STOCCOLMA - 8 ottobre 2002 (Estratto dal Corriere della Sera)
Riccardo Giacconi, č uno dei vincitori del Premio Nobel per la fisica. Lo
scienziato č stato premiato "per i lavori pioneristici nel campo dell'astrofisica
che hanno portato alla scoperta delle origini cosmiche dei raggi X" Assieme
a Giacconi, hanno vinto il Nobel Raymond Davis Jr. (Stati Uniti) e Masatoshi
Koshiba (Giappone) "per i loro lavori pioneristici nel campo dell'astrofisica,
in particolare per gli studi sui neutrini cosmici".
Riccardo Giacconi, 71 anni, č uno dei maggiori astrofisici contemporanei. Nato il 6 ottobre 1931 a Genova, dal 1977 č cittadino americano, mantenendo la doppia nazionalitą. Laureato a Milano, Giacconi ha scoperto nel 1962 che alcuni oggetti celesti emettono raggi X, dando cosģ inizio a una nuova branca dell'astronomia ("astronomia X") per il cui studio ha diretto alcuni progetti di costruzione di particolari satelliti artificiali. Figura prestigiosa nel campo dell'astrofisica, č professore alla John Hopkins University di Baltimora e presidente della Aui, Associated Universities Inc. Č membro dell'Accademia nazionale dei Lincei, la Accademia delle Scienze italiana.
Dopo essersi laureato in fisica all'Universitį di Milano, ed aver lavorato per alcuni anni come ricercatore nell'ambito della fisica delle particelle elementari presso lo stesso ateneo milanese e nelle Universitį dell'Indiana e di Princeton, Riccardo Giacconi diventa membro, nel 1959, dell'American Science and Engineering (Ase). Questa impresa privata, situata in Cambridge (Massachussetts), contava all'epoca 28 impiegati. Giacconi ebbe il compito di iniziare, nell'ambito dell'Ase, ricerche spaziali finanziate principalmente con fondi governativi. Nel 1970 il gruppo di Ricerca spaziale diretto da Riccardo Giacconi in Ase aveva raggiunto le 500 unitį.
Nel 1962, in un memorabile articolo firmato da Giacconi, (insieme a Herbert Gursky, Francesco Paolini e Bruno Rossi) si riportava la prima osservazione di una sorgente a raggi X al di fuori del sistema solare: questa osservazione segna la nascita della astrofisica a raggi X. Nel 1963 Giacconi proponeva lo studio di un satellite dedicato alla astrofisica dei raggi X. Questo satellite veniva costruito fra il 1966 ed il 1969 e lanciato nella primavera 1970 dalla base San Marco dellUniversitį di Roma, realizzata da Luigi Broglio in Kenia. In onore della piattaforma italiana in Kenia il satellite prese il nome di "Uhuru", che in lingua swahili significa libertį. I risultati del satellite "Uhuru" segnarono in quegli anni il record mondiale delle citazioni scientifiche non solo nell'ambito della fisica e della astronomia ma in tutti i settori delle scienze naturali.
Nel 1970 Giacconi inizia lo studio del primo osservatorio spaziale a raggi X che si concretizzņ nel 1973 con la missione del Telescopio Einstein che sarį lanciato con successo nel 1978. Nel 1973 Riccardo Giacconi e alcuni astrofisici del suo gruppo vengono chiamati alla Universitį di Harvard in una delle maggiori acquisizioni mai compiuta da una Universitį statunitense. Questa sezione di "astrofisica delle alte energie" alla Universitį di Harvard raggiungerį in pochi anni circa un centinaio di membri.
Nel 1981 Riccardo Giacconi concludeva una prima fase di attivitį che lo aveva visto fondare e portare a maturitį il campo della astrofisica a raggi X e ne iniziava una nuova: l'astronomia e l'astrofisica ottica spaziale. Nel settembre di quell'anno Giacconi infatti accettava di diventare il direttore dello Space Telescope Institute della Johns Hopkins University in Baltimora, sempre negli Stati Uniti.
Giacconi affronta negli ultimi anni ancora una ulteriore sfida: la creazione del pił grande osservatorio astronomico terrestre con gli strumenti pił avanzati tecnologicamente e pił grandi al mondo. Nel dicembre 1992 Riccardo Giacconi viene nominato direttore generale dell'ESO (European Southern Observatory). Il progetto č quello del VLT (Very Large Telescope), un insieme di quattro telescopi di otto metri ciascuno che potranno essere usati sia singolarmente che nell'insieme come un interferometro. Il neo premio Nobel per la fisica non ha mai dimenticato la ricerca scientifica fondamentale, in cui ha continuato a dare contributi scientifici fondamentali attraverso oltre 150 articoli di ricerca pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Altrettanto importante č la sua attivitį didattica che si č manifestata nella pubblicazioni di vari testi sull'astrofisica dei raggi X.