“Al contrario di molti paesi con lo stesso livello di sviluppo, in Brasile la
rendita pro-capite non si concentra per aumentare il risparmio, bensì per
aumentare il consumo dei più ricchi. La miseria di buona parte del popolo
brasiliano è la contropartita dell’iperconsumo di una piccola minoranza
privilegiata” . Quasi un testamento. Parole come macigni profferite, qualche
mese addietro, da Celso Furtado, uno dei più grandi economisti del mondo morto
nel novembre del 2004. Brasiliano, paraibano con molto orgoglio, fondatore di
una delle agenzie di sviluppo più importanti del paese(SUDENE), Celso Furtado ha
influenzato generazioni di economisti con le sue teorie sullo sviluppo economico
giusto. Negli ultimi mesi della sua vita(Furtado aveva 84 anni) andava
criticando la politica sociale dell’attuale governo che avrebbe, di lì a poco,
fatto fuori due importanti figure dell’area sociale del PT da anni legati a
Lula: Carlos Lessa(Presidente BNDS) e Frei Betto(Coordinatore FOME-ZERO). Per
sottolineare ancora una volta le lucide, terribili parole di Furtado proprio in
questo giorni, in barba ai dati straordinari dell’ultima bilancia commerciale e
di una incoraggiante quanto timida ripresa economica trascinata dai numeri
record delle esportazioni e dell’agricoltura, il Banco Centrale decide di
effettuare il terzo consecutivo aumento dei tassi d’interesse portandolo,
praticamente, al primo posto del ranking mondiale. Palocci difende il più alto
tasso d’interessi del pianeta quale unico rimedio per tenere sotto controllo l’inflazione.
E così sia… Così, mentre i “lulisti” di tutto il mondo esultano per i brillanti
risultati della macro economia, l’UNICEF denuncia nell’ultima relazione
intitolata “ Situazione Mondiale dell’Infanzia - 2005” la presenza, incomoda per
molti soloni della politica brasiliana, di 27,4 milioni di brasiliani con età
fino a 17 anni che vivono sotto la soglia della povertà. Allo stesso modo non
farà notizia, soprattutto dopo l’onda assassina che ha messo in ginocchio l’Asia,
i 14.000 adolescenti dai 12 ai 19 anni che ogni anno muoiono in Brasile a causa
della violenza urbana sempre secondo l’UNICEF. E allora tutti naso un su ad
ammirare l’Aerolula, il nuovo lussuosissimo aereo presidenziale costato la
bazzecola di 56 milioni di dollari, fulgido esempio di “…iperconsumo di una
piccola minoranza privilegiata” nella definizione amara del defunto economista.
Mezz’ora, invece, è il tempo medio stimato da un recente studio di servizi
sociali di Rio de Janeiro, per un ragazzo di strada essere preso dalla polizia,
avviato alle cure di una istituzione e ritornare esattamente da dove era venuto:
dalla strada! È incredibile assistere, dopo anni di pratiche di questo tipo così
chiaramente fallimentari, al perpetrarsi di tali strategie che non fanno altro
che sottolineare l’inadeguatezza delle politiche e delle strutture preposte ad
affrontare il problema dei ragazzi di strada. Da anni andiamo dicendo che il
sistema degli organismi pubblici e privati atto a raccogliere e orientare i
ragazzi di strada è anacronistico, sorpassato, ormai, dall’evidente necessità di
lavorare sulla famiglia ed il nucleo significativo degli affetti e dei legami
comunitari laddove essi esitono o possono essere attivati. Tam Tam Brasile
ricorre alle case d’accoglienza per minori solo in ultima istanza come, tra l’altro,
prescritto dall’articolo 92, cap.2 dello Statuto dei bambini e degli adolescenti
– legge 8069/90” che priorizza il ritorno del bambino nel seno familiare e
comunitario. Tra gli altri diritti dell’infanzia brasiliana riconosciuti nello
Statuto ci sarebbe quello sacrosanto allo studio. Basta solo dirlo ai genitori
che fanno la fila giorni e giorni accampati al ben peggio fuori alle scuole
pubbliche per garantire alla prole un posto, per testare lo stato di salute del
diritto e del senso civico tra le istituzioni pubbliche quando si tratta di
garantire l’essenziale. Per salute, sicurezza e studio, quindi, passare tra(forse)
vent’anni. Per ora va bene un altro bel Carnevale…