Berlusconi: Craxi mi prego' di intervenire nel caso SME

Milano (5/5/2003)

Nell'aula della prima Corte d'Assise d'Appello, al primo piano del palazzo di Giustizia di Milano, dove il processo e' stato spostato perche' quella della prima sezione penale del Tribunale era troppo piccola per contenere anche giornalisti, troupe televisive e curiosi, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in circa un'ora di dichiarazioni spontanee ha cercato di dimostrare la ''paradossalita' dell'accusa'' di corruzione in atti giudiziari che gli viene mossa per la vicenda Sme.

Silvio Berlusconi ha riletto la vicenda della mancata cessione del settore alimentare dell'Iri a Carlo De Benedetti, adombrando anche la presenza, in quell'operazione, di tangenti ''a una corrente del partito di maggioranza'' di allora. Tangenti di cui gli parlo' Craxi e delle quali Giuliano Amato avrebbe avuto ''non indizi, ma prove''.

Una operazione che Craxi gli chiese di bloccare, perche' ''nata nel segreto, e inaccettabile'', perche' dannosa per la stessa Iri. Romano Prodi, a detta del premier, avrebbe negato a piu' persone, in particolare autorevoli rappresentati del mondo agroalimentare, che l'Iri avesse intenzione nell'85 di vendere la Sme. Della trattativa in via di conclusione tra l'Ente di Stato e De Benedetti, seppe quando si trovava in Spagna per trattare l'acquisto di Telecinco. Berlusconi ha difeso il suo comportamento e ha spiegato che in quell'intervento non aveva interesse diretto, ne' personalmente, ne' con il suo gruppo. Il premier ha quindi chiesto che vengano sentite nel processo Sme gran parte delle persone che ha citato quest'oggi. E lui sara' in aula quando testimonieranno, nonostante i suoi impegni, in quanto la vicenda riguarda ''la moralita' del presidente del consiglio'', al quale la maggioranza degli italiani ''ha affidato la responsabilita' e l'onere di governare il paese''.

Dichiarazione dell’On. Vittorio Craxi

“Il Presidente del Consiglio, On. Silvio Berlusconi, ha riferito del suo impegno nella vicenda SME, in cui venne coinvolto in qualità di imprenditore, raccontando esattamente le cose come stavano. Ed è altrettanto vero che proprio il suo impegno, in quell’occasione, sventò una vendita sottocosto e già indirizzata di un’industria dello Stato”. “Così ne ho sempre sentito parlare da mio padre, Bettino Craxi, la cui testimonianza essenziale è stata, peraltro, più volte riprodotta in interviste e scritti. Vi sono autorevoli testimoni dell’epoca, chiamati in causa dal Presidente Berlusconi, che avrebbero il dovere, oggi, di raccontare la semplice verità”.

 

La maggioranza non avra' nessuna incertezza nel ristabilire la pienezza costituzionale.

Lo scrive il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in una nota in cui chiede all'opposizione di "rinunciare ai pregiudizi e alla demagogia di un decennio" e chiede che siano "ripristinate le barriere di garanzia capaci di affermare una vera divisione dei poteri. Ha ragione il presidente della Camera quando dice che la Costituzione non e' un campo di battaglia.

Purtroppo la Costituzione fu trasformata in campo di battaglia nella primavera demagogica e giustizialista del '93, quando i parlamentari furono privati del voto segreto sulle questioni personali e di coscienza per aver affermato che su alcune richieste di autorizzazione a procedere del pool di Milano pesava il sospetto di una persecuzione, e quando furono tolte, sotto l'offensiva linciatoria delle monetine, le immunita' parlamentari volute dai padri costituenti. E' per tornare alla Costituzione che la maggioranza parlamentare si batte oggi senza esitazioni, come sempre quando si tratta di principi liberali."

E' per questo, che si debbono ripristinare le barriere di garanzia capaci di afferrmare una vera divisione dei poteri, la quale implica il diritto degli elettori a scegliersi il governo senza il condizionamento di settori politicizzati della magistratura. E' auspicabile che l'opposizione converga in questo ritorno a una piena democrazia costituzionale, rinunciando ai pregiudizi e alla demagogia di un decennio. Faremo quanto e' possibile perche' cio' accada: ma in questa opera di ristabilimento della pienezza costituzionale non abbiamo e non avremo nessuna incertezza".

"Ancora una volta si utilizza la menzogna come arma politica."

Lo ha affermato il vice presidente dei senatori di Forza Italia, Lucio Malan, che ha replicato al commento della sentarice Magistrelli della Margherita sulle dichiarazioni del premier al processo SME.

"La Magistrelli falsifica la realta' secondo una consolidata tecnica leninista, pensando di mettere in bocca persino a Berlusconi parole che non ha mai detto. Mente sapendo di mentire, perche' gli italiani sanno bene come stanno le cose e lo hanno dimostrato le elezioni del 2001. La Magistrelli parla per disperazione, perche' il Presidente del Consiglio ha dimostrato la sua totale estraneita' ai fatti: una verita' che fa male all'opposizione e che non vuole essere accettata".

