Bersani lo smemorato dà i numeri

di ELISA CALESSI - da Libero dell'8 aprile 2004

Un elemento del Mo.SeDa qualche giorno è in corso una guerra fatta a suon di cifre. Il casus belli, come si conviene, è scoppiato nel salotto di Bruno Vespa. Succede che Silvio Berlusconi snocciola i risultati di quello che considera il fiore all'occhiello dei due anni di governo: le Grandi Opere. Aperture di cantieri nelle principali autostrade del Paese, trafori iniziati, snodi stradali resi più snelli, il Mose di Venezia che finalmente prende corpo. La sinistra, doverosamente, risponde. Come? Pierluigi Bersani, ex ministro dei Trasporti nei governi dell'Ulivo, convoca stampa e tv per illustrare il suo contro-dossier. Una cartellina zeppa di numeri che smentiscono altri numeri. Quelli del Cavaliere. I miliardi di opere attivate sono 38, dice Bersani, non 48. Il tal cantiere è stato progettato quando c'erano loro, non Berlusconi. Il mattone di inaugurazione della Variante di Valico fu messo da Tonino Di Pietro, non dal Cavaliere. E via così per un'ora. L'ovvia morale è che tanto Berlusconi, quanto il suo ministro Pietro Lunardi sono dei gran bugiardi. Imbonitori di popolo. Numeri contro numeri. Ma è proprio così? Stringendo, Bersani contesta a Lunardi (e a Berlusconi) di vantarsi di opere già progettate dai governi dove lui stesso era ministro. Domanda: perché, se quei progetti esistevano, non sono mai diventati realtà? Bersani era ministro dei Trasporti. Dov'era quando sulla tangenziale di Mestre passavano 140mila veicoli al giorno? E quando a Venezia per 60 volte in un anno l'acqua alta allagava negozi, imprese e monumenti? Tanto di cappello se ha elaborato Grandi Idee per risolvere il caso. Ma come mai, quando lui e Di Pietro erano ministri, di Grandi Opere non se n'è vista, seppure allo stadio iniziale, neanche una? Sul raccordo anulare di Roma circolavano 160mila veicoli al giorno con un costo superiore ai 350 miliardi di lire, inquinamento a mille e incidenti quotidiani. L'offerta delle metropolitane di Roma e Napoli era inesistente. Bersani, di certo, ne era al corrente. Ma era impegnato a progettare Grandi Idee. Solo che lungo i nostri valichi, il cui numero è rimasto invariato dagli anni Sessanta a oggi, continuavano a transitare 130 milioni di tonnellate l'anno, con un aumento del traffico del 90 per cento. Come mai l'Europa, faro del centrosinistra, non aveva concesso all'Italia alcun finanziamento per migliorare la rete delle infrastrutture? Come mai Bruxelles non si era preoccupata del beato isolamento in cui si trovava il nostro Paese in assenza di corridoi che lo collegassero al resto del Vecchio Continente? Tonino Di Pietro pose il primo mattone per la Variante di Valico. Bene. Perché, allora, non seguirono altri mattoni? Possibile che i divieti dei vari enti locali poterono più delle Grandi Idee uliviste? E poi il Sud, guardato con particolare cura dal centrosinistra. Dov'erano i governi di centrosinistra quando alcune zone del Mezzogiorno ricevevano l'acqua solo 12 ore ogni sei giorni? La sinistra sbeffeggia Berlusconi che è sempre lì a parlare dell'asse Salerno-Reggio Calabria. Capirai, dicono loro, cosa ci vuole. Ma Bersani, stimato ministro dei Trasporti, ricorderà sicuramente cos'era quell'autostrada fino a due anni fa. Rammenterà il percorso tortuoso che dovevano fare camion e auto per oltrepassare quel tratto di Appennino, le lamentele dei trasportatori, i ritardi nelle consegne, le urla degli imprenditori. E ricorderà come il governo di cui faceva egregiamente parte decise di dividere i lavori in ben 74 lotti. Con il risultato che le ruspe, in quel tratto, non arrivarono mai. Stessa sorte toccò al Terzo Valico, l'asse ferroviario che collega Genova, Novara e Milano. Opera che doveva permettere, nei progetti ulivisti, al porto ligure di competere con quelli del Mediterraneo. Le Grandi Idee restarono sulla carta. Il famoso Terzo Valico si è sbloccato solo ora. E l'asse Bergamo, Brescia, Milano? Su quel tratto viaggia il 43 per cento delle merci del Paese. Quando Bersani lasciò il ministero su quella strada il massimo della velocità possibile non superava i dieci chilometri orari. Ai dotti governi dell'Ulivo non poteva essere sfuggito. Sarà il caso, la fortuna, ma da due anni in qua qualcosa si è mosso. Strano, no?