Nella
conferenza stampa di fine anno 2002, il presidente Berlusconi aveva annunciato
che il 2003 sarebbe stato "l'anno delle riforme". Così è stato. Nei
primi sei mesi di quest'anno sono state approvate la riforma della scuola, la
riforma del fisco, la riforma del mercato del lavoro (lA 'Legge Biagi'), sono
state completate la riforma del diritto societario e quella del codice della
strada, e avviate la riforma del sistema della comunicazione e quella del
sistema federale dello Stato.
Certo, il cammino del cambiamento è ancora lungo e complesso, ma da settembre ripartiremo con rinnovato impegno per portare a compimento quanto abbiamo cominciato due anni fa.
Il 31 luglio 2003 il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto che rende operativa la riforma del mercato del lavoro. Da settembre saranno quindi introdotte le nuove forme di impiego previste dalla riforma.
"Siamo il governo del fare, da quando abbiamo giurato nelle mani del capo dello Stato", ha affermato durante la sua conferenza stampa, Silvio Berlusconi. "Fermiamoci però alla politica economica. I decreti di attuazione della riforma Biagi sono a tutt’oggi la realizzazione di maggior rilievo del governo, la riforma più strutturale che è stata portata a compimento, quella che ci ha fatto compiere un balzo nelle graduatorie europee di un mercato del lavoro finalmente flessibile. Nell’interesse delle imprese, e in quello di lavoratori finalmente in grado di coniugare tempi e regimi diversi, pur di entrare in un mercato dal quale le rigidità precedenti li tenevano fuori. E’ un successo che è costato, ma che imprese e maggioranza sindacale hanno reso possibile perché il governo ha saputo lavorare in maniera continuativa, pur tra scontri aspri. E’ su questa strada delle riforme, che occorre procedere. Con lo stesso metodo, con la stessa tenacia. L’intesa annunciata tra il ministro dell’Economia e quello del Lavoro sulla riforma delle pensioni, per esempio, è un capitolo in larga misura ancora da scrivere nei suoi dettagli. L’essenziale è che le prossime settimane di pausa non tornino ad approfondire le divaricazioni, perché alla fine limitarsi a un puro correttivo sugli statali sarebbe perdente. Chiede con forza la riforma anche la Compagnia delle opere, organizzazione che ha in Italia una presenza radicata forte di molte migliaia di giovani. E’ un segnale da raccogliere. Analoghe considerazioni valgono per la riforma fiscale, per gli interventi sul credito. E’ un’illusione porre la prima questione come se si dovessero solo “strappare” risorse a Tremonti, invece di individuare tutti insieme capitoli di bilancio da contenere per finanziare gli sgravi. E ora che sul caso Cirio la palla può passare anche al governo, per le procedure connesse alla legge Prodi, è il caso di interventi concertati più che di polemiche, in modo che risparmiatori, imprese, banche, politica e autorità indipendenti interrompano quella che sin qui è stata una guerra dalla quale il paese ha solo da perdere. Mente chi dice che di riforme non si è visto nulla. Ma dire che quanto è avvenuto di recente non abbia fatto insorgere dubbi, equivale a non disperderli. Il prezzo da pagare potrebbe essere molto salato".
Leggi la scheda con i principali contenuti della Legge Biagi.