Il Candidato Governatore della Lombardia Riccardo Sarfatti

Lorenzo Matteoli  - Milano 21 Marzo 2005

L’episodio delle firme dei DS per presentare Alleanza Sociale (estrema destra neofascista guidata da Alessandra Mussolini nipote di Benito) alle elezioni nella Regione Lazio ha suscitato scalpore e disappunto nelle linee “sane” dei DS (Democratici di sinistra). Due sentenze del TAR Lazio escludono la Lista di AS dalla partecipazione alle elezioni. La sghemba successiva decisione della V Sezione del Consiglio di Stato di riammettere la lista non perché ha accertato l’autenticità delle firme, ma perché ha stabilito che la falsità delle medesime “non è stata accertata nei modi previsti dalla legge”. Ovvero le firme sono false, ma non conta. I pragmatici e spregiudicati diessini laziali si vantano pubblicamente di avere aiutato la Mussolini a raccogliere le firme e valutano l’episodio goliardicamente in termini puramente opportunistici: la Mussolini porta via voti alla coalizione di centro destra (Berlusconi e Fini) quindi se ne favoriamo la partecipazione alla tornata elettorale facciamo diminuire le probabilità di Storace (attuale Governatore della Regione Lazio per Alleanza Nazionale) di vedere eletto il suo candidato. Tutto serve, i fascisti picchiatori di Alessandra ci sono comunque, tanto vale utilizzarli per la nostra giusta causa: battere Berlusconi. L’etica è roba obsoleta mi spiega un amico “prodiano” a metà fra l’ironia e lo sfottò. Il dibattito è caldo nei quadri dell’Unione e l’Unità si schiera con i puri con un articolo a firma Flores d’Arcais (Mussolini 2, Ombre Nere) che condanna lo scandaloso opportunismo dei “compagni”. La sera dello stesso giorno vado ad un incontro con il candidato dell’Unione per il posto di Governatore della Lombardia architetto Riccardo Sarfatti che si candida contro Formigoni: sostenuto da Prodi, da Fassino e da tutta la linea Unionista. (Di Pietro, Mastella, Bertinotti, Cossutta, Pensionati etc. ) Sarfatti viene presentato come “uomo nuovo alla politica”, imprenditore, mai compromesso con partiti, saggio, moderato, capace, obbiettivo, vicino alla gente, etc. etc. Fa un discorso nel quale spiega le ragioni della sua candidatura: motivo essenziale e di fondo “sbattere fuori questi qua”. Dal governo della Lombardia e dal governo del Paese. Applausi dalla audience di un centinaio di intellettuali, professionisti, professori universitari, molti avvocati e relative signore, alcuni “grandi vecchi” della storia del PCI e dei DS a Milano. Il top della “cashmere and pashmina left” milanese. Non mi piace come apertura: “sbattere fuori questi qua” per me ha un suono un pò arrogante. In fondo stai cercando di prendere i voti di quelli che “questi qua” li hanno eletti l’ultima volta. In genere non conviene disprezzare o sottovalutare i propri avversari: vincere gente da poco non è un gran vanto ed essere vinti da gente da poco è umiliante. Seconda linea portante della candidatura: riportare l’etica nella politica. Basta con l’assalto alla diligenza dei berlusconiani e le clientele dei formigoniani. Applausi del pubblico. Mi domando cosa ne pensa Sarfatti delle firme diessine a favore di Alessandra Mussolini nel Lazio, ma me la tengo per me. Ci si aspetta un motivo di contenuti, programmi progetti: si trova tutto sul sito www. sarfattipresidente.it E lo vado a leggere attentamente. Molti obbiettivi abbastanza generici, tutti condivisibili da qualunque genere di coalizione, poche indicazioni strumentali: il luogo dove in genere finiscono gli accordi di coalizioni troppo ampie per trovare un vero collante strategico e tattico. Sapore di demagogia inevitabile in ogni programma elettorale. Il candidato ripete i concetti base: ambiente, sanità, traffico, partecipazione, trasparenza, competitivtà delle imprese lombarde, sfruttare la capacità imprenditoriale per aggredire i mercati mondiali con la “qualità”. Qualche