Il Papa a Lourdes

Pubblichiamo questa lettera inviata al direttore del giornale Il Foglio, Giuliano Ferrara

Il Papa a LourdesAl direttore - “Ho raggiunto la meta del mio pellegrinaggio”: questa la frase di Giovanni Paolo II al suo arrivo al santuario di Lourdes. Frase che non poteva non prestarsi a interpretazioni “estreme”, come se il Papa stanco e malato avesse voluto testimoniare la consapevolezza di essere ormai giunto al termine della sua vita terrena. A cosa si riferiva il Papa? Forse non c’è bisogno di cimentarsi in troppi esercizi di ermeneutica. Oltretutto, per chi ha fede, la morte non è mai l’ultima parola sulla vita. E’ pur vero, però, che si riesce a fatica a immaginare il futuro della chiesa senza, o dopo, questo pontefice. Soprattutto per un motivo: Giovanni Paolo II ha incarnato come pochi, certo non per sua volontà, l’essere del cristiano come “segno di contraddizione”. Ne è prova, da un lato, l’impronta del suo stesso pontificato e, dall’altro, il modo con cui sta vivendo quest’ultimo scorcio della sua vita segnato dalla malattia e dalla sofferenza. Perché in lui hanno convissuto, in una mirabile sintesi dialettica, i due poli che a torto sono considerati antitetici: modernità e tradizione. In questo Giovanni Paolo II ha saputo cogliere lo spirito migliore e più genuino del Vaticano II, quella linea del rinnovamento nella tradizione che è stata la vera cifra del suo pontificato. Non, quindi, rinnovamento vs tradizione, bensì la capacità di essere moderni e fedeli al proprio passato allo stesso tempo. Per questo Giovanni Paolo II è un’icona vivente del suo tempo, pur in mezzo a critiche e opposizioni dentro e fuori la chiesa. Debole e forte, materno e autorevole, aperto al dialogo e fermo sui principi, capo della chiesa e compagno di viaggio degli ultimi della terra. Tutto questo è stato, ed è, il papa polacco: un “segno di contraddizione” che non cessa di stupire. E di commuovere. Luca Del Pozzo, Roma

Risposta del Direttore Giusto. Ma la forza dei papi, in particolare di questo che è grande, magno, sta nella certezza istituzionale, metastorica per i fedeli, storica per i laici, che il papato è sempre più grande di loro.