''Di
norma la politica estera di un Paese e' fatta di interessi nazionali di lungo e
lunghissimo periodo che non cambiano quando muta il quadro politico interno.
Esiste una continuita' dettata dal tragitto storico compiuto da ciascun Paese
all'interno di una determinato contesto geopolitico, che lo vede protagonista di
una rete di impegni bilaterali e multilaterali che non possono essere disattesi
.
Il successo della Casa delle Liberta' alle ultime elezioni politiche ha conferito al governo che ho l'onore di guidare la prospettiva di lungo termine senza precedenti negli ultimi cinquanta anni. E' ovvio che ne risulti accresciuta la credibilita', il peso, la capacita' di incidere del presidente del Consiglio sulla scena internazionale. Non parlerei di un cambiamento di obiettivi, ma piuttosto di maggiore chiarezza nelle cose da fare e nei traguardi da raggiungere.
Vi e' una maggiore consapevolezza del ruolo che il nostro Paese e' chiamato a svolgere, degli obblighi che discendono dal fatto di essere la quinta economia mondiale, il terzo contributore netto al bilancio dell'Unione europea, il terzo Paese in termini di truppe impegnate all'estero in operazioni di pace sotto l'egida delle Nazioni unite. Dobbiamo rendercene conto noi, dobbiamo farlo intendere anche ai nostri interlocutori''.
Silvio Berlusconi sottolinea che la nuova linea della politica estera e' dettata da un maggior senso di responsabilita'. "Non lo chiamerei uno stile, ma piuttosto un modo di operare frutto dell'esperienza tratta da anni di lavoro nel mondo del privato, nel quale il rapporto personale, la parola data, gli impegni assunti e rispettati sono la base della credibilita' e del successi. In un mondo globalizzato cio' che conta e' la capacita' di affermarsi del Paese nel suo complesso e cio' comporta una revisione dal profondo del modo di intendere il ruolo e i compiti della nostra diplomazia. Una visione tradizionalista, riduttiva e statica degli interessi dell'Italia ci vedrebbe progressivamente perdere posizioni rispetto alla dinamicita' degli altri Paesi. Mi scuso se utilizzo metafore tratte dal mondo dell'economia, ma e' proprio sul piano economico che si misura la vitalita' di un Paese. Grandi aspirazioni non supportate da una economica di dimensioni comparabili sarebbero soltanto velleitarie e prive di credibilita'''.
Silvio Berlusconi sostiene che quella che era un tempo l'espansione territoriale di una nazione ''e' diventata ora la sua presenza economica sui mercati mondiali. Ecco perche' dal mio insediamento alla Farnesina ho voluto operare un riorientamento delle priorita' dei nostri diplomatici. Il loro operato verra' d'ora in poi misurato anche sulla base di criteri quantitativi, sull'incremento dell'import-export con un determinato Paese, sul numero di imprese italiane che si insediano all'estero, sulla capacita' di incrementare il flusso di investimenti esteri in Italia, di aumentare il numero di stranieri che ogni anno visitano il nostro Paese. non si tatta di trasformare i nostri ambasciatori in altrettanti 'piazzisti', ma di affiancare questi nuovi obiettivi ai loro compiti tradizionali''.
Nella profonda trasformazione che sta subendo la Farnesina, non manca un accenno del premier agli istituti italiani di cultura all'estero.
"Stiamo reimpostando il lavoro degli istituti che debbono affiancare la proiezione del modello italiano all'estero, accompagnando la penetrazione economica con quella culturale, artistica e linguistica. Come presidente del Consiglio, posso assicurare che i rappresentanti dei principali Paesi nostri interlocutori non si fanno certo scrupolo di difendere con orgoglio e caparbieta' i loro interessi nazionali''. Berlusconi aggiunge che l'Italia punta a rafforzare la sua posizione sia in ambito atlantico che in ambito europeo.
''L'azione del mio governo in politica estera e' volta al raggiungimento di questo obiettivo che interpretiamo con il giusto equilibrio''.
Proprio le due vocazioni, quella atlantica e quella europea, si sono fuse nell'iniziativa di Pratica di Mare. "L'apertura verso la nuova Russia di Vladimir Putin e' un nostro interesse nazionale, ed e' anche al tempo stesso un interesse di tutta l'Europa e di tutto il mondo occidentale. Lo stesso vale per la tradizionale vocazione mediterranea dell'Italia, che per collocazione geografica, vicende storiche e, aggiungerei, per simpatia, ci colloca al centro dei rapporti che uniscono l'Africa settentrionale, il Medio Oriente ed il nord Europa. I Paesi di queste regioni guardano all'Italia con rinnovato interesse, ammirano il nostro patrimonio culturale e storico, invidiano il nostro sistema delle piccole e medie imprese, in altri termini guardano all'Italia come modello e come interlocutore privilegiato".
Il Presidente del consiglio non manca di soffermarsi sulla lotta al terrorismo internazionale. La lunga guerra, come l'ha definita George W. Bush, che viene condotta su piu' tavoli: militare, economico-finanziario, diplomatico.
