dicembre. Bisognerà incoraggiare Ankara affinché prosegua lungo il percorso, già intrapreso con determinazione, delle riforme necessarie per adeguare il Paese agli standard europei. La decisione sulla data di avvio dei negoziati di adesione sarà presa alla fine del prossimo anno e in tale prospettiva ci sembra opportuno che l'Unione sostenga attivamente il processo avviato dal Governo turco.
Continueremo infine a ribadire la prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali, come riaffermato dal recente Vertice di Salonicco. Finora la strategia dell'Unione nei confronti dell'area ha fatto soprattutto leva sullo strumento degli accordi di associazione e stabilizzazione. Riteniamo che questa strategia possa essere oggi completata ed integrata con nuovi strumenti, destinati a rafforzare il rapporto dell'Unione con i Paesi della regione e soprattutto a dare una prospettiva più concreta alla direzione di marcia di questo processo. Siamo consapevoli che tale percorso sarà lungo e certo non privo di difficoltà. Sappiamo che il cammino che questi Stati devono compiere per adeguare le loro strutture istituzionali e i loro sistemi economici agli standard europei è complesso. Sappiamo infine che in alcuni di questi Paesi la tenuta degli accordi costituzionali sulla forma dello Stato è oggetto di dibattito aperto. Ma, proprio perché siamo consapevoli della fragilità delle dinamiche positive avviate nell'area, siamo anche convinti che l'Unione debba fornire a questi Paesi una chiara e sicura prospettiva europea, l'unica prospettiva (come ha dimostrato l'esperienza recente dei Paesi dell'Europa centro-orientale) in grado di fornire un incentivo efficace a quei Governi che sono effettivamente intenzionati a procedere senza indugi e ripensamenti sulla strada delle riforme e della modernizzazione.
Consideriamo importante anche attribuire rilievo al progetto della cosiddetta wider Europe, una più vasta Europa. Cercheremo quindi di intensificare i rapporti con la Federazione russa, con l'Ucraina, con la Bielorussia, con la Moldavia, tenendo conto della forte vocazione europea di questi Paesi. Cercheremo di intensificare in special modo il rapporto con Mosca attraverso un dialogo sempre più stretto e attraverso misure concrete che diano il segno tangibile dell’appartenenza russa al tessuto politico, economico e culturale dell’Europa. Consideriamo anche importante per la stabilità e la sicurezza delle nostre frontiere il dialogo euromediterraneo, a cui dedicheremo diverse iniziative, nel settore economico, culturale e sociale. Cercheremo in particolare di dare vita ad una fondazione culturale per il dialogo tra le culture e le civiltà ed opereremo per trasformare la facility finanziaria attualmente operante nell’ambito della Banca europea d’investimenti in un organismo autonomo, e cioè in una vera e propria Banca mediterranea.
Signor Presidente, onorevoli senatori, il ripristino di condizioni di sicurezza internazionale costituisce oggi un compito primario ed irrinunciabile per i Paesi che condividono un sistema di valori universali basati sulla libertà, sulla democrazia, sulla promozione della pace. È questo il principale terreno su cui oggi vanno rilanciate le prospettive del rapporto transatlantico e della partnership tra Europa e Stati Uniti. Il Governo italiano è convinto che non vi siano contraddizioni tra un forte impegno europeo ed una altrettanto forte solidarietà atlantica. In questo spirito, l’Italia intende adoperarsi per restituire al rapporto tra l’Unione e gli Stati Uniti d’America quello spessore e quel dinamismo che sono anche condizione essenziale per un maggiore protagonismo dell’Europa sulla scena internazionale.
Ed è in particolare nella lotta contro il terrorismo e contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, nell’azione per il sostegno e la promozione della democrazia, nel rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che dovremo sperimentare la nostra capacità di costruire un solido rapporto di collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico. Pensiamo, ad esempio ed in concreto, alla ricostituzione di un tessuto democratico e civile in Iraq e al rilancio del processo di pace in Medio Oriente. Riguardo al Medio Oriente, il nuovo impegno dell’Amministrazione americana, quello personale del presidente Bush e le aperture che ho potuto personalmente registrare del primo ministro israeliano Sharon e del primo ministro palestinese Abu Mazen, che verrà a fare la sua prima visita fuori della Palestina in Italia dal 15 al 25 del mese prossimo, offrono una concreta opportunità di far avanzare il processo di pace, malgrado le resistenze di quanti ancora vi si oppongono, ricorrendo con cinismo e con ferocia allo strumento del terrorismo e degli attentati. Siamo consapevoli che la situazione nell’area è fragile e complessa. Dovremo quindi insistere affinché il cosiddetto "quartetto" (gli Stati Uniti, le Nazioni Unite, la Federazione russa e l’Unione Europea) continui a sostenere la road map, indicando tempi e modalità per l’avvio di una conferenza internazionale di pace che ci siamo dichiarati disposti ad ospitare in Italia. Nel contempo, l’iniziativa da noi lanciata in ambito G8 e che andrà approfondita anche dall’Unione per un piano di ricostruzione in favore dell’economia palestinese (che è stato definito come nuovo piano Marshall) potrà costituirsi come un elemento di sostegno concreto ed efficace nei negoziati fra le parti.
