Come
mai a Strasburgo i Ds sono garantisti e a Roma si comportano in maniera diversa?
Perché là non c'è Berlusconi e, soprattutto, non ci sono girotondi. Il 5
dicembre 2002 il Parlamento europeo ha votato una risoluzione nella quale si
dice chiaramente che il Parlamento europeo assume, quale testo di base per il
negoziato in corso con le altre istituzioni europee sullo statuto dei deputati,
il documento approvato dalla Commissione giuridica di cui la disciplina delle
immunità parlamentari è parte integrante.
Si tratta di una disciplina ampiamente garantista, che va ben al di là di quanto è oggi oggetto di dibattito politico in Italia. Essa,infatti, prevede: la facoltà del deputato di astenersi dal deporre dinanzi al giudice; l’obbligo di autorizzazione del Parlamento europeo per il sequestro da parte dell’autorità giudiziaria di documenti del deputato e per le perquisizioni personali e domiciliari; l’insindacabilità rispetto alle opinioni espresse ed ai voti dati non si limita ai procedimenti giudiziari come oggi stabilito dall’articolo 68 della Costituzione italiana, ma si estende anche in ambito extragiudiziale; che ogni limitazione della libertà personale di un deputato è ammessa solo su autorizzazione del Parlamento, salvo in caso di flagranza di reato ( mentre il già citato art. 68 prevede la detenzione senza autorizzazione anche in caso di esecuzione di sentenza irrevocabile); che un’indagine o un procedimento penale nei confronti di un deputato devono essere sospesi qualora il Parlamento lo deliberi, su richiesta del deputato.
Sostiene il socialista tedesco on. Willi Rothley, relatore dello statuto dei deputati, che la sospensione del procedimento ha gli stessi effetti dell’autorizzazione a procedere e che “è arrivato il momento di fissare i diritti costituzionali dei deputati europei, tra cui le immunità parlamentari”.
I Ds al Parlamento europeo hanno dato il loro sostegno sia in commissione parlamentare che in Aula alla risoluzione del 5 dicembre. Si è trattato dunque di una scelta politica nella tradizione garantista del socialismo riformista europeo. Elena Paciotti, Fiorella Ghilardotti, Gianni Vattimo, Giovanni Pittella, Renzo Imbeni, Giorgio Napolitano, Giorgio Ruffolo e Vincenzo Lavarra hanno compiuto una scelta politica e sapevano esattamente quello che stavano facendo. O, forse, non hanno avuto l’animo per distinguersi, neppure con l’astensione, dalla vasta maggioranza di deputati europei liberali e garantisti.