Presto un
grande convegno mondiale con tutti gli esuli. Il Ministro per gli Italiani nel
Mondo, On. Mirko Tremaglia, ha preso parte lunedì 10 febbraio, alle
manifestazioni organizzate dalle Associazioni degli esuli in memoria dell’esodo
degli italiani dell’Istria e della Dalmazia. In mattinata, con il Presidente
della Provincia di Roma, Silvano Moffa, e della Regione Lazio, Francesco Storace,
ha presenziato alla deposizione di una corona d’alloro all’Altare della
Patria mentre nel pomeriggio, insieme al Vice Presidente del Consiglio,
Gianfranco Fini, ha preso parte alla cerimonia che si è svolta in piazza dei
Giuliani e Dalmati, davanti al Monumento dell’Esodo. “Il 10 febbraio – ha
detto Tremaglia - in cui si ricorda la firma del Trattato di Pace del 1947, deve
diventare, come chiesto da più parti, una Giornata della Memoria e della
Testimonianza, per non dimenticare quanto accaduto. Oggi, qui, compiamo un atto
di doveroso omaggio e di profonda devozione verso tutti i Caduti e tutti gli
esuli che, per la vendetta comunista delle bande di Tito, hanno pagato la loro
unica colpa: essere italiani”.
Il Ministro si è anche soffermato sulla necessità che le nuove generazioni possano conoscere davvero le dolorose vicende degli esuli: “Basta con i silenzi. Basta con gli ostracismi. Noi abbiamo una grande responsabilità: tenere viva la memoria. A cominciare dalla memoria degli orrori delle foibe (nell'immagine la foiba di Basovizza secondo una ricostruzione dell'esercito inglese), mai ufficialmente riconosciuti. Per questo il Ministero degli Italiani nel Mondo si farà promotore di un grande convegno mondiale che riunisca gli esuli di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia. Sarà una preziosa occasione per ricordare e per discutere dei problemi ancora aperti”. A cominciare da quello della restituzione dei beni: “Noi ci battiamo e ci batteremo – ha concluso il Ministro – perché gli esuli possano tornare e riavere le loro case: i loro diritti devono essere riconosciuti”.
La redazione di ITALIAMIGA, in questo giorno della memoria, intende ricordare
un piccolo, sconosciuto eroe che, per primo, ha tentato collegare con un laccio
invisibile di solidarietà gli esuli istriani e dalmati nel mondo, effetuando
una
crociera in solitario intorno alla terra. Malgrado le forze della natura
sembrassero essere più forti di lui, non si è tirato indietro: è stato
speronato, ha avuto una serie infinita di danni durante le tempeste nell'attraversare
l'oceano Atlantico, nel costeggiare l'Argentina e nell'attraversare Capo Horn. Si è dovuto fermare varie volte per riparare l'imbarcazione, lo
Joshua, assoggettandosi ai lavori più faticosi a Ushuaia, l'ultima terra
abitata del continente americano (fondata da 400 emigranti friulani, nell'800), poi quando tutto sembrava risolto, è stato
fermato dalla burocrazia. Parliamo di Giovanni Leone, un camionista di
Monfalcone che ha combattuto la sua battaglia, con il suo Joshua, contro le avversità atmosferiche
potendo contare su pochi amici, senza i grandi media (solo il Piccolo di Trieste
si è occupato di lui) e senza sponsor. ITALIAMIGA vorrebbe dedicare anche a lui
questa giornata della Memoria.
Joshua e' stato capovolto in Pacifico, gia' a 200 mg. a Ovest di Capo Horn. Montagne di acqua frangente lo hanno sollevato, girato e sepolto con gli alberi sott' acqua a piu' di 135 gradi.
Il giorno 01 luglio 99 alle ore 18 UTC ho doppiato Capo Horn (per la prima volta), il tempo era pessimo ma gestibile.
Nel giro di un paio d' ore la prima tempesta, forza 9-10. Verso sera presa la cappa per 1 notte e 1/2 giornata; durante le quali sono stato ricacciato a SE, ridoppiando all' indietro Capo Horn.
Il 2 luglio ho ripreso la navigazione, anche se molto dura. Lo yankee 2 e mezzana fatti a brandelli. Montata la tormentina; con solo essa velocita' di oltre 9 nodi, sbandamento circa 50 gradi. Tutto vibrava, alberi..... scafo..... tutto. Joshua ha sopportato colpi tremendi. La seconda tempesta si e' portata a forza 10, o forse piu', un inferno spaventoso. Sono stato coricato con gli alberi in acqua credo 2 o 3 volte. Ha cessato di funzionare la pompa di sentina....... acqua e gasolio della stessa salivano su per le pareti, mobili e gavoni durante gli sbandamenti.
