Dell’eleganza.

Lorenzo Matteoli - Scarborough February 3rd, 2005

Bruno Caudana, rispondendo al mio pensierino sulle elezioni in Iraq, mi ha cortesemente ripreso chiedendomi se ero proprio sicuro che il metaforico Principe Machiavellico mentisse a se stesso. Bruno insegna la rifondazione del pensiero critico corrente sulla base della non-etica e dovrebbe essere attentamente letto da chiunque si interessi delle illusioni di Bene e di Male. Lo trovate a: http://www.adaptive.it/home.htm. Ogni volta mi richiama, con tratto ed eleganza Sabauda, dal mio peccato originale di voler trovare una spiegazione “etica” al mondo e alle sue vicende: dove invece per capire si dovrebbero applicare le ineffabili, ma rigorose categorie della non-etica. L’etica è invenzione losca che da millenni serve per consolidare al potere i potenti e per fottere i quisque de populo. Cioè noi. Vediamo allora per quale ragione, assolutamente non etica, la Guerra in Iraq mi disgusta e il comportamento delle parti interessate mi disturba profondamente. Dopo attenta riflessione ho deciso che si tratta di una questione di “eleganza”: mi disgusta la volgarità. In fondo tutti comprendiamo che la guerra è guerra di petrolio, necessaria per mantenere gli Stati Uniti e le economie occidentali correlate (anche la nostra) in controllo e per garantire al 20% circa degli abitanti del Pianeta, per tempo indefinito, una esistenza agiata nel tepore dello scialo ambientale strutturale. L’80% può morire di freddo, fame e varie malattie conseguenti alla miseria in modo non-eticamente congruente: ogni preoccupazione o affanno è penosamente etico, anzi patetico. Come scandalizzarsi per lo Tsunami. Le guerre sono sempre state necessarie, sono in-eludibili fenomeni del processo evolutivo e lo scandalo pacifista è solo apprezzabile, appunto, come patetico (pathos-etico). Le guerre hanno come scopo quello di definire un vincitore e un perdente e quando si combattono si combattono con ogni sorta di mezzi finalizzati, con il minimo danno e rischio nostro, a produrre il massimo danno alla controparte. Posta questa banale e solida premessa, resta da capire come mai, alla luce della non-etica, la guerra di Bush è disgustosa. Semplice: invece di fare la guerra, massacrare i nemici, distruggere infrastrutture e controllare i territori conquistati e le allegate risorse, Bush continua a rompere i coglioni con la fregnaccia della “freedom and democracy”: ovvero proponendo una laida e puerile giustificazione etica per la sua guerra che è invece, pulitamente, dettata da squisite ragioni non-etiche.

Ecco la ragione del mio disgusto: vedere e sentire il Bush sciacquarsi la bocca con sgangherati e volgari vaniloqui di moralismo pseudo-eroico mentre sta conducendo una guerra dettata da precise e chiare ragioni non-etiche.

Faccia la guerra e non rompa i coglioni! E cerchi di farla in modo militarmente professionale, pulito e non da straccione, bandito di strada. Licenzi i generali incompetenti, i torturatori e gli aguzzini maniaci, non inganni i suoi sudditi con le melensaggini della “freedom and democracy”. Il pubblico mondiale è maturo e capace di comprendere, se non di accettare, le motivazioni nettamente non-etiche della sua guerra, non ha bisogno di inganni e cianfrusaglie ideologiche buoniste, cristiano-giudaiche. Ecco il problema di “eleganza” che mi disturba.

Il mondo dovrebbe essere capace, dopo millenni di inganni etico-religiosi e preteschi, di apprezzare un capo che ha il coraggio della sua non-etica e fa le guerre che ritiene necessarie per tutelare gli interessi dei suoi sudditi, la sete di potere e l’avidità delle sue imprese e corporazioni, nei modi che le guerre dettano come inevitabili. Che non sono certamente piacevoli, ma che sono sempre meglio detti e visti per quello che sono e non per quello che l’ipocrisia corrente li vuole falsare. Non ci sono eroi: ci sono solo morti che non avevano nessuna voglia di morire. Se non ha il coraggio di questo sano atteggiamento non etico, la guerra il Bush non se la può permettere culturalmente ed ideologicamente e non ce la deve imporre con le sue stronzate sulla libertà e la democrazia. Era da tempo che dovevo dire questa cosa.

Lorenzo Matteoli - Scarborough February 3rd, 2005