Il futuro del Partito, le riforme istituzionali, la commissione d'inchiesta su Tangentopoli. "La rinascita del Garofano e la sua collocazione nella Casa delle libertà rappresenta una base di partenza che non può durare in eterno. In Italia - sostiene il neodeputato - ci vuole una forza politica del socialismo liberale che prescinda dalle ortodossie delle Internazionali. Ora dobbiamo ripercorrere la strada dell'unità su un progetto che sappia guardare avanti"
In piazza San Silvestro, nel cuore di Roma, sedute su di una panchina vi sono tre persone. Riconoscono in quel volto giovane Bobo Craxi e lo salutano con riverenza. Si alzano per stringergli la mano e lui, orgogliosamente, risponde. Chissà se c'è qualcuno che si ricorda ancora del '68. Il 1968 che vide gli studenti universitari occupare le università, gli operai occuparsi criticamente delle loro fabbriche; e tutti insieme occupare con grandi manifestazioni le piazze. E anche stavolta, come in ogni storia che si rispetti, il passato è di insegnamento. In quell'"anno mirabile" un giovane Bettino Craxi, delfino del vecchio leader Pietro Nenni, mise piede per la prima volta in Parlamento. Nessuno, pur riconoscendone le grandi qualità, poteva immaginare che sarebbe diventato l'uomo di una indimenticabile stagione di rinnovamento socialista, del sequestro Moro, degli euromissili, di Sigonella. Oggi, 33 anni dopo, in fondo a un decennale di deserto politico, l'Italia socialista si risveglia con quattro parlamentari pronti a difendere la bandiera che fu di Turati e di Nenni. E con un altro Craxi, Bobo, in Parlamento. Il giovane neodeputato, che a 36 anni raccoglie l' eredità paterna e non solo, è già un veterano della politica. Gli dico che mi capita sempre più spesso di sentir dire, nelle conversazioni tra i compagni, che i socialisti ripartono e quindi la sua elezione non è stata una operazione nostalgica, come vorrebbero far credere gli avversari. E lui, con orgoglio, non esita a raccontarmi quanto è avvenuto dopo il 13 maggio con il brillante risultato elettorale ottenuto in Sicilia.
"In queste settimane - afferma - sono stato raggiunto da numerosi attestati di affetto e stima di tanti italiani. So bene che questo è il sentimento con il quale è sempre stata seguito e valutato il caso Craxi che, a differenza di quanto si possa pensare, ha diviso l'opinione pubblica ed è la ragione per cui l'elezione di un Craxi in Parlamento, seppur attraverso la mia persona, suona come un atto di grande giustizia verso un uomo che ha dedicato tutta la sua vita al nostro Paese".
Già, sembra proprio che, a differenza di quanto si sostiene un vecchio detto, il sangue della storia non asciuga in fretta. E la memoria, in questo caso, non vuol liberarsi dei ricordi. Bettino Craxi è morto in terra straniera il 19 gennaio 2000. Da allora qualcosa è cambiato. Per i socialisti, riuniti oggi di nuovo sotto un unico simbolo, e soprattutto per Bobo.
"Domenica 30 gennaio 2000, a Piazza Navona, commemorando Bettino Craxi i socialisti si erano giurati unità e mai più divisioni e diaspore. Soltanto la cecità politica di Enrico Boselli ha impedito il riformarsi di un unico soggetto socialista, più robusto e moderno, all'altezza dei tempi. Nel frattempo, si è ricollegato uno spezzone della diaspora, abbiamo dato vita ad un partito e cercato una collocazione politica temporale nello spazio elettorale possibile, quello dell'opposizione, a fianco della Casa delle libertà. Questa però è una esperienza che non può naturalmente durare in eterno. Le contraddizioni che preesistevano hanno finito per esplodere proprio nell'imminenza della campagna elettorale. Ci siamo aggrappati alla nostra storia recente, ed alla nostra identità, abbiamo riportato il Garofano sulle schede, ed è un fatto storico. Dobbiamo comunque dirci in tutta franchezza che ciò non è e non sarà sufficiente".
Da quanto affermi, sembrerebbe che tu sia per il superamento dell'esperienza del Nuovo Psi.
"Esso rappresenta una base di partenza ed esprimeva in sé la volontà di puntare al 'nuovo' e che quindi non può essere un recinto sufficiente a rappresentare con orgoglio la storia e la tradizione di cui noi ci sentiamo parte. Non sono interessato a discutere la politica delle alleanze, non è da essa che traiamo la linfa vitale per una politica realmente nuova. Sono molto interessato piuttosto a contaminare la nostra identità rinnovata nelle idee e negli uomini evitando di farsi assorbire dalle ordinarie amministrazioni e dai progetti senza prospettiva".
Cosa vuoi dire?
