Da Violante discorso ipocrita e indegno

Camera dei Deputati: intervento del portavoce di Forza Italia Sandro Bondi - 5/11/2003

Signor Presidente, onorevoli colleghi, non questo Parlamento, non i parlamentari di questo Parlamento, ma lei, onorevole Violante, era chiamato oggi ad un atto di verità. E lei, purtroppo, non ha pronunciato oggi in quest'aula un discorso di verità, ma - se me lo permette - lei ha pronunciato un discorso ipocrita, un discorso falso, un discorso indegno.

Onorevole Violante, come nella storia i nodi politici, prima o poi, vengono al pettine, così anche nella vita delle persone gli errori, prima o poi, si pagano. C'è una giustizia superiore, in cui possono credere laici e credenti, che ci chiama personalmente a rendere conto dei nostri comportamenti, dei nostri atti e delle nostre responsabilità. Deve essere chiaro, onorevole Violante, che lei non è una vittima. Le vittime sono altre: le vittime sono quegli uomini, politici e non, che hanno subìto accuse gravissime, perfino surreali, che sono stati accusati ingiustamente, che hanno subìto la gogna e perfino la tortura, che hanno sofferto, insieme alle loro famiglie, pene fisiche e pene morali ingiustificate. Le vittime, onorevole Violante, si chiamano Andreotti, si chiamano Mannino, si chiamano Musotto...le vittime si chiamano Carnevale, si chiamano Dell'Utri (…) Mi fa piacere che lei abbia riacquistato il sorriso, onorevole Violante. Onorevoli colleghi, vi prego di non mettere in difficoltà il Presidente che ha tutelato il diritto di tutti a parlare. Pertanto, credo che, in questo caso, l'intelligenza debba prevalere sulla passione. Mi fa piacere che lei abbia riacquistato il sorriso. Lei, dunque, onorevole Violante, non è una vittima; lei, semmai, è il carnefice (…)

Ma sia ben chiaro: noi sappiamo e vogliamo distinguere tra quelle che sono le sue responsabilità ed eventuali responsabilità del suo partito, della sinistra in generale, in quell'aberrazione tutta italiana che è l'uso politico della giustizia contro gli avversari politici. Dopo il suo discorso di oggi, onorevole Violante, la necessità di istituire al più presto una Commissione di inchiesta sull'uso politico della magistratura si fa ancora più necessaria (…) All'origine di tutto c'è un dato politico e storico. Dopo la caduta del muro di Berlino - lei lo ha ricordato - e dopo la crisi e la fine del comunismo, il suo partito, onorevole D'Alema e onorevole Fassino... avrebbe dovuto ed avrebbe potuto ancora fare i conti con la propria storia e diventare, finalmente, un forte partito democratico, riformista e occidentale, capace di presentarsi come un credibile partito di Governo. Purtroppo, anche quell'occasione fu sprecata, come tante altre in passato.

È avvenuto che i partiti democratici, i vincitori della storia, i difensori della libertà sono stati posti sul banco degli accusati, mentre voi, gli sconfitti della storia, avete ottenuto un lasciapassare giudiziario ed avete così potuto conquistare il potere non attraverso il consenso, ma attraverso la scorciatoia giudiziaria eliminando tutti i vostri avversari politici. Certo, le classi politiche della cosiddetta prima Repubblica non sarebbero scomparse così facilemente, non sarebbero state spazzate via così facilmente se non vi fosse stata una crisi precedente nel rapporto tra cittadini e sistema politico italiano.

Tuttavia, il dato di fondo è che la storia - come lei ha detto, onorevole D'Alema - non si può scrivere con le inchieste giudiziarie. La storia non la possono scrivere i magistrati. Il rinnovamento vero di un paese, l'unico rinnovamento possibile di un paese, può passare soltanto attraverso le vie della politica, della legalità e della democrazia. Solo in sede politica, infatti, sarebbe stato possibile esprimere un giudizio severo, rigoroso, anche impietoso, sulle responsabilità di un intero sistema politico nel non aver combattuto, come sarebbe stato forse necessario, l'intreccio tra Stato, politica e criminalità organizzata. Ma chi come lei, onorevole Violante, ha infettato, ha avvelenato il sistema dei partiti...e ha introdotto, come ha detto giustamente il presidente Del Turco, il virus giustizialista nella politica italiana, non ha alcun titolo, non ha alcun diritto di affrontare questo problema né di impartire lezioni di democrazia

Lei, oggi, onorevole Violante, poteva soltanto avere il coraggio di dire una parola di verità e non ha avuto questo coraggio. Lei, oggi, poteva decidere di non nascondersi dietro giustificazioni, dietro spiegazioni che sono, francamente, ridicole. Quando ricostruisce le circostanze dell'avvio delle accuse contro il presidente Andreotti, lei, onorevole Violante, è al di sotto della sua fama e rischia di avvicinare la sua figura di uomo politico, certamente discussa ma anche orgogliosa, a quella di un volgare mentitore Forse qualcuno pensava che noi oggi avremmo dovuto applaudire l'onorevole Violante Lei, onorevole Violante, è il primo a sapere che suona falsa e ridicola la ricostruzione che lei fornisce della telefonata anonima, che lei avrebbe ricevuto da una persona che aveva, se non ricordo male, un accento piemontese e dell'informazione datane allora al procuratore di Roma, che per la verità non era il dottor Coiro, come lei ha affermato, e della successiva comunicazione formale al dottor Scarpinato.

Lei sa, onorevole Violante, che nessuno né in quest'aula, né nel paese può credere a questo racconto? E chi può dare torto al presidente Andreotti, il quale non ha esitato a denunciare le sue impronte digitali e a individuare proprio in lei l'origine delle trame orchestrate contro Andreotti e contro la Democrazia cristiana? Ma questa, onorevole Violante, non è una novità per noi. Già nel 1999, un esponente storico del Partito Comunista Italiano, che io ho avuto (ed ho) l'onore di conoscere, l'onorevole Macaluso, scriveva in un libro intitolato Mafia senza identità che il processo Andreotti si apre nella Commissione antimafia presieduta da Luciano Violante, il quale interroga i pentiti per scrivere il capitolo della relazione intitolato: mafia e politica. In quella sede si presenta - scrive Macaluso - il quadro di riferimento, su cui sarà immediatamente dopo dato l'avvio all'iniziativa giudiziaria.

Non siamo soltanto noi a dire queste cose, lo ripeto, ma esponenti storici del Partito Comunista Italiano. Gerardo Chiaromonte, ad esempio, confido all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, prima di lasciare la presidenza della Commissione antimafia per motivi di salute: sto subendo pressioni dall'interno del mio partito, affinché io convochi e ascolti in Commissione questi pentiti di mafia, ma, finché sarò io a presiedere questa Commissione, nessuno di questi mafiosi metterà piede in Parlamento. Lei ha fatto in modo che questi pentiti, questi mafiosi, mettessero piede in Parlamento e infangassero l'onore delle persone e dei partiti politici. Ho voluto ricordare queste voci nobili ed autorevoli della sinistra italiana per mostrare come la linea, le finalità e i metodi seguiti dall'onorevole Violante non sono identificabili con la storia, con i programmi e con la politica della sinistra e dell'opposizione in generale. Ed è da qui che si può forse ripartire per aprire una fase politica nuova nel nostro paese, a patto che lei, onorevole Violante, non rivendichi ciò che non si può rivendicare e riconosca apertamente e onestamente le ferite aperte nella nostra storia nazionale e a patto che il suo partito - mi rivolgo anche agli onorevoli D'Alema e Fassino - dimostri di avere il coraggio, l'intelligenza e la forza - come è avvenuto in altre fasi e momenti della sua storia - di riconoscere apertamente questi errori e di imboccare finalmente una strada nuova, utile non soltanto alla sinistra, ma agli interessi generali del nostro paese, per costruire veramente un paese che sia finalmente normale.