Esistono
vari modi per festeggiare il giorno della Liberazione, quindi per ricordare il sacrificio
sia di quegli italiani che fecero una scelta dolorosa ma necessaria, sia,
soprattutto, di quelle truppe straniere che, pur proveniendo da mondi lontani,
permisero la vittoria della democrazia sulle dittature (anche se per raggiungere
questo obbiettivo dovettero allearsi con un'altra feroce ditattura, quella
sovietica).Un evviva, quindi, ai partigiani (quelli veri), ma un evviva va anche a
quegli sconosciuti e anonimi soldati americani, inglesi, polacchi e brasiliani che sacrificarono le loro vite
affinchè potessimo vivere oggi in piena libertà. Curiosamente tra i più
fervidi difensori del 25 aprile, quindi dell'entrata degli alleati nella guerra
contro l'asse, c'è la maggior parte dei pacifisti che si
sono opposti alla liberazione dell'Iraq dalla dittatura di Saddam. ITALIAMIGA,
per dirla con il sindaco di Milano, Albertini, si sente debitrice verso chi si
è sacrificato per darci il nostro spazio di libertà, questa società, questo
modo di vivere e di pensare ordinato a cui dobbiamo guardare con attenzione
perchè le minacce sono sempre presenti. Il 25 aprile rappresenta il
nostro momento di ripulsa della dittatura, della liberazione nazionale e degli
elementi fondanti della nostra vita civile e della Costituzione repubblicana. Sarebbe
bene che oltre a questo aspetto che ricorda il nostro passato e la nostra
liberazione si ricordasse che siamo un'unica nazione con opinioni tutte
ammissibili e tutte libere, proprio perchè siamo riusciti a superare gli eventi
che hanno caratterizzato un momento in cui questo non era ammesso.
In
questa atmosfera festosa ITALIAMIGA ha preferito condurre due ospiti italiani,
l'ammiraglio Giancarlo Cecchi, Direttore Generale delle Telecomunicazioni, dell'Informatica
e delle Tecnologie Avanzate della nostra marina, e il capitano di vascello
Giovanni Angilella - che facevano parte della Missione Berselli venuta in Brasile
per il LAD e all'uopo liberati dall'ammiraglio Di Paola -, a visitare il cimitero di Cajú, a Rio, e rendere omaggio al
monumento che ricorda l'eroismo dei marinai della Regia Nave Lombardia che, nel
1896, sacrificarono la loro vita per soccorrere gli abitanti di Rio
colpiti dalla maledizione della febbre gialla. Non ci si ricorda più, in questa
città, del loro numero esatto, si sa solo che vollero obbedire a quell'impulso
di solidarietà umana che è una caratteristica del popolo italiano e dei
marinai in particolare. Scesero in città mettendosi a disposizione delle
autorità sanitarie, offrendo un aiuto di uomini e di medicamenti. Purtroppo,
poco meno di cento non resistettero e morirono dello stesso male che avevano
tentato di debellare. A ricordo di questo gesto eroico, la colonia italiana,
rappresentata dal Circolo Operaio e dal presidente della Società Italiana di
Beneficenza e Mutuo Soccorso (fondata nel 1854 da emigranti italiani), signor
Segreto, decise di elevare un monumento funebre agli eroici marinai, nel
cimitero di Cajú, monumento inaugurato nel 1901. Durante questi 102 anni,
alcune navi della nostra marina militare hanno prestato omaggio alle spoglie dei
militari sepolti, lasciandovi alcune placche in ricordo, però molte sono state
sottratte dai vandali e ne resta appena qualcuna, come quelle della R.N. Roma,
della Vespucci e della Etruria. L'ultima visita di una nave italiana risale al
1987. Dopo questa data nessan'altra rappresentanza della nostra marina è venuta
a rendere omaggio a questi caduti, forse non politicamente corretti.
L'incuria
degli uomini e il passare degli anni hanno, purtroppo, segnato il monumento. A
causa della sottrazione delle placche, di una in particolare, è possibile dare
un'occhiata all'interno del monumento, dove si trovano ammucchiate, alla rinfusa,
le ossa dei
marinai. Alcune radici si sono introdotte sotto i gradini e cominciano a
danneggiare il marmo della base. I nomi dei caduti si possono leggere a malapena.
In bello stato si trovano, invece, le due statue, quella di un marinaio con la
bandiera ammainata e quella dell'Italia che domina il monumento dall'alto, davanti a
un obelisco di almeno sei metri su cui si trova una stella e dove si può leggere la data
dell'evento, 1896 e quella della inaugurazione dell'opera, 1901. L'ammiraglio Cecchi e
il capitano di vascello, Angilella, hanno quindi reso gli onori militari a
questi eroi sconosciuti, vanto del nostro Paese e, da questo, immeritatamente
dimenticati. Per ora. Speriamo, solo per ora.