Fiera di macchine e ferramenta apre a San Paolo con una forte presenza italiana

Intervista con Beniamino Quintieri direttore generale dell'ICE (V.Soligo per ITALIAMIGA.)

Beniamino Quintieri, presidente ICEQual'è il concetto che ha trasmesso al Congresso UBRAFE 2003 a Brasilia, sull'influenza della promozione commerciale nello sviluppo del commercio mondiale?
 Intanto una parte di questo intervento è servito a spiegare il caso italiano che è ciò che interessa i paesi che si affacciano all'internazionalizzazione essendo un modello basato sulle piccole imprese, sui distretti industriali è un modello che attira l'attenzione. È stato un convegno centrato sul ruolo della promozione, è stato quello di indicare le ragioni per cui oggi l'iniziativa in campo promozionale con le risorse che sono dedicate, ha un rendimento, un ritorno per il paese molto più elevato rispetto al passato per varie ragioni, perché l'economia è molto più integrata, è dimostrato ed è una cosa molto citata che un paese non può crescere se non si internazionalizza, questo ultimo mezzo secolo ci ha insegnato che solo i paesi che si sono aperti agli scambi sono cresciuti, anche per ragioni di processi di globalizzazione. Oggi ci sono dei prodotti diversificati cosa che implica la necessità di evidenziare, valorizzare le differenze e quindi la promozione, si fanno più investimenti, è cresciuta di molto la modalità di delocalizzare la produzione, è quindi importante promuovere il territorio, fare marketing territoriale. Credo che ci siano una serie di ragioni del perché oggi la promozione, che non è solo la promozione di un bene, ma di un'area o di un sistema sia diventata importante in un paese come il Brasile che vuol tornare a crescere, anche il presidente Lula, il ministro Furlan nello loro interviste sottolineano questa necessità di darsi una struttura efficiente di promozione.

Il ministro Mantega ha fatto notare in una recente intervista che l'Italia investe poco in Brasile.
È notorio che l'Italia per varie ragioni non ha una vocazione di investimento all'estero molto elevato, però bisogna dire che il Brasile ed anche il Sud America fanno eccezzione ed anche parte dell'est europeo dove si registrano forti investimenti. Tutto sommato c'è una preferenza per il Brasile abbastanza rilevante, i dati indicano un buon flusso, per quanto i dati siano un indicativo inadeguato a descrivere certi fenomeni. Certamente in questi ultimi anni c'è stato un rallentamento degli investimenti che fino al 2000 erano cresciuti abbastanza velocemente, ma questo rallentamento è dovuto sia alla crisi internazionale che alla crisi dell'area sudamericana, all'incertezza sul cambio ed anche sul cambio di governo. Non dimentichiamo che c'era molta preoccupazione negli operatori internazionali su quello che sarebbe successo, oggi credo che i segnali che il governo sta dando sono molto rassicuranti e penso che ci sarà una ripresa, certamente bisogna fare di più alla luce dei legami culturali e storici che legano i due paesi, quindi se il governo brasiliano si impegnerà, anche noi come ICE potremo fare molto per promuovere le opportunità.

Non si conosce molto bene il mercato italiano in Brasile.
C'è una chiusura culturale che permane da parte delle istituzioni che è come se volessero dire "nessuno deve sapere quello che stiamo facendo". È chiaro che il Brasile ha una storia lunga e complicata, che viene da una iperinflazione, di instabilità, è chiaro che se c'è una accumulazione lenta di investimento è perché il processo è partito in ritardo, oggi il Brasile offre maggiori garanzie che non nel passato e sono proprio queste garanzie, questa stabilità e queste opportunità che vanno debitamente promosse, c'è bisogno dell'aiuto dei nostri omologhi brasiliani, sono loro che devono promuovere le opportunità del loro territorio, così come noi italiani, l'ICE va a promuovere le opportunità dell'Italia all'estero, così devono essere anche i brasiliani a fare questo, il nostro compito è promuovere l'Italia, naturalmente è nostro compito promuovere le opportunità per le imprese italiane e brasiliane, ma in questo ci devono aiutare anche i brasiliani. Le nostre agenzie, la ABI associazione bancaria italiana, la SIMEST - organo per il finanziamento dell'internazionalizzazione delle imprese italiane, la SACE istituto per le assicurazioni nel commercio estero, il MAP ministero delle attività produttive, UCIMU sistemi per produrre, lo stesso ICE partecipano alla FEIMAFE fiera internazionale di macchine, ferramenta e sistemi integrati di manufattura, che va fino al 17 maggio nel parco dell'Anhembi a San Paolo, hanno una presenza importante di per sé e nella fiera; 25 aziende del settore sono venute a rappresentare i loro distributori . Nell'ambito di questa fiera c'è il Flying Desk che è un ufficio di supporto, di divulgazione per gli operatori sia italiani che brasiliani che serve a portare tutto quell'insieme di informazioni che vanno dagli strumenti finanziari al supporto delle aziende per far si che possano agire nel mercato in maniera più efficiente. Le fiere sono la vetrina, cioè è presentare le imprese e familiarizzarle come primo approccio sul mercato. Quello che noto da 5 anni a questa parte è che noi abbiamo un fortissimo turnover, cioè un ricambio di aziende che partecipano in un primo anno e che non sono più presenti nel secondo perché hanno già trovato il loro partner, il loro interlocutore brasiliano ed hanno già iniziato le loro attività indutriali sul mercato locale. Credo che il ruolo dell'ICE che si svolge attraverso la promozione pubblica sia recepito molto bene, i risultati sono molto proficui.

In un giro di 12 mesi quanto investe l'ICE in Brasile, quanto pensa ne sia il ritorno per l'Italia?
Nel 2002 l'impegno finanziario è stato di 5 milioni di dollari per il Brasile. La domanda che mi ha fatto è difficile da rispondere, praticamente non può avere una risposta. Una delle cose più frustranti del nostro lavoro è proprio l'impossibilità di misurare il ritorno quantitativo, misurare in numeri quello che è il valore di una attività anche perché questi sono investimenti a medio e lungo termine. In secondo luogo, spesso è praticamente impossibile isolare quello che è il contributo e quello che è poi il contesto esterno, la qualità dei prodotti, la ditribuzione, la bravura degli imprenditori. C'è un altro aspetto, non si possono misurare i benefici solo in termini di esport per un motivo molto semplice, tanto più noi riusciamo a far radicare le imprese italiane sul territorio e tanto meno queste imprese, che prima esportavano dall'Italia, ora producendo sul posto, esportano. Quindi l'indicatore esport, che in passato era l'indice a cui potenzialmente si poteva guardare, ora non è più la misura giusta, ora bisogna guardare a quante imprese vengono a fare investimenti in questo paese.