Il
presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso ha presentato ieri al
parlamento europeo il suo piano di cinque anni che ha come obiettivo dominante
quello di creare nuovi posti di lavoro. Tema sin troppo ovvio, dato che proprio
ieri è giunta la notizia che la Germania ha superato il tetto dei 5 milioni di
disoccupati, un record storico che non ha eguale dal dopoguerra, in rapporto ai
senza lavoro delle due Germanie. Ma, a differenza di quello di Romano Prodi, suo
predecessore, il piano di Barroso non è apparso né enfatico né velleitario. A
differenza di Prodi, Barroso non ha abbracciato la retorica europeistica, anzi
ha ammesso che l’indifferenza verso l’idea europea è diffusa. I buoni propositi,
sostiene Barroso, vanno adattati alla realtà e ci vuole, finalmente, senso
pratico. Il rimprovero di mancanza di senso pratico era, ovviamente, rivolto al
suo predecessore. Per Barroso la prima priorità sta adesso nel rendere operativi
i grandi progetti rimasti a metà strada. Anche qui si cela una critica al modo
di procedere precedente. Ma non è solo una questione d’efficienza operativa, c’è
anche una profonda differenza di impostazione. Mentre Prodi poneva sullo stesso
piano la crescita economica, il benessere sociale e l’ambiente per Barroso la
crescita economica è intanto l’obiettivo prioritario e, poi, anche il mezzo per
conseguire gli altri due obiettivi. E così, l’agenda del nuovo presidente della
Commissione comprende, in prima linea, temi come la deregolamentazione, mentre
la Commissione di Prodi aveva inondato la Comunità di regole e controlli di ogni
specie; ed aveva esercitato sugli stati membri una costante pressione per la
regolamentazione minuziosa dei mercati. La distinzione fra il profilo pro
mercato di Barroso e il dirigismo della precedente commissione sono emerse, così
con chiarezza. Ma non è certo che Barroso abbia la strada spianata, perché Oulk
Nyrup Rasmussen presidente del gruppo parlamentare socialista europeo ha bollato
il programma come un’agenda neoconservatrice che “contraddice la via europea”.
Secondo il principio che si è buoni europei solo se si aderisce al pasticcio
vetero socialdemocratico.