Gli  italiani all'estero ed il Festival di Sanremo

Roma, 4 mar. (Adnkronos) - Patrizia Petrilli

Il link con RAI 1Saranno in milioni gli italiani bloccati per circa una settimana davanti agli schermi televisivi. Italiani residenti in Italia come all'estero, ipnotizzati dal grande evento internazionale, il 52º Festival della canzone italiana che ogni anno da Sanremo trasmette in tutto il mondo l'immagine dell'Italia. Un'occasione che per alcuni nostri connazionali significa ricollegarsi alle proprie origini, per altri invece semplice curiosità. Ma cosa ne pensano veramente del Festival di Sanremo i nostri connazionali? Pronto Italia, il sito dell'Adnkronos per gli Italiani all'estero, lo ha chiesto ad alcuni di loro. "Sanremo è Sanremo anche per gli italiani all'estero". Ad affermarlo è Dino Nardi, membro del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero eletto tra i connazionali residenti in Svizzera. "Anche quest'anno accadrà la stessa cosa - aggiunge Nardi -, con il tradizionale appuntamento canoro di Sanremo e non per nostalgia e, credo, neppure per interesse, bensì per pura curiosità, non tanto nei confronti del Pippo nazionale quanto delle vallette, degli ospiti (il fenomeno Benigni!), dei cantanti e, perché no, anche delle canzonette per scoprire, magari, se ce ne sarà qualcuna finalmente orecchiabile e quindi fischiettabile nei momenti di relax o di solitudine". "Un classico della cultura popolare italiana, una trasmissione da seguire, una pagina della nostra cultura... da far vedere ai nostri figli, da contrapporre ai Chiambretti, alle immagini di piazze inferocite, alle risse in Parlamento. Insomma Sanremo è uno spettacolo da preferirsi a quei tanti che siamo costretti a ingoiarci, uno dei pochi, editi dalla Rai che, come quello di Giorgino Panariello, ha il potere di farci trascorrere, distesi, qualche ora davanti alla televisione". Questo è l'evento canoro secondo Vitaliano Vita, anche lui membro del CGIE eletto a Caracas in Venezuela. Meno interesse, e per motivi del tutto comprensibili, lo dimostrano i connazionali che vivono in Argentina, vessata da una pesante crisi economica, politica e sociale. " Il Festival della Canzone Italiana è stato sempre seguito, soprattutto dagli italiani di età media ed anziani. Oggi - spiega Luis Padulo, consultore della regione Campania in Argentina - la mancanza di lavoro di medicinali, che affligge soprattutto gli anziani, distrae dal Festival". E' "un evento tipicamente italiano cui alcuni italiani dentro e fuori sono particolarmente affezionati". Il commento arriva da Gastone Ortona Orefice, membro del CGIE e giornalista della Rai residente a New York secondo il quale il Festival di Sanremo non avrebbe nessun ruolo nel miglioramento dell'immagine dell'Italia all'estero, "anche se - continua - certamente vi sono italiani e non italiani ( latino americani per esempio ) che lo seguono con interesse. La mia impressione - conclude - e' che il Festival interessi all'estero sopratutto persone di una certa eta' e di un certo tipo di livello culturale". Una impressione condivisa da Claudio Lizzola, anche lui membro del Consiglio generale che definisce Sanremo "un evento entrato da quasi mezzo secolo nel costume nazionale. Come tale certamente interessa le generazioni più vecchie, quelle che qui in Canada sono arrivate durante gli anni 50 e che costituiscono forse il nucleo più forte dei nostri concittadini. Quindi certamente entrano nell'equazione anche sentimenti come la nostalgia, probabilmente non sentita come sofferenza, ma piuttosto come attaccamento alle consuetudini nazionali. Per i giovani - afferma Lizzola -, invece, manca questo aspetto. Però, per molti di loro, soprattutto per quelli che amano la canzone italiana, c'è l'interesse per quanto dal festival scaturisce: nuove canzoni. Si veda il successo all'estero di Ramazzotti, della Pausini e di tanti altri interpreti, specialmente presso i giovani. Il Festival è un po' come la nazionale di calcio. Un filo di collegamento con il passato e con l'attaccamento alle proprie origini". Grande interesse per la canzone italiana è dimostrato dagli italiani in Brasile. Edoardo Pacelli, osservatore del Festival in quanto direttore di un programma radiofonico, afferma che "negli ultimi sei-sette anni si è avuta una riscoperta della musica italiana in Brasile e a Rio, interesse non solo da parte degli oriundi, ma anche da parte del resto della popolazione, giovane e meno giovane, attratta dalla musica italiana attuale. Da Ramazzotti alla Pausini, da Boccelli a Venditti, da Jovannotti a Grignani, per citare appena alcuni tra i più conosciuti". Quindi, più che di nostalgia, Pacelli parla "di vero e rinnovato interesse". Unica critica "fatta unanimamente da italiani e brasiliani - spiega Pacelli - è la continua esposizione di seni, labbra prominenti e cosce, da parte delle varie ancelle che sono imposte in quasi tutti i programmi televisivi italiani. Una esibizione che secondo Pacelli "dà all'estero l'impressione che i telespettatori italiani siano ossessionati dal sesso". P.P.