Da
qualche giorno è in corso una guerra fatta a suon di cifre. Il casus belli,
come si conviene, è scoppiato nel salotto di Bruno Vespa. Succede che Silvio
Berlusconi snocciola i risultati di quello che considera il fiore all'occhiello
dei due anni di governo: le Grandi Opere. Aperture di cantieri nelle principali
autostrade del Paese, trafori iniziati, snodi stradali resi più snelli, il Mose
di Venezia che finalmente prende corpo. La sinistra, doverosamente, risponde.
Come? Pierluigi Bersani, ex ministro dei Trasporti nei governi dell'Ulivo,
convoca stampa e tv per illustrare il suo contro-dossier. Una cartellina zeppa
di numeri che smentiscono altri numeri. Quelli del Cavaliere. I miliardi di
opere attivate sono 38, dice Bersani, non 48. Il tal cantiere è stato
progettato quando c'erano loro, non Berlusconi. Il mattone di inaugurazione
della Variante di Valico fu messo da Tonino Di Pietro, non dal Cavaliere. E via
così per un'ora. L'ovvia morale è che tanto Berlusconi, quanto il suo ministro
Pietro Lunardi sono dei gran bugiardi. Imbonitori di popolo. Numeri contro
numeri. Ma è proprio così? Stringendo, Bersani contesta a Lunardi (e a
Berlusconi) di vantarsi di opere già progettate dai governi dove lui stesso era
ministro. Domanda: perché, se quei progetti esistevano, non sono mai diventati
realtà? Bersani era ministro dei Trasporti. Dov'era quando sulla tangenziale di
Mestre passavano 140mila veicoli al giorno? E quando a Venezia per 60 volte in
un anno l'acqua alta allagava negozi, imprese e monumenti? Tanto di cappello se
ha elaborato Grandi Idee per risolvere il caso. Ma come mai, quando lui e Di
Pietro erano ministri, di Grandi Opere non se n'è vista, seppure allo stadio
iniziale, neanche una? Sul raccordo anulare di Roma circolavano 160mila veicoli
al giorno con un costo superiore ai 350 miliardi di lire, inquinamento a mille e
incidenti quotidiani. L'offerta delle metropolitane di Roma e Napoli era
inesistente. Bersani, di certo, ne era al corrente. Ma era impegnato a
progettare Grandi Idee. Solo che lungo i nostri valichi, il cui numero è
rimasto invariato dagli anni Sessanta a oggi, continuavano a transitare 130
milioni di tonnellate l'anno, con un aumento del traffico del 90 per cento. Come
mai l'Europa, faro del centrosinistra, non aveva concesso all'Italia alcun
finanziamento per migliorare la rete delle infrastrutture? Come mai Bruxelles
non si era preoccupata del beato isolamento in cui si trovava il nostro Paese in
assenza di corridoi che lo collegassero al resto del Vecchio Continente? Tonino
Di Pietro pose il primo mattone per la Variante di Valico. Bene. Perché, allora,
non seguirono altri mattoni? Possibile che i divieti dei vari enti locali
poterono più delle Grandi Idee uliviste? E poi il Sud, guardato con particolare
cura dal centrosinistra. Dov'erano i governi di centrosinistra quando alcune
zone del Mezzogiorno ricevevano l'acqua solo 12 ore ogni sei giorni? La sinistra
sbeffeggia Berlusconi che è sempre lì a parlare dell'asse Salerno-Reggio
Calabria. Capirai, dicono loro, cosa ci vuole. Ma Bersani, stimato ministro dei
Trasporti, ricorderà sicuramente cos'era quell'autostrada fino a due anni fa.
Rammenterà il percorso tortuoso che dovevano fare camion e auto per
oltrepassare quel tratto di Appennino, le lamentele dei trasportatori, i ritardi
nelle consegne, le urla degli imprenditori. E ricorderà come il governo di cui
faceva egregiamente parte decise di dividere i lavori in ben 74 lotti. Con il
risultato che le ruspe, in quel tratto, non arrivarono mai. Stessa sorte toccò
al Terzo Valico, l'asse ferroviario che collega Genova, Novara e Milano. Opera
che doveva permettere, nei progetti ulivisti, al porto ligure di competere con
quelli del Mediterraneo. Le Grandi Idee restarono sulla carta. Il famoso Terzo
Valico si è sbloccato solo ora. E l'asse Bergamo, Brescia, Milano? Su quel
tratto viaggia il 43 per cento delle merci del Paese. Quando Bersani lasciò il
ministero su quella strada il massimo della velocità possibile non superava i
dieci chilometri orari. Ai dotti governi dell'Ulivo non poteva essere sfuggito.
Sarà il caso, la fortuna, ma da due anni in qua qualcosa si è mosso. Strano,
no?