"Ma
quale paese delle banane! Con la legge Frattini saremo i battistrada in Europa
sul conflitto d'interessi". S'infervora un po' Stefano Mannoni,
straordinario di Storia delle costituzioni moderne all'Università di Firenze,
se gli si chiede conto delle forti proteste della sinistra sulla vicenda. "Non
c'è nessuna tradizione sulla materia in Europa. Anzi, ci sono paesi come la
Francia che il conflitto di interessi l'hanno addirittura costituzionalizzato
permettendo di fatto il passaggio dei grand commis di Stato alla guida della
maggiori aziende d'Oltralpe.
Professor Mannoni, come sarebbe a dire che in Europa non ci sono norme sul conflitto d'interessi...?
"E' così. Perché le Costituzioni nate nel dopoguerra nel nostro continente hanno ritenuto fondamentali l'intangibilità dei diritti politici. E' una questione su cui si sono trovati tutti d'accordo. Insomma: non si può decretare l'ostracismo politico a chi ha aziende o beni. Ci possono essere alcuni accorgimenti, ma è una sciocchezza anticostituzionale ritenere che si possa limitare la proprietà privata per chi vuole fare politica."
La sinistra però ritiene che si debba assumere il modello americano...
"E anche qui si sbaglia. Intanto il presidente e il suo vice non sono obbligati affatto a cedere alcunché, ma là siamo in presenza di una Costituzione - varata nel 1787 - in cui si prevede che il Senato possa accettare o no, con un voto, le nomine negli incarichi di governo fatte dal presidente. E dunque, proprio per evitare bocciature in Senato, molti ministri provvedono a vendere i loro beni (azioni e quant'altro) o a dotarsi di un blind trust. Ma là siamo in presenza di un serio sistema di pesi e contrappesi, e non è uno scherzo. In Europa, oltre alla tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, tra cui quello di farsi eleggere, abbiamo anche il rapporto fiduciario nell'esecutivo. Insomma, è tutta un'altra storia."
E allora perché gente come il professor Sartori o il senatore Passigli chiedono di equiparare la nostra normativa a quella di altri paesi? Se non c'è nulla...
"Io sfido Sartori e Passigli a portarmi un solo caso relativo alla Costituzione di un Paese europeo in cui si prevede la cessione della proprietà per fare ingresso in politica. E degli Stati Uniti ricordo che che Presidente e vice-Presidente non sono tenuti a sottoporsi al voto del Senato e quindi sono da ritenere esenti dalla normativa."
E dell'organismo di controllo ipotizzato da Fassino e Rutelli, che cosa ne pensa?
"Irrealizzabile. Rischia di divenire una terza Camera, un'interferenza molto pesante con lo svolgersi della vita politica. Senza contare che se questo organismo ritenesse il capo del governo inidoneo a governare, cosa dovrebbe fare, ordinare al Capo dello Stato di disporne una revoca? E il voto di fiducia da cui prende corpo l'esecutivo e che sta nella Costituzione che fine fa? Credo che sia un'idea balzana oltre che incostituzionale."
E allora?
"Allora mi pare che le norme messe a punto da Frattini siano un percorso corretto, stanti le regole costituzionali vigenti. E sono convinto che anzi a questo punto potremmo essere all'avanguardia in Europa, visto che esistono alcune norme sull'argomento, ma piuttosto blande e fin qui inosservate. In realtà, il problema si capì bene ai tempi della Bicamerale. Si erano addirittura messe a punto due norme costituzionali - la prima per i componenti del governo, la seconda per il Presidente della Repubblica - che rimandavano a successive leggi ordinarie. Poi tutto crollò e non se ne fece nulla."
In sostanza lei, che e' un buon conoscitore delle norme costituzionali dell'Occidente, sostiene che per il conflitto d'interessi, a parte gli Usa che pero' hanno un diverso sistema, non esiste proprio nulla. E' così, professor Mannoni?
"Modelli da seguire non ce ne sono. Chi lo dice, dice il falso. E tra le normative esistenti quella di Frattini mi pare la più progredita. Il resto e' polemica politica."
L'immagine di Pinocchio è tratta dalla copertina del libro omonimo:
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