vaghezza su come risolvere i problemi della congestione da traffico e dell’inquinamento: una citazione che fa sospettare gravi lacune conoscitive è quella dell’auto alternativa. Niente benzina sancisce il candidato: è possibile afferma. Vorrei sapere come, ma non chiedo per timore di sentirmi dare la trita risposta sull’idrogeno. Una classica idea di chi non sa veramente come stanno le cose: una macchina che va a idrogeno in realtà consuma tre o quattro volte la quantità di combustibili fossili di una macchina che va a benzina o gasolio e questo perché l’idrogeno si produce bruciando fossili per produrre energia elettrica per sostenere la scissione elettrolitica dell’acqua, oppure mediante una conversione che costituisce un sottoprocesso della raffinazione del metano. Con rendimenti di sistema e inquinamenti che alla fine sono molto più gravi della combustione diretta nei motori a scoppio di gasolio e benzina. Se si pensa all’idrogeno prodotto mediante energia solare i tempi sono trisecolari e l’investimento in tecnologie e infrastrutture di qualche migliaio di migliaia di milioni di miliardi di Euro. Circa. Chi ne vuole sapere di più può partire da: http://yossariandude.altervista.org/idrogeno.htm Non è il caso di fare domande così specifiche, penso, a uno che chiaramente non ha la competenza per rispondere e che quindi si rifugerebbe in citazioni improbabili. Si rischia uno stupido battibecco e non posso provocare l’audience rigorosamente allineata e irritare il cortesissimo padrone di casa. Alla fine il Candidato comunica che secondo un “poll” recentissimo risulta Formigoni al di sotto del 50% e l’Unione al di sopra del 40%: ci sono concrete speranze di vincere, dice. Applausi di felicità. Dopo il breve indirizzo il pubblico finisce con entusisamo gli splendidi piatti di raffinati bocconcini e l’abbondante corredo di ottimo vino. Decido di sentire il Candidato da vicino con una domanda che mi era rimasta di traverso e gli dico che forse un cenno al problema del giorno (le firme diessine per Alessandra Mussolini) per uno che vuole riportare l’etica nella politica sarebbe stato opportuno se non necessario. Il Candidato si irrita molto e dice che non intende assolutamente entrare nel merito di una questione che “è stata montata dalle balle dei giornali di Berlusconi”. Capisco l’irritazione, ma resto interdetto dalla intransigenza della risposta. Evito di ribattere per rispetto al cortese padrone di casa e al suo ospite. E’ anche inutile aprire un dibattito con chi nega l’evidenza e non ha l’autonomia intellettuale per esprimere una opinione critica: sarebbe solo un imbarazzante battibecco. Non sapevo che l’Unità di Furio Colombo e Padellaro fosse un giornale di Berlusconi e che Flores D’Arcais si fosse preso una cantonata su una questione montata dalle balle dei giornali di Berlusconi. Mi sembrava che gli stessi diessini laziali avessero confermato la cosa addirittura vantandosene. Il Candidato Riccardo Sarfatti ha i numeri per vincere nell’agone politico italiano: evade le domande scomode, nega i fatti, tronca con intransigenza il dialogo “scomodo” evocando “le balle dei giornali di Berlusconi”, il tutto confezionato in una blanda minestra di idee e promesse sulle quali nessuno potrebbe dissentire. More of the same in altre parole. Chiunque vinca in Lombardia non ci saranno grandi cambiamenti: saranno sbattuti fuori questi qua, e arriveranno questi qua. Mi ha deluso molto la “sinistra” che deve “sbattere fuori questi qua” e il Candidato Governatore Sarfatti che non ha il coraggio di esprimere le sue idee su un fatto molto significativo del costume politico (etico?) corrente. Sono sicuro che nel pubblico presente all’incontro con il Candidato c’erano almeno 90 persone più preparate e più capaci e più convinte di lui. Una vecchia malattia italiana: i migliori hanno altro da fare e non si espongono alla linea del fuoco. Io ho già dato.