Pavimento, moquette, materassi ecc.. tutto intriso, viscido.
Durante il giorno 04 luglio sopraggionta la terza burrasca, che sara' la peggiore e piu' forte nel giorno 05 luglio. Ha cessato di funzionare il GPS e le batterie del motore sono state sradicate nonostante le cinghie. Subentrato un corto circuito, odore di bruciato... Cessa di funzionare il VHF ed il solenoide di avviamento del motore si brucia.
Preoccupante rumore proveniente dall' asse elica, che per effetto dell' acqua e della velocita' di Joshua , girava impazzito. Impossibile bloccarlo.
Il livello dell' acqua in sentina saliva.......... e la pompa era bruciata; sgottavo prima a mano, poi vi ho deviato il tubo di aspirazione del WC usandone la sua pompa a mano.
Ridoppiato Capo Horn verso Ovest insistendo sulla rotta programmata. Con il solo fiocco da cappa di mt.8,
Joshua, in una vibrazione continua e terribile lungo tutto lo scafo, schizzava a quasi 10 nodi con colpi tremendi di prua. Poi, bevendo un po' d' acqua ho scoperto che i 600 lt. dei serbatoi erano salati; e non so spiegarmi ancora come. Forse dal tappo in coperta, o altra causa non ancora nota, il mare si e' parzialmente sostituito all' acqua dolce. Non potendo dunque navigare per 3 mesi senza acqua dolce, decido di invertire la rotta e tornare almeno a Port Williams, sull' isola Cilena di Navarino per sistemare le cose e riprendere il viaggio.
Giorno 05 luglio 99. Mi trovavo a 200 mg. ad Ovest di Capo Horn, invertita la rotta. GPS muto o funzionava solo a brevi tratti; sestante inutilizzabile per cielo nero e nuvoloso. La tempesta continuava ad infuriare con intensita' leggermente crescente. Alle 03,00 mancavano 60 mg. circa al 4* doppiaggio di Capo Horn, ma questa volta verso Est. Il barometro scende ancora a 985, sapro' poi a Port Williams che sono incappato in un sistema di ben 8 depressioni, un' esagerazione !! Sembrano messe tutte li per uccidere qualunque forma di vita, visto che laggiu' vita non c' e'. Dalle 03,00 in poi la cosa diventa sempre meno gestibile........
Ore 09,00 del mattino, il GPS riesce a darmi il punto: S 56.32 - W 67.16 e....... TRAGEDIA !!
Ho percepito un sordo ma possente boato, subito seguito da un colpo tremendo ed una sensazione di vuoto allo stomaco, tipo montagne russe. In un paio di secondi Joshua e' stato sollevato da un' ondata tremenda, enorme e frangente. Poi e' stato girato, spinto in giu' e sepolto con gli alberi in giu', a piu' di 135 gradi sott' acqua. Ho visto volarmi addosso ogni cosa con velocita' e forza incredibili. Un' ascia ha lasciato il suo posto andando a conficcarsi sul legno della parete di fronte. La radio SSB sradicata e sparata sul bollitore, come pure altra strumentazione. Caos tremendo. Gasolio fuoriuscito da qualche parte era dappertutto, come pure olio motore fuoriuscito da una latta da 20 lt. rottasi.
Poi il silenzio totale......... e per alcuni secondi solo il gorgoglio del ribollire dell' acqua....... Joshua era sotto........
Appena raddrizzato, nel caos che regnava ovunque, ho fatto subito un' analisi della situazione del momento.
Tormentina parzialmente danneggiata sulla balumina; strallo di prua spezzato; come pure una volante della maestra. Crocetta destra divelta, portata via; alcune sartie andate... Radar fuori uso (credo per acqua nello scanner). Rullo di cima strappato dalla coperta, cosi' pure le luci di navigazione e di testa d' albero ecc.; ciambelle, boette luminose ecc.... tutto ! Timone a vento spezzato. Piu' tardi perdero' anche l' elettrico che si brucera' e cessera' di funzionare. I silent block del motore divelti; esso ora balla pericolosamente nel suo vano. Ho dovuto bloccarlo con una catena, in caso di nuovo capovolgimento.
Temevo per l' albero ormai sostenuto solo dalle sartie basse, che la tormentina senza piu' strallo sollecitava esageratamente. Ho potuto navigare per molte ore con mure a sinistra per NE, lato in cui avevo ancora una sartia alta. Il motore anch' esso quasi fuori uso, mi ha dato problemi ininnominabili, piantandomi anche 3 volte nell' angusto Paso Picton, canale tra le isole Picton e Navarino, di notte, senza luna e con vento di 45 nodi.
