Il nuovo Ulivo una scommessa rischiosa per il paese

Francesca Pietroniro (4/3/2004)

La convention svoltasi al Palalottomatica per la presentazione di una lista unica da parte di quattro partiti dell’opposizione voleva essere, nelle intenzioni dei protagonisti, il rilancio della candidatura di Romano Prodi alla guida del Paese.

In realta’ non ci sembra eccellente l’idea di riproporre una candidatura che si e’ gia’ rivelata un fallimento per l’Italia. Senza contare che non si capisce perche’ un rassemblement di vecchie idee, vecchi nomi, senza alcun progetto e con un potenziale di consensi intorno al 30% possa pensare di riuscire a governare e di essere vincente, quando Forza Italia queste percentuali le ha raggiunte da sola!

Ma non sono dubbi, questi, espressi da qualche esponente della Casa della Liberta’, a menoche’ di non voler attribuire a due autorevoli politologi, quali Gianfranco Pasquino e Piero Ignazi, appartenenze o almeno simpatie per la maggioranza. Ebbene in due diversi articoli, pubblicati sul Sole 24Ore, i due eccellenti professori dicevano, il primo, che “ la scommessa dei sostenitori di Prodi appare piu’ ricca di rischi che di opportunita’” e, il secondo, che il nuovo Ulivo non ha inviato messaggi unificanti e solo “ nel Paese di Biancaneve e i sette nani ci si potrebbe illudere che i contrasti all’interno, e tra, le due componenti maggiori della lista unitaria siano superati”, citando ad esempio “le divergenze in tema di laicita’, di politiche ( e referenti) sociali” e di politica estera, aggiungeremmo noi.

Andando invece ad analizzare gli anni in cui alla guida del Governo si sono alternati Prodi e D’Alema, e cioe’ dal 1996 al 2000, vediamo che la ricchezza del Paese e’ cresciuta la meta’ rispetto agli altri Partners europei mentre ha riportato un tasso di inflazione quasi doppio. Si e’, cioe’, vissuta una grave crisi di competitivita’ e non si e’ riusciti ad agganciare la crescita che ha investito oltre agli Stati Uniti quasi tutti gli altri Paesi della UE. In particolare vorrei ricordare che nel 1999 a Cernobbio l’Avv. Agnelli denuncio’ un vero e proprio allarme per la competitivita’ dell’Italia, come sottolineai in una newsletter del Dipartimento Industria di Forza Italia, di cui allora mi occupavo. Riportando, in risposta ai Ministri economici del Governo D’Alema che imputavano, non alla loro politica, ma al sistema industriale di non essere capace di fare innovazione e di aver trasferito all’estero parte della propria produzione la causa della mancata crescita del Pil, sia le parole dell’Avvocato che indico’ come negli ultimi cinque anni il “made in Italy” avesse ceduto a favore dei concorrenti il 9% del vantaggio accumulato negli anni precedenti, grazie anche alla svalutazione della lira del 1992, sia la graduatoria di competitivita’ dell’IMD.

E proprio l’IMD, un istituto svizzero che ogni anno compila una graduatoria di competitivita’ di 47 Paesi in base a 287 indicatori, ci rivelava che la causa di questa grave perdita di competitivita’ era da imputare, non al sistema imprenditoriale, ma ai Governi dell’epoca, Prodi e D’Alema appunto, quando ci diceva che l’indicatore “governo” che comprende debito, spesa pubblica, fiscalita’, efficienza statale, giustizia e sicurezza poneva l’Italia al 45simo posto sui 47 esaminati. Il Governo attuale, invece, pur in presenza di una congiuntura economica estremamente negativa e zavorrato da eredita’ precedenti, puo’ vantare risultati importanti sia in termini di riforme attuate, che di riduzione delle imposte dirette, come risulta dall’analisi di una variabile estremamente importante quale il “reddito disponibile delle famiglie”, rilevato dal Sistan, il Sistema statistico nazionale. In base ai dati del Sistan, come fa notare Fiorella Padoa Schioppa, si puo’ supporre che “il tasso di incremento nominale, del reddito disponibile delle famiglie, si aggiri nel 2003 sul 4%, quello reale, deflazionato, tenendo conto dell’evoluzione dei prezzi al consumo, sull’1,3%”. Risultato tutt’altro che trascurabile ottenuto soprattutto “con un elevamento delle prestazioni sociali e dei redditi da lavoro dipendente causato da positivi innalzamenti dei livelli occupazionali e retributivi ”. E’ necessario dunque continuare a sostenere e a dar fiducia al Governo Berlusconi e a spronarlo a continuare sulla strada delle riforme, nella certezza che, non appena la congiuntura migliorera’, potremo avere risultati ancora migliori di quelli a cui abbiamo assistito in questi due primi difficili anni di legislatura e che nessun Ulivo vecchio o nuovo che sia potra’ fare nulla di meglio.