Cinque domande facili facili

di RUGGERO GUARINI da Il Tempo di Roma

Nell'edizione dell'11 settembre scorso, Ruggero Guarini formula 5 domande che ITALIAMIGA riproduce qui di deguito.

Gentile Giorgio Bocca - non si capisce perché in "Basso Impero", il pamphlet in cui ella ha enumerato tutti i crimini e i misfatti degli Stati Uniti, abbia omesso la loro colpa più grave, ossia quella di averla indotta, suppergiù sessant'anni fa, permettendosi di sbarcare in Italia quando lei era già diventato il bravo ragazzo fascista che in fondo è sempre rimasto, a sfilarsi di botto la camicia nera per mettersi quella rossa.

Gentile Mario Pirani - non si capisce perché, per dimostrare che sul confino fascista il Cavaliere ha detto una sciocchezza, ella abbia raccontato, sulla Repubblica, che suo padre, quando all’inizio degli anni Quaranta, fu condannato al confino, grazie ai suoi buoni rapporti con Italo Balbo, riuscì a farsi mandare nelle Marche, a Montereale, anziché nel villaggio lucano che gli era stato assegnato; che raggiunse quel comune, con tutta la sua famiglia, a bordo di un'Isotta Fraschini, targata città del Vaticano, messagli a disposizione da monsignor Tardini, il segretario di Stato di papa Pacelli; che lì, dopo un po’, si mise a giocare a bocce con i fascisti locali; che il podestà segnalò la faccenda al duce in persona con un dispaccio vibrante di sdegno; che infine il duce rispose che per porre fine a quello scandalo non era necessario ricorrere, come si faceva altrove, al filo spinato con l’alta tensione: bastava spiegare a quei ragazzi che non stava bene dare troppa confidenza ai confinati.

Gentili volponi dell’affare Telekom-Serbia - non si capisce perché mentre il vero o supposto lato oscuro attribuito agli affaroni del Cavaliere, visti i noti risultati delle sue imprese (tanti miliardi per lui e tanto lavoro per gli altri) non sembra del tutto incompatibile né con l’interesse generale del Paese né con la nostra lealtà verso i nostri alleati, quello attribuito agli affarucci dei suoi nemici, visti gli altrettanto noti risultati della vostra tresca finanziaria col signor Milosevic (qualche mazzetta per voi e tanti quattrini nostri per i vostri compari stranieri ma nessun beneficio per tutti noi), sembra invece assolutamente compatibile con la ricorrente vocazione della nostra sinistra chic a coniugare la causa della propria bottega politica con la prassi dell’intesa sottobanco con tiranni forestieri e sanguinari.

Gentile Claudio Rinaldi - non si capisce perché, rivelando sull’Espresso che il Cavaliere non c’entra niente con lo spirito del ’68, ella voglia incoraggiarci a sospettare che un tipo che da ragazzo pensava soltanto a studiare, divertirsi, lavorare e prepararsi a fare tanti soldi progettando qualche grande impresa vantaggiosa sia per lui sia per il proprio paese sia dopo tutto un po’ più simpatico di chi invece, suppergiù alla stessa età, pensava soltanto a militare, marciare, okkupare, fumare spinelli, fare e ascoltare per ore discorsi scemi in assemblee cretine, travestirsi da guerrigliero, azzuffarsi coi poliziotti, lanciare bottiglie molotof, sognare la Contestazione Globale, civettare col terrorismo e zitto zitto accingersi, sognando di distruggere il Sistema, a infilarsi in qualche suo buco.

Gentile Enzo Siciliano - non si capisce perché, annunciando una tavola rotonda intitolata "Per una Nuova Cultura della Sinistra", ella voglia farci credere di credere che la Cultura di cui la Sinistra dispone oggi sia vecchia.