Quest’anno,
la Festa della Repubblica del 2 giugno è scattata in anticipo a Rio de Janeiro
essendo stata realizzata domenica 29 di maggio, con la presentazione, per la
prima volta, di una serie di stand offrendo il meglio della collettività
italiana di Rio, dalla cultura alla gastronomia. A dare lustro all’avvenimento
la presenza del Ministro degli Italiani nel Mondo, onorevole Mirko Tremaglia. Al
suo arrivo Tremaglia ha trovato numerosi italo-brasiliani che lo hanno
lungamente applaudito non appena è sceso dalla macchina e ha percorso alcune
decine di metri stringendo le mani ai connazionali che gli si sono stretti
attorno. È quindi entrato nella Casa d’Italia dove era stata organizzata la
cerimonia commemorativa. Dopo l’esecuzione degli inni nazionali, da parte di un
coro, ha preso la parola il Console Generale Bellelli che ha voluto ringraziare
il Ministro per aver accettato l’invito, incontrando in tal modo la comunità
italiana della ciroscrizione di Rio de Janeiro. L’ambasciatore Valensise, da
parte sua, ha ricordato il ruolo determinante del ministro Tremaglia all’acquisizione
del diritto di voto, ma anche il valore simbolico della sua visita in funzione
di un rinnovato spirito di collaborazione, anche a livello politico, tra l’Italia
ed il Brasile, che si consoliderà con la visita del vice presidente del
Consiglio e ministro per gli affari esteri, Gianfranco Fini, la cui venuta è
prevista per il mese di luglio. Ha quindi ricordato il forte interesse
manifestato ultimamente dalle aziende italiane a intrattenere rapporti di affari
con le imprese brasiliane, iniziative incoraggiate dal governo italiano. Per
finire ha letto il messaggio che il Presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi,
ha inviato alla comunità in occasione della visita del ministro Tremaglia (vedi
aise del 30 maggio h.10.54). Ha, quindi, preso la parola il Ministro Tremaglia
che, dopo aver fatto gli elogi per l’opera e per l’impegno dell’ambasciatore
Valensise, ha detto che il suo discorso più che ai presenti era rivolto agli
italiani che vivono sul territorio nazionale, affinchè “imparino ad amare e
rispettare il nostro paese così come lo amano e rispettano coloro che lo hanno
dovuto lasciare”. Il Ministro ha, così, ricordato il vademecum dell’emigrante
bergamasco dell’inizio del secolo scorso, che invitava i nostri fratelli a non
maledire l’Italia che li costringeva a cercare la sopravvivenza all’estero, ma
ad amarla e benedirla, così come si ama e si benedisce una mamma povera che, per
la sopravvivenza, è costretta a staccarsi dai figli. Si è quindi scagliato
contro coloro che, in Italia, ignorano il sacrificio e le sofferenze dei milioni
di italiani della nostra diaspora, delle loro umiliazioni, del sangue versato ed
ha poi ricordato che il suo primo atto da ministro è stato quello di visitare
Marcinelle e sforzarsi affinchè il giorno 8 di agosto fosse riconosciuto come
data dedicata al sacrificio dei lavoratori italiani nel mondo. Naturalmente, non
poteva non ricordare il suo personale sforzo per la concessione del voto agli
italiani che vivono all’estero. La battaglia era stata iniziata nel 1956 dall’onorevole
Ferretti e quindi da lui ripresa, con tutte le frustrazioni dei continui rifiuti
da parte del parlamento di pronunciarsi in questo senso. Si è dovuto modificare
due volte la Costituzione per potere avere, finalmente, nel dicembre del 2001
con il governo Berlusconi, l’approvazione definitiva della legge. Non sono
mancati i momenti emozionanti quando il ministro ha ricordato il figlio,
prematuramente scomparso e suo consigliere indispensabile. Il discorso di
Tremaglia è stato varie volte interrotto dagli applausi del numeroso pubblico
che affollava la sala. L’incontro è, infine, terminato con la consegna di un
diploma ad alcuni noti ristoratori italiani di Rio de Janeiro.
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