RIMINI.
Se proprio si vuole muovere un appunto all'organizzazione del Meeting di Rimini
di Comunione e Liberazione lo si potrebbe fare sulla scelta della sala che ha
ospitato il dibattito tra Giuliano Ferrara e don Stefano Alberto (per gli amici
don Pino). Troppo piccola per quello che, probabilmente, passerà alla storia
come uno degli eventi di questa XXVI edizione della kermesse riminese. Dopotutto
il popolo del Meeting aspettava con ansia l'arrivo del direttore del Foglio. Un'attesa
che viene da lontano. Da quando cioè Ferrara decise di dar vita a quello che
sembrava un tentativo e che nel tempo si è trasformato in un vero e proprio caso
nel panorama dell'editoria italiana. Era il 1995. Da allora le strade di Ferrara
e del popolo di Comunione di Liberazione hanno camminato parallele a volte
incontrandosi, a volte divergendo. Si sono incontrate, in maniera evidente, in
occasione del recente referendum sulla fecondazione assistita quando Giuliano
Ferrara ha deciso di intraprendere assieme a Luigi Amicone, direttore del
settimanale ciellino Tempi, il tour «Fratello embrione, sorella verità» in difesa delle ragioni dell'astensione. È stato probabilmente per questo che il
direttore del Foglio, che difficilmente interrompe il proprio riposo estivo, ha
deciso di fare la sua prima apparizione ufficiale al Meeting. E la folla lo ha
ripagato mettendosi in fila ben due ore prima dell'incontro. Sala troppo piccola
dicevamo. Chi è rimasto fuori dice che fossero almeno 2000 le persone che hanno
seguito il dibattito attraverso il collegamento televisivo. Dentro, invece,
altre 2000 persone e anche qualche insospettabile. Mimetizzato tra la folla
anche il cantante degli ormai disciolti CCCP (oggi PGR), Giovanni Lindo
Ferretti. Il nome, forse, dirà qualcosa solo ai musicologi più accaniti, ma
anche Lindo Ferretti è uno che difficilmente lascia il suo buen retiro sull'Appennino
tosco emiliano per partecipare a megaeventi. La sua presenza, estremamente
discreta (è andato via alla fine dell'incontro senza neanche salutare Ferrara),
si commenta da sola. Al suo ingresso nella sala Ferrara è stato accolto da una
vera e propria ovazione. Clima da stadio, direbbero certi commentatori. Anche se
i cori che si alzavano dalla platea un po' di stadio lo ricordavano. C'era chi
ripeteva insistentemente «Ferrara, Ferrara», chi urlava a squarciagola «Bravo,
bravo». L'ateo devoto, in completo bianco ha salutato il popolo del Meeting, ha
stretto mani e si è seduto sul palco al fianco di Amicone, moderatore dell'incontro.
Quando il direttore di «Tempi» gli ha chiesto il perché di questa sua prima
volta a Rimini, Ferrara ha risposto: «Sono venuto per affetto. In questi mesi ci
siamo visti e incontrati in tante piazze e teatri italiani». E la platea si è
sciolta nel primo di una lunga serie di applausi. Ferrara ha così percorso la
storia di questi mesi. Da quando cioè è iniziata la battaglia in difesa delle
legge 40. «Non sapevamo bene come sarebbe andata a finire — ha detto — Ma la
realtà si è presa la rivincita sulle convenzioni del linguaggio che volevano
cancellarla. È qualcuno o qualcosa? Su questa domanda si è vinta la battaglia
referendari». Applauso. Poi l'affondo sul tema della libertà. «Non ho mai
trovato — ha detto — tanta passione per la libertà nel mondo comunista e
liberale di quanta ne ho trovata negli ambienti che verrebbero definiti
oscurantisti». Ferrara sembra essere in leggero imbarazzo, fa quasi difficoltà a
pronunciare la parola Chiesa, ma poi supera l'ostacolo: «Negli ambienti
oscurantisti fideisti cattolici». Applauso. Quindi parla di aborto definendolo
con voce ferma e decisa «lo scandalo moderno». «Non si tratta — avverte — di
intraprendere una battaglia sulla legge 194. Ma non si può trasformare l'aborto
in una variante della normalità moderna». Applauso. Gli occhi di Ferrara
sembrano scrutare uno per uno i volti della platea. Ringrazia il popolo di Cl
perché gli offre, sempre, la «possibilità di stupirsi vicendevolmente». E il
popolo di Cl ringrazia Ferrara per la sua testimonianza di vera laicità. Alla
fine la platea esplode. Tutti tentano di avvicinarsi al palco. Qualcuno chiede
un autografo, qualcuno fa le foto con il cellulare. Il «superlaico» Ferrara
stringe mani e saluta più persone possibili. Il suo riposo estivo può riprendere
da dove si era interrotto. Ma forse, ieri, qualcosa è cambiato.