"Che dobbiamo lottare per aprirci degli spazi, mantenendo un atteggiamento di concreta lealtà verso chi vuole governare il Paese, senza difendere il passato che non c'è più, ma occupandoci concretamente di larghi settori della società che sono senza rappresentanza, che votano per disperazione e per abitudine, delle coalizioni politiche senz'anima, che danno il loro consenso indistintamente la destra e la sinistra. La crisi d'identità dell' elettorato italiano è andata a braccetto con quella dei partiti senza i quali la democrazia non vive. Noi, se volessimo guardare al futuro con una certa speranza, dobbiamo affermare di essere pronti a costruire quello che in Italia non c'è e di cui avrebbe bisogno".
Ovvero?
"Un partito del socialismo liberale che prescinda dalle ortodossie delle Internazionali, che ricostruisca in Italia il vero centrosinistra che è la sola alleanza di governo che risponde ai requisiti di una democrazia avanzata, che deve affrontare enormi problemi sociali e che è alle prese con una modernizzazione non realizzata per via di una profonda arretratezza istituzionale. La sinistra ha perso su questo terreno e non solo perché si è alleata spregiudicatamente con giudici e padroni. Diversamente consegneremo il Paese, nonostante Berlusconi, ad un centro moderato che simmetricamente rappresenterà la conservazione che in questi anni aveva il volto dell'ex Pci".
E' ormai certo che tu sarai il portavoce dei socialisti in Parlamento. Quali sono le priorità da affrontare?
"Sono sicuro che la richiesta della Commissione di inchiesta parlamentare sugli anni bui di Tangentopoli porterà la firma di Craxi e Moroni. E poi, c' è una emergenza Sud che va affrontata con energia, progetti di sviluppo e corsie preferenziali. Penso ad esempio alla mancanza di posti di lavoro, alla costruzione di nuove infrastrutture e addirittura se penso alla mia Sicilia (Bobo Craxi è stato eletto a Trapani con un largo suffragio, ndr), costruire impianti idrici e portare l'acqua dove non c'è".
La straripante vittoria della Casa delle libertà ha provocato un terremoto politico. Alcuni partiti sono scomparsi dall'arco costituzionale. Sembra proprio che l'area laica si sia quasi dissolta. Basti pensare ai radicali.
"L'assenza dei radicali in Parlamento, che considero un vulnus per la democrazia nel nostro Paese, certamente potrà essere compensata dalla presenza del drappello socialista che animerà i nuovi temi laici, come la bioetica ed i diritti civili, e difenderà le vecchie conquiste".
La stagione politica inaugurata con il voto del 13 maggio dovrà essere caratterizzata dalla riforme istituzionali: c'è da rifare la legge elettorale ed affrontare i temi del federalismo e delle modifiche alla costituzione.
"Sono tra i firmatari dell'appello per la costituente. Ritengo che se ciò avverrà, seppure in ritardo, consentirà alla democrazia italiana di promuovere un vero e definitivo cambiamento dei suoi assetti istituzionali. La legge elettorale, come si è visto, non funziona e la sua applicazione violenta i presupposti di un reale pluralismo politico. Non è pensabile che i socialisti siano rappresentati in Parlamento da quattro esponenti mentre di altri partiti di eguale taglia ne siedano in settanta! Buon per Boselli, che non rappresentando più i socialisti può vantare una cospicua delegazione ma nulla ha a che vedere con la reale rappresentatività democratica. Comunque, tra elezione diretta del presidente della Repubblica, federalismo moderato e non ottenuto a strattoni come fa Formigoni con le sue devolution, non è la legge del più forte che deve prevalere perché in questo caso ogni maggioranza politica che si succede cambia le regole del gioco a piacimento" .
Storia recente, gli screzi tra alcuni esponenti socialisti e L'Avanti! Proviamo a gettare acqua sul fuoco?
"Sono assai rammaricato di quanto è accaduto, le polemiche sono sempre dolorose e in campagna elettorale lo sono ancor di più. Ho insistito io affinché Claudio Martelli abbandonasse il centrosinistra e ci raggiungesse in questo sforzo. Il Pse lo ha cacciato dal gruppo e la Cdl ha chiuso la porta in faccia, a lui e a Gianni De Michelis, una discriminazione odiosa che abbiamo subito tutti e che abbiamo pagato anche in termini elettorali. Francamente un po' troppo per chiunque. Tuttavia, senza il consenso di Claudio e Gianni, che hanno insistito per la mia candidatura, oggi non sarei in Parlamento. Non è un fatto personale, ma politico. Dobbiamo ripercorrere la strada dell'unità su un progetto che, a partire dal Nuovo Psi, sappia guardare avanti. E in esso l'esperienza ed il valore di Martelli non può essere disconosciuto da nessuno. A maggior ragione da L'Avanti!, che è l' organo fiancheggiatore del Nuovo Psi. Gianni ha condotto il partito fino alle elezioni con tenacia ed abnegazione e tutti quanti gli siamo grati. Si apre tuttavia una nuova fase politica ed una riflessione che, senza traumi, ci porterà al rinnovamento degli organi collegiali. Lo faremo assieme, riducendo il danno delle divisioni che purtroppo raggiungono anche le realtà regionali e locali come la Sicilia, attraversata da problemi irrisolti che mi auguro possano essere superati l'indomani delle elezioni del 24 giugno".