Sme, una vicenda iniziata nel 1985 Milano,al centro del processo in corso

La controversa vicenda della Sme, società pubblica alimentare proprietaria dei marchi Motta, Alemagna, Cirio e De Rica, al centro del processo in corso a Milano nel quale è imputato Silvio Berlusconi, inizia il 7 maggio 1985 quando l'Iri, presieduta, da Romano Prodi firma un contratto preliminare per la vendita del 54,3% della Sme alla Buitoni di Carlo De Benedetti per 497 miliardi. 

La vicenda 

Il consiglio di amministrazione dell'Iri avalla la vendita della Sme a De Benedetti ma l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, considerato da più parti acerrimo nemico di De Benedetti, considera troppo basso il prezzo della Sme ritenendo che l'Iri stia operando una vera e propria svendita. Il 23 maggio 1985 arriva all'Iri una nuova offerta, 550 miliardi, per la Sme, dal commercialista Italo Scalera, e Prodi riapre le trattative. Il 25 maggio, ultimo giorno utile, la Iar, società costituita da Berlusconi, Barilla, Ferrero e un raggrupamento di cooperative, presenta un'offerta di 600 miliardi.

A questo punto De Benedetti chiede il sequestro delle azioni Sme in attesa che il suo contratto con l'Iri venga dichiarato valido. Il 25 giugno però il Tribunale di Roma respinge la sua richiesta. Il 17 gennaio 1986 l'Iri dichiara valida l'offerta Iar.

Il 19 luglio 1986 il Tribunale di Roma annulla definitivamente l'accordo Iri-Buitoni, perché privo del approvazione del ministro delle Partecipazioni Statali Clelio Darida. Nel maggio 1988 la Cassazione conferma questa decisione, la Sme rimane quindi all'Iri senza finire alla Buitoni o alla Iar.

Le tappe del processo 

Un procedimento giudiziario lungo quasi tre anni quello per la vicenda Sme. Queste le tappe più importanti: 9 marzo 2000 - comincia davanti alla prima sezione penale del tribunale di Milano (presidente Luisa Ponti) il primo processo sulle presunte corruzioni dei giudici romani, riguardante il filone Sme. In aula sono presenti tre imputati: l' onorevole Cesare Previti, l' avvocato Attilio Pacifico e l'ex giudice Francesco Misiani (quest'ultimo accusato solo di favoreggiamento). Assente Silvio Berlusconi, accusato, come gran parte degli imputati, di concorso in corruzione.

3 aprile 2000 - respinta la richiesta di riunire i processi Sme e Imi-Sir. - 17 novembre 2000 - la Procura di Milano riformula il capo di imputazione in corruzione in atti giudiziari.

17 novembre 2001 - la prima sezione penale respinge le richieste delle difese di azzerare il processo e di rifare tutto dall'udienza preliminare, alla luce della sentenza di luglio della Corte Costituzionale.

27 dicembre 2001 - i giudici rigettano le richieste di proscioglimento per Berlusconi, Previti e Pacifico, con un'ordinanza nella quale si sostiene che "allo stato non è possibile alcuna valutazione nel merito" perché il dibattimento è in fase istruttoria. Per protesta contro tale decisione Previti revoca i suoi difensori affermando che i giudici vogliono "giungere a una condanna ingiusta".

28 dicembre 2001 - testimoniano il presidente della commissione Ue, Romano Prodi, e l' ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato.

3 gennaio 2002 - respinta la richiesta di interruzione del processo in seguito alla decisione del Guardasigilli di accettare il trasferimento del giudice Guido Brambilla al tribunale di sorveglianza.

7 gennaio 2002 - l'onorevole Previti presenta una richiesta di ricusazione nei confronti del giudice Guido Brambilla. L'istanza sarà respinta il 15.

9 gennaio 2002 - il giudice Brambilla s'insedia formalmente nel nuovo incarico presso il Tribunale di Sorveglianza. Il giorno dopo il presidente della Corte d' Appello di Milano, Giuseppe Grechi, accoglie la richiesta del presidente del tribunale Cardaci e dispone l'immediata applicazione a tempo pieno del giudice Brambilla fino al 31 ottobre per ''continuare a far parte del collegio'' che tratta il processo Sme.

1 marzo 2002 - Previti e Berlusconi presentano alla cancelleria della prima sezione penale del tribunale di Milano istanze di rimessione ad altra sede.

8 luglio 2002 - i giudici respingono tutte le eccezioni sollevate delle difese, compresa la questione di legittimità costituzionale perché ''infondata''.

18 ottobre 2002 - cinque ore di deposizione per Stefania Ariosto, la superteste "Omega".

6 novembre 2002 - la quinta sezione della Corte d'Appello dichiara inammissibile la ricusazione proposta da Berlusconi nei confronti della prima sezione del Tribunale Penale.

15 novembre 2002 - il processo è sospeso e rinviato a data da destinarsi, finché l'autorità giudiziaria inglese comunicherà il giorno in cui sarà possibile l'esame, per rogatoria, di David Mills, il legale ritenuto dall'accusa l' inventore del sistema off-shore Fininvest.