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Egli si trovava a Miseno dove comandava la flotta ... Ai 24 di ottobre circa
l'ora settima, mia madre gli mostrò una nube di grandezza e forma
straordinaria. Chiese allora i sandali. Salì sopra da un punto da cui si poteva
osservare quel magnifico fenomeno. Apparve una nube incerta a quelli che
guardavano da lontano da qual monte sorgesse; si seppe poi essere stato il
Vesuvio. La somiglianza di tale nube nessuna altra cosa meglio di un pino
avrebbe rappresentato.
Infatti innalzandosi quasi come sopra un lunghissimo tronco in alto ne distendeva in tanti rