Da Gentile alla Moratti

Edoardo Pacelli 12 marzo 2003

Il Ministro dell'Istruzione e della Ricerca, Letizia MorattiÈ stata approvata dal Senato italiano, in via definitiva, la Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, nº 1306-B.

"La riforma della scuola mette al centro la persona''. Cosi' il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ha commentato il varo della riforma nata ''da valori di fondo e convincimenti'' condivisi nella Casa delle liberta' le cui diverse forze ''hanno dovuto rinunciare a qualcosa delle proprie posizioni per ricondurre la scuola alla sua missione educativa''. La Moratti ha aggiunto anche di aver ''trovato una scuola e dei professori demotivati e calati in un mondo sempre piu' complesso e difficile, e giovani distanti dai problemi reali. Quello che abbiamo fatto e' di lavorare per risistemare le diverse esperienze puntando su quelle piu' positive che nel nostro paese esistono''. Il ministro ha, quindi, rivendicato ''l'organicita''' della riforma che gradualmente trasformera' ''una scuola basata sul nozionismo in una incentrata sui saperi. Abbiamo cercato di identificare gli strumenti adatti per dare valore alla crescita professionale e umana di ognuno''

La nuova scuola, che ridisegna i cicli scolastici, prevede varie novità, dall'anticipo dell'età di accesso alle scuole dell' infanzia ed elementari al nuovo percorso della formazione professionale. Ma, soprattutto, il governo e la maggioranza sottolineano che si tratta della prima riforma organica della scuola italiana dopo quella Gentile del 1923. Sarà ricordata, con tutta probabilità, come la Riforma Moratti. Rispetto all'impostazione Gentile - che privilegiava una visione storicistica e di stampo nettamente umanistico a detrimento delle discipline scientifiche - la nuova scuola seguirà un'impostazione molto diversa, molto più calata nella moderna realtà, privilegiando le tecnologie dell'informazione, le lingue, soprattutto quelle dell'Unione Europea, e avvicinando il mondo del lavoro a quello dell'istruzione.

 

M.Mauro: strada maestra della scuola è la libertà

Di Mario Mauro (Responsabile Dipartimento Scuola di Forza Italia) Tratto da "Il Giornale" del 13/3/ 2003

Ieri il Senato ha approvato il Disegno di Legge Delega «Norme generali sull’istruzione e lìvelli delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale. Da ieri è legge uno strumento che rende finalmente percorribile la possibilità di una grande riforma della scuola italiana che contempli non solo l’aspetto puramente tecnico, anche se fondamentale, di una riscrittura di programmi e percorsi, ma che innanzitutto proceda dal fatto che dire scuola è, essenzialmente, dire educazione degli uomini e delle donne del domani. Difendere questa riforma è stato difendere la scuola e il futuro delle nuove generazioni. Una preoccupazione che non può che essere frutto della capacità d costruzione di un popolo ed espressione massima della sua libertà.

Educare non è dare dei precetti, ma è introdurre la persona alla realtà. Quindi la scuola non può essere una risorsa di uno Stato e, quindi, questo non può essere l’unica fonte di proposta: ma deve permettere il rafforzamento di tutte le realtà che contribuiscono alla realizzazione dell’uomo. La riforma è il primo passo di questa possibilità. Il futuro della nuova scuola italiana si gioca tutto sul principio di libertà; libertà di scelta,di educazione e degli insegnanti. Che questa sia la via maestra è rintracciabile nella grande responsabilità della maggioranza che ha voluto approvare in tempi brevi la norma, ma anche nella storica sentenza n. 42/2003 della Corte costituzionale, che ha respinto il referendum contro la legge di parità e ha abbattuto l'antidemocratico muro del «senza oneri per lo Stato» riferito ai finanziamenti per le scuole paritarie e, pure, nel dettato della finanziaria per il 2003 che dà il via libera al bonus fiscale come nelle esperienze portate avanti da alcune Regioni in merito all’introduzione del «buono-scuola».

Ora si apre la stagione delle realizzazioni. A proposito di contenuti ci sono dei paletti da mettere. La discrezionalità lasciata dalla legge delega per i passi attuati- vi è ampia e offre un possibile terreno d’incontro per intese larghe condivise. C’è un punto di partenza: il disegno di una scuola che educhi nel quadro di un’autonomia che deve maturare. Un banco di prova sarà quello della formazione professionale, ma di fondamentale importanza sarà per il ministro Moratti definire ciò che si insegnerà e si imparerà nella scuola, lasciando però agli insegnanti la responsabilità di creare i percorsi più efficaci. Esiste un dovere altrettanto chiaro, per chi gestirà l'attuazione: rendere effettive l’autonomia e la parità scolastica; solo così il sistema scolastico diventerà compiuto e veramente libero, in caso contrario l’occasione offerta dalla delega approvata sarà ridotta a una azione di facciata.

Emerge, per tutti, ancora un’urgenza ineludibile: i docenti. Occorre affrontare il nodo delle professionalità, sia dal punto di vista giuridico, sia per quanto attiene alla formazione, sia sotto il profilo economico; senza il riconoscimento pieno della professionalità docente, in termini di libertà d'insegnamento verrebbero infatti a mancare gli attori fondamentali della riforma. Occorre l’approvazione di un contratto fin troppo dilazionato. La libertà di scelta educativa, tradotta nella libertà di scegliere la scuola senza condizionamenti economici a carico delle famiglie e nella libertà di scegliere la proposta educativa sono la cifra di una scuola moderna. La riforma sarà veramente tale solo nella realizzazione di una parità reale all' interno di una compiuta autonomia conferita a ogni singolo istituto. Insomma, benissimo la riforma e adesso la parità!