Per ragioni di sintesi non ho elencato tutti i compiti che competono all’Unione sulla scena mondiale, rispetto ai quali la nostra Presidenza sarà chiamata ad operare. Voglio comunque assicurare che faremo quanto è nelle nostre possibilità per intensificare i rapporti già esistenti con tutte le aree geografiche, con le organizzazioni regionali e soprattutto con il sistema delle Nazioni Unite per affrontare insieme le grandi tematiche transnazionali, quali la lotta alla povertà e alle malattie, la difesa dell’ambiente, la prevenzione dei conflitti, l’equilibrato sviluppo del commercio internazionale come fonte di maggiore benessere, che sarà l’oggetto della Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio che si terrà a settembre a Cancun. Signor Presidente, onorevoli senatori, i cittadini europei chiedono istituzioni democratiche trasparenti; chiedono un’economia prospera, una società aperta, un mondo giusto e sicuro, ma chiedono anche uno spazio di libertà e di sicurezza; chiedono che siano migliorate le capacità europee di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, all’immigrazione clandestina ed ai molteplici traffici illegali ad essa connessi. Anche in questo caso il Consiglio europeo di Salonicco ha individuato importanti e concrete iniziative sostenute da adeguate risorse finanziarie, tra cui la realizzazione di una politica comune dei rimpatri che sta particolarmente a cuore al nostro Paese, giacché noi sopportiamo un alto onere per il rimpatrio di immigrati clandestini diretti verso altri paesi europei.
Il Vertice di Salonicco ha in questo senso dato ulteriore impulso ad una gestione integrata delle frontiere esterne, con suddivisione dei relativi oneri. Si è esaminata la proposta di istituire una struttura operativa comune che potrebbe assumere, in avvenire, la forma di una vera e propria Agenzia per le frontiere e si stanno affinando gli strumenti per migliorare la collaborazione operativa, inclusa la creazione di centri per il controllo delle frontiere marittime, terrestri ed aeree.In questo contesto, dedicheremo particolare attenzione all’immigrazione via mare su cui attendiamo, per le prossime settimane, uno studio dalla Commissione europea avviato su nostra richiesta.Ribadiremo, infine, l’esigenza della piena integrazione del tema dell’immigrazione clandestina nelle relazioni dell’Unione con i paesi di origine e di transito dei flussi migratori. Va perciò confermato l’orientamento ad introdurre la lotta all’immigrazione clandestina e il controllo delle frontiere nei programmi di cooperazione con i Paesi terzi, a partire da quelli mediterranei e balcanici.
Vorrei ricordare a questo proposito che, su piano nazionale, abbiamo avviato -in coerenza con questo approccio - efficaci forme di collaborazione con alcuni dei nostri vicini dell’Adriatico e del Mediterraneo, collaborazioni che hanno già prodotto eccellenti risultati. Ricordo che è praticamente scesa a zero l’iniziativa degli scafisti per quanto riguarda i clandestini provenienti dalle coste della Slovenia e dell’Albania e che anche per il Mediterraneo stiamo operando attivamente con la Tunisia e la Libia; quest’ultima, anche per intervento personale del Presidente del Consiglio, ha smantellato recentemente un campo profughi e stiamo preparando la firma congiunta di un accordo che ci consentirà di avere soldati italiani che controlleranno l’attività nei porti libici, l’attività sulle frontiere e consentiranno alle nostre navi di navigare nelle acque territoriali della Libia. Signor Presidente, onorevoli senatori, dalle considerazioni che ho svolto emerge chiaramente la delicatezza e la complessità delle sfide con cui si deve confrontare l’Unione Europea ed alla cui soluzione la nostra Presidenza cercherà di contribuire, compatibilmente con il limitato tempo a disposizione, mettendo a frutto il riconquistato prestigio internazionale, nel fermo e pieno convincimento che la sicurezza e la prosperità del nostro avvenire dipenderanno sempre più dal processo di integrazione europea che ci ha già garantito, per mezzo secolo fino ad oggi, pace, democrazia, libertà e benessere. Vi ringrazio.