Qual'è
il concetto che ha trasmesso al Congresso UBRAFE 2003 a Brasilia, sull'influenza
della promozione commerciale nello sviluppo del commercio mondiale?
Intanto una parte di questo intervento è servito a spiegare il caso
italiano che è ciò che interessa i paesi che si affacciano all'internazionalizzazione
essendo un modello basato sulle piccole imprese, sui distretti industriali è un
modello che attira l'attenzione. È stato un convegno centrato sul ruolo della
promozione, è stato quello di indicare le ragioni per cui oggi l'iniziativa in
campo promozionale con le risorse che sono dedicate, ha un rendimento, un
ritorno per il paese molto più elevato rispetto al passato per varie ragioni,
perché l'economia è molto più integrata, è dimostrato ed è una cosa molto
citata che un paese non può crescere se non si internazionalizza, questo ultimo
mezzo secolo ci ha insegnato che solo i paesi che si sono aperti agli scambi
sono cresciuti, anche per ragioni di processi di globalizzazione. Oggi ci sono
dei prodotti diversificati cosa che implica la necessità di evidenziare,
valorizzare le differenze e quindi la promozione, si fanno più investimenti, è
cresciuta di molto la modalità di delocalizzare la produzione, è quindi
importante promuovere il territorio, fare marketing territoriale. Credo che ci
siano una serie di ragioni del perché oggi la promozione, che non è solo la
promozione di un bene, ma di un'area o di un sistema sia diventata importante in
un paese come il Brasile che vuol tornare a crescere, anche il presidente Lula,
il ministro Furlan nello loro interviste sottolineano questa necessità di darsi
una struttura efficiente di promozione.
Il ministro Mantega ha fatto notare in una recente intervista che l'Italia
investe poco in Brasile.
È notorio che l'Italia per varie ragioni non ha una vocazione di
investimento all'estero molto elevato, però bisogna dire che il Brasile ed
anche il Sud America fanno eccezzione ed anche parte dell'est europeo dove si
registrano forti investimenti. Tutto sommato c'è una preferenza per il Brasile
abbastanza rilevante, i dati indicano un buon flusso, per quanto i dati siano un
indicativo inadeguato a descrivere certi fenomeni. Certamente in questi ultimi
anni c'è stato un rallentamento degli investimenti che fino al 2000 erano
cresciuti abbastanza velocemente, ma questo rallentamento è dovuto sia alla
crisi internazionale che alla crisi dell'area sudamericana, all'incertezza sul
cambio ed anche sul cambio di governo. Non dimentichiamo che c'era molta
preoccupazione negli operatori internazionali su quello che sarebbe successo,
oggi credo che i segnali che il governo sta dando sono molto rassicuranti e
penso che ci sarà una ripresa, certamente bisogna fare di più alla luce dei
legami culturali e storici che legano i due paesi, quindi se il governo
brasiliano si impegnerà, anche noi come ICE potremo fare molto per promuovere
le opportunità.
Non si conosce molto bene il mercato italiano in Brasile.
C'è una chiusura culturale che permane da parte delle istituzioni che è come
se volessero dire "nessuno deve sapere quello che stiamo facendo". È
chiaro che il Brasile ha una storia lunga e complicata, che viene da una
iperinflazione, di instabilità, è chiaro che se c'è una accumulazione lenta
di investimento è perché il processo è partito in ritardo, oggi il Brasile
offre maggiori garanzie che non nel passato e sono proprio queste garanzie,
questa stabilità e queste opportunità che vanno debitamente promosse, c'è
bisogno dell'aiuto dei nostri omologhi brasiliani, sono loro che devono
promuovere le opportunità del loro territorio, così come noi italiani, l'ICE
va a promuovere le opportunità dell'Italia all'estero, così devono essere
anche i brasiliani a fare questo, il nostro compito è promuovere l'Italia,
naturalmente è nostro compito promuovere le opportunità per le imprese
italiane e brasiliane, ma in questo ci devono aiutare anche i brasiliani. Le
nostre agenzie, la ABI associazione bancaria italiana, la SIMEST - organo per il
finanziamento dell'internazionalizzazione delle imprese italiane, la SACE
istituto per le assicurazioni nel commercio estero, il MAP ministero delle
attività produttive, UCIMU sistemi per produrre, lo stesso ICE partecipano alla
FEIMAFE fiera internazionale di macchine, ferramenta e sistemi integrati di
manufattura, che va fino al 17 maggio nel parco dell'Anhembi a San Paolo, hanno
una presenza importante di per sé e nella fiera; 25 aziende del settore sono
venute a rappresentare i loro distributori . Nell'ambito di questa fiera c'è il
Flying Desk che è un ufficio di supporto, di divulgazione per gli operatori sia
italiani che brasiliani che serve a portare tutto quell'insieme di informazioni
che vanno dagli strumenti finanziari al supporto delle aziende per far si che
possano agire nel mercato in maniera più efficiente. Le fiere sono la vetrina,
cioè è presentare le imprese e familiarizzarle come primo approccio sul
mercato. Quello che noto da 5 anni a questa parte è che noi abbiamo un
fortissimo turnover, cioè un ricambio di aziende che partecipano in un primo
anno e che non sono più presenti nel secondo perché hanno già trovato il loro
partner, il loro interlocutore brasiliano ed hanno già iniziato le loro
attività indutriali sul mercato locale. Credo che il ruolo dell'ICE che si
svolge attraverso la promozione pubblica sia recepito molto bene, i risultati
sono molto proficui.
In un giro di 12 mesi quanto investe l'ICE in Brasile, quanto pensa ne
sia il ritorno per l'Italia?
Nel 2002 l'impegno finanziario è stato di 5 milioni di dollari per il Brasile.
La domanda che mi ha fatto è difficile da rispondere, praticamente non può
avere una risposta. Una delle cose più frustranti del nostro lavoro è proprio
l'impossibilità di misurare il ritorno quantitativo, misurare in numeri quello
che è il valore di una attività anche perché questi sono investimenti a medio
e lungo termine. In secondo luogo, spesso è praticamente impossibile isolare
quello che è il contributo e quello che è poi il contesto esterno, la qualità
dei prodotti, la ditribuzione, la bravura degli imprenditori. C'è un altro
aspetto, non si possono misurare i benefici solo in termini di esport per un
motivo molto semplice, tanto più noi riusciamo a far radicare le imprese
italiane sul territorio e tanto meno queste imprese, che prima esportavano dall'Italia,
ora producendo sul posto, esportano. Quindi l'indicatore esport, che in passato
era l'indice a cui potenzialmente si poteva guardare, ora non è più la misura
giusta, ora bisogna guardare a quante imprese vengono a fare investimenti in
questo paese.