Quella
del 30/11/2004 è stata la quinta prova di forza dei sindacati contro la
politica economica del governo Berlusconi. Mai come in questa occasione, però,
la maggioranza ha opportunità e strumenti dialettici in grado di contrastare
questo sciopero, che mette insieme istanze le più disparate e stenta a trovare
uno slogan in grado di sintetizzarle in maniera adeguata: l’unico proponibile,
"no al taglio delle tasse", sarebbe un clamoroso autogol. L’unica sintesi potrà
essere sul tema generico dello sviluppo, con una accentuazione del rilancio del
Mezzogiorno.
Vale la pena di ripetere fino allo sfinimento che al Sud non viene tolto un solo euro. Anche perché - come dimostrano i titoli di Repubblica - i tagli al Sud saranno il tema forte della polemica politico-sindacale. Il premier ha ricevuto (o riceverà) una lettera di sindacati e associazioni imprenditoriali che si sono ritrovate nella famosa piattaforma sul Mezzogiorno. I cui capisaldi trovano puntuale riscontro, anche se in misura minore e compatibile con le esigenze di cassa, delle decisioni del governo: fiscalità di vantaggio (che c’è), riforma degli incentivi (che c’è), adeguamento delle infrastrutture (grazie anche a una interpretazione più flessibile del Patto di stabilità Ue, tema che è da tempo nell’agenda di Berlusconi), aiuti alla ricerca (che c’è). Sciopero politico. E’ utile sottolineare questo aspetto. Lo sciopero non è nato oggi, ma viene da lontano. E’ da prima delle vacanze estive che Epifani agita questo fantasma e tutti, ma proprio tutti, sapevano a questo approdo si sarebbe arrivati in occasione della Finanziaria, quali che fossero i contenuti. Un sindacalista attento e intelligente qual è Pezzotta, non trova di meglio, per giustificarlo, che insistere a ogni piè sospinto sulle mancate promesse del Governo di aprire un tavolo. Facendo così, conferma la sostanziale "ritualità" di un evento cavalcato dalla Cgil per motivi politici e fondato sull’aggregazione di sigle che si muovono dietro spinte corporative.
Come per le pensioni ("no ai tagli") il sindacato, in questo supportato dalla grande stampa, gioca la carta della bugia e del terrore. Il Messaggero di ieri ("Statali, a rischio 75mila posti di lavoro") sintetizza la grande menzogna che va smascherata. Va detto e ripetuto che non ci sono posti a rischio, che non vi saranno licenziamenti (come si dà ad intendere), ma soltanto uno sfoltimento graduale e indolore di una macchina amministrativa costosa, sprecona e inefficiente. I cui rappresentanti sindacali si battono per aumenti contrattuali dell’8%, che darebbero la stura a una inaccettabile rincorsa delle retribuzioni anche nel settore privato. Come la Confindustria non si renda conto di tutto questo è un mistero.
Mezzo miliardo di sgravi sull’iniqua tassa sul lavoro, definita tale e solo ora dal centrosinistra che l’ha inventata, non sono certamente gran cosa. Ma sarà bene ricordare che, quando si profilava un intervento di due miliardi sull’Irap, non soltanto Montezemolo (!) reagì in maniera inaccettabile, ma i sindacati strillarono come aquile: "Non si può dare tutto e solo alle imprese". Sono o non sono gli stessi sindacati che ora scendono in piazza chiedendo più attenzione per le esigenze dell’impresa? Rammentare loro le dichiarazioni di fuoco di quei giorni sarà operazione utile. E’ un elemento che dà il senso della confusione e della babele di linguaggi e di contenuti delle manifestazioni di domani. Dove, per la prima volta, la Confindustria mette il suo benevolo sigillo al blocco delle fabbriche. Una cosa a metà tra lo sciopero e la serrata.
Guido Crosetto (FI), il relatore della Finanziaria alla Camera, ha affermato: «La sinistra sta giocando non contro la maggioranza ma contro il paese. Lo sciopero generale e le dichiarazioni di alcuni suoi leader sembrano indirizzati non ai cittadini italiani ma ai mercati internazionali per togliere credibilità non al governo, ma al nostro paese. È un gioco pericolosissimo ed incomprensibile». «Così com'è sconcertante — prosegue l'esponente azzurro — questo improvviso rigore sui conti pubblici e sulle coperture. La manovra è coperta, ampiamente. Non esiste un problema conti pubblici nel prossimo anno. Esiste, invece, all'interno della Finanziaria, la possibilità di reperire altre risorse qualora la crescita non fosse quella attesa». «Questa è una manovra seria, che inizia con la riduzione fiscale ma deve concretizzarsi in un rigoroso, ineludibile contenimento della spesa pubblica — conclude Crosetto — È questa serietà a spaventare la sinistra, che scende in piazza a scioperare contro il suo paese, a favore delle tasse, a favore della spesa pubblica e contro i cittadini».
Ignazio La Russa, rilancia la polemica con Luca Cordero di Montezemolo che aveva criticato la Finanziaria appena varata dal governo. «La riduzione delle tasse una tattica elettorale? — ha replicato — Montezemolo lo vada a spiegare alle famiglie con due figli che sotto i 14 mila euro non pagheranno una lira di tasse. Lo spieghi alle famiglie con due figli a carico che alla fine dell'anno avranno un risparmio di un milione e mezzo di vecchie lire. Certo, possono essere cioccolatini, ma per una famiglia che stenta ad arrivare alla fine del mese è molto».