Con mezzi di estrema precarieta', senza dormire, ne' mangiare, ne' pilota di alcun tipo, dalla mattina del 05 luglio alla sera dell' 08 luglio, sono riuscito a raggiungere prima Port Williams in Cile e poi Ushuaia in Argentina, alle 19,00 UTC. In Capitaneria Cilena ho richiesto la mappa del tempo del 05 luglio, che ti allego. Come puoi vedere e' una cosa esagerata, mai tante depressioni insieme, io e Joshua non abbiamo avuto fortuna ne' con il tempo, ne' con le mie attrezzature. Nulla mi ha aiutato, tutto si rompeva, tutto cedeva. Solo lo scafo e' stato all' altezza della situazione, credo di dovere a lui la vita che ancora conservo. Sono propenso nel credere che uno scafo di legno o fibra di vetro avrebbe potuto essere stato fatto a pezzi, senza tanti complimenti...
Tutte le attrezzature sono purtroppo vecchie, tutto ha gia' una sua usura, nulla e' resistente come nuova. Questo e' uno dei motivi di tutto questo cedimento; materiali e attrezzature stanche per mancanza di mezzi.
Per questo motivo ora Joshua e' impotente a riprendere il viaggio in tempi brevi, ti prego percio' di informare tutti i circoli, Consolati, amici e quant' altri aspettano, seguono o sono comunque interessati. Per favore, fallo tu; io ho limitate possibilita' di usare molto internet a livello di amicizia, tutto costa caro qui'; tra l' altro ora al Club AFASYN sono a pagamento...
Comunque per la cronaca, neanche questo mi piega o mi ha intimorito, sono piu' agguerrito che mai, ed appena saro' in grado di rimettere in sesto Joshua, il viaggio continuera' fino a portarlo a termine.
Qui é quasi inverno, fa molto freddo; e certamente non é l´ideale per Capo Horn, specie verso West, pero voglio andarmene da qui. Questo fax serve come saluto, anche se mi occorreranno ancora una decina di giorni o più per le cose ancora da fare: Poi avrò le provviste, combustibile, burocrazia ecc.. Perciò se ti fa piacere rispondermi, sai di avere sicuramente più di una settimana di tempo. Il giorno della mia partenza reale ve lo comunicherò sinteticamente con due righe di e-mail e fax. Ciao Comodoro! E grazie ancora per la buona intenzione.
E' impossibile descrivere compiutamente il significato di questo Raduno Mondiale degli Esuli istriani, fiumani e dalmati a Trieste. Da un primo punto di vista, esso rappresenta l'occasione per ricordare ed attribuire il giusto significato a quella che è stata una delle pagine più drammatiche - e purtroppo dimenticate - della storia del nostro paese. Una tragedia consumata sotto silenzio per ciquant'anni da gente che ha vissuto il proprio dolore con silenzio e dignità, un dramma che è stato rimosso dalla coscienza nazionale, occultato, perché ideologicamente e politicamente scomodo, cancellato dai libri di storia, in questi giorni finalmente riemerge alla sensibilità collettiva come una tragedia italiana.
D'altro lato, in questi giorni viene testimoniata anche la violenza di un regime jugoslavo che ingiustamente e brutalmente cacciava dalle proprie terre d'origine coloro che si erano "macchiati" dalla sola sincera colpa di sentirsi italiani. Ci voleva questo Raduno per affermare con chiarezza che, malgrado tutto, questa gente continua a vivere ed esistere in quanto comunità, forti dei propri valori e sentimenti di cultura comune, che mai nessuno potrà rubare. Ricordiamo le centinaia di migliaia di persone che, abbandonato ogni avere, hanno dovuto battere nuove strade, anche lontane dalle tradizioni familiari, in ambiti lavorativi e sociali nuovi e spesso ostili; ricordiamo chi, con la parsimonia tipica di quelle terre, ha saputo ricostruire per sé e per i propri cari un futuro.
Questo Raduno a Trieste, infine, vuole rappresentare l'occasione per sottolineare il contributo che le genti istriane, fiumane e dalmate hanno saputo silenziosamente e concretamente dare alla crescita sociale ed economica della nostra città e della Venezia-Giulia, tra la metà degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Settanta.
In fondo è questo che vogliamo celebrare oggi: la capacità di ricominciare, di ricostruire, di non arrendersi alle forti ed improvvise avversità esterne da parte di un popolo che si è fatto onore, a Trieste e nel mondo, per le proprie doti di adattamento, di capacità e di laboriosità.
Ricordare quegli avvenimenti di ieri, e ripercorrere la strada da allora fatta, non può che rafforzarci e spingerci a ricercare con ancor maggiore caparbietà la strada giusta per crescere e superare le difficoltà che oggi ci accompagnano.
A tutti un caldo e cordiale benvenuto. Bentornati a casa.
Libreria "La Bancarella".