''L'11 settembre ha segnato la storia di tutti noi. Ricordo ancora come, al G8 di Genova osservando i leaders dei principali paesi mondiali scherzare fraternamente fra loro, pensavo che avremmo consegnato alle nuove generazioni un futuro ben diverso dagli orrori che avevamo conosciuto nel Novecento. L'attacco alle Torri Gemelle e' stato invece un tragico monito del fatto che la liberta' non e' un bene acquisito per sempre, ma un bene che dobbiamo difendere continuamente. Sul piano diplomatico abbiamo espresso ammirazione per l'equilibrio con il quale il presidente Bush ha evitato una reazione eccessiva sulla scia dell'emozione che avrebbe potuto provocare un vero e proprio scontro tra civilta', con conseguenze che nessuno sarebbe in grado di arginare, e ci siamo uniti alla grande coalizione che si e' schierata dalla parte degli Stati uniti nel combattere il terrorismo. I nostri servizi hanno svolto un eccellente lavoro in collaborazione con quelli alleati consentendo di individuare e di neutralizzare le reti operanti nel nostro e in altri Paesi. Cosi' come i nostri ragazzi in divisa hanno dato il contributo che ci e' stato chiesto nelle operazioni militari in Afghanistan, e adesso i nostri alpini si accingono a dare il cambio alle truppe del contingente internazionale nella zona nord del Paese".
Il premier osserva che tutti sono consapevoli della difficolta' dell'Europa a far valere il proprio peso nella gestione delle recenti crisi internazionali.
"E' una difficolta' che ci accomuna ad altre grandi organizzazioni internazionali. Il problema dell'Europa e' quello di diventare sempre piu' realta' politica dotata di meccanismi decisionali efficaci e di uomini in grado di rappresentare gli interessi comunitari. Dopo avere costruito l'Europa economica e della moneta unica si sta passando alla costruzione dell'Europa politica. Io sono convinto che un'Europa forte politicamente e capace di parlare con una sola voce sia essenziale per gli equilibri del globo. Non e' conveniente per nessuno che esista una sola superpotenza -ha concluso il premier- L'Europa deve arrivare ad essere in grado di condividere con gli Stati Uniti le responsabilita' della pace e della sicuezza nel mondo". Riguardo all'allargamento a 25 stati, che probabilmente diventeranno 27 gia' nel 2007, Silvio Berlusconi e' convinto che portera' piu' peso all'Unione europea.
''Anche se non e' solo un problema di quantita', ma di efficacia. Dobbiamo da un lato snellire i meccanismi di decisione, dall'altro trovare il modo di avvicinare ancora di piu' le istituzioni ai cittadini europei. Il problema del deficit democratico nell'Unione e' assai avvertito a livello di pubblica opinione e anche a livello politico. La Convenzione sta lavorando su una proposta di Costituzione per un'Europa piu' forte, che speriamo possa essere firmata a Roma durante il semestre di presidenza italiano''.
Berlusconi ci tiene a sottolineare che, piu' che allargamento, ha sempre usato "il termine riunificazione. Non e' una definizione ideologica. E' proprio di una riunificazione che si tratta e l'idea che entro quindici anni dalla caduta del muro di Berlino l'Europa sara' in grado di riaccogliere i Paesi dell'Europa centro-orientale tagliati fuori da mezzo secolo di dittature comuniste e' una cosa che deve riempire di orgoglio tutti noi europei. Ovvio che un'Europa riunificata con 25 e poi 27 stati potra' contare di piu' sul piano internazionale. Io vado piu' in la': l'Unione potra' diventare un soggetto di politica estera ancora piu' forte completando il proprio disegno storico di riunificazione, allargando i propri confini anche alla Russia. Non oggi, forse neppure domani. Ma la strada deve essere quella. Il bilanciamento geopolitico ad est ci restituisce un ruolo centrale nello scacchiere europeo''.
Inoltre Silvio Berlusconi commenta cosė la politica estera italiana verso l'Est europeo. "Con i paesi dell'area Danubiana (Ungheria, Slovenia, Romania) ci sono legami economici importanti: la stabilita' politica di quest'area e' altresi' decisiva per la stabilita' nei Balcani. Per Romania e Bulgaria, che non entreranno nell'Unione europea con il primo blocco, si e' definito come obiettivo temporale il 2007: e' nel nostro interesse promuovere una seconda apertura ai paesi dei Balcani. Siamo piu' interessati alla stabilita' politica e sociale di quell'area, al suo benessere economico, al suo reintegro a pieno titolo nel consesso europeo, alle reti e ai corridoi di trasporto indispensabili per sviluppare la cooperazione economica. Se la Germania e' stato il motore della prima unificazione, l'Italia deve essere il motore dell'ulteriore riunificazione che ci restituisca i nostri vicini di sempre, quei popoli che abitano l'altra sponda dell'Adriatico. Sara' un processo piu' lungo e piu' complesso perche' sono Paesi che escono da anni di guerra o da feroci dittature: ma e' proprio la prospettiva di entrare nell'Unione europea lo stimolo piu' efficace per comportamenti virtuosi negli Stati che ambiscono a farne parte".