È morto un eroe

Tratto liberamente da Libero

L'arrivo della bara in Santa Maria degli Angeli_foto ANSANicola Calipari, eccellente funzionario della Polizia di Stato, agente dei servizi segreti distaccato in Iraq, dopo aver salvato la pelle alla compagna antiamericana Giuliana Sgrena, inviata del Manifesto, ci ha rimesso la propria in una sparatoria. Giustamente è diventato un eroe per tutti, anche per la sinistra che fino a due giorni fa considerava sbirri i poliziotti e gridava: «Dieci, cento, mille Nassyrie ».

Giuliana e i suoi amici non chiedono scusa, non ringraziano, accusano. Tanto loro sono vivi. Lo show di Pier e l'assoluzione di papà Sgrena: «Non me la sento di condannare i rapitori». Il Manifesto, quotidiano di Giuliana Sgrena, ha scritto ieri in prima pagina un sommario volgare. Ha scritto che Nicola Calipari, il poliziotto agente segreto morto subito dopo la liberazione della giornalista ingrata, è stato assassinato dagli americani. Qual è il significato del verbo assassinare? Copio dal Devoto-Oli: «Uccidere proditoriamente per motivi criminali». Secondo il foglio comunista quindi Calipari è stato ucciso proditoriamente per motivi criminali. Si può dire impunemente una idiozia del genere? In realtà si è trattato di un incidente dovuto non al fato ma alla tragica pistolaggine dei marines, i quali hanno sparato intempestivamente causa inesperienza. A Bagdad crepano due militari Usa al dì stecchiti dagli amici di Saddam. Il nervosismo e la paura delle truppe salgono spesso al diapason. Basta una minaccia o una parvenza di minaccia a far tremare il dito sul grilletto. Il grilletto è sensibile. Parte una raffica. Mors tua vita mea. Occorre aggiungere che non tutti i marines sono veterani. Molti sono pivelli, ragazzini male addestrati, non in grado di valutare quando sia indispensabile sparare e quando convenga soprassedere. Venerdì sera, al passaggio del gippone su cui viaggiavano la Sgrena e i suoi salvatori, evidentemente al posto di blocco americano c'erano dei pivelli. Ed è successo quel che è successo. Un incidente, appunto. Evitabile ma non voluto, non cercato. Il Manifesto - e tutta la sinistra pacifondaia - ha parlato e parla invece di assassinio. Stupidità o malafede? Propendiamo per la seconda ipotesi. Fino a cinque minuti prima di morire, Nicola Calipari era considerato dai progressisti uno sbirro al servizio di Bush e del suo complice Berlusconi. Ora dagli stessi è descritto quale eroe vittima dell'esercito di occupazione. I comunisti si sono impadroniti anche del morto. Sciacallaggio puro. Non ci siamo scordati dei loro cortei e del loro slogan preferito: «Dieci, cento, mille Nassiriya».

Ora che Giuliana Sgrena è libera, liberateci anche dal signor Sgrena. Il compagno Pier, da sconosciuto grafico pubblicitario si è trasformato in abile pi- erre, infallibile organizzatore di manifestazioni, esperto di comparsate televisive, stratega delle dichiarazioni ad effetto. Nel mese in cui Giuliana era prigioniera degli iracheni, noi siamo stati imprigionati dal pier- pensiero. Sempre pronto a esternare, commentare, accusare, sentenziare. Ora che la sua Giuliana è tornata Pier Scolari potrebbe rinunciare al ruolo di protagonista e uscire di scena. Potrebbe ringraziare e mettersi da parte. Ma come resistere alla tentazione di microfoni e telecamere dopo che in soli trenta giorni sei diventato una star, con la gente che ti riconosce per strada e il sindaco Veltroni che ti invita nel suo studio? E allora ecco che quando l'aereo partito da Bagdad atterra a Ciampino, lui, come una diva, è il primo a scendere lentamente dalla scaletta, a toccare suolo italiano e a salutare politici, parenti e giornalisti. Si trasforma nel portavoce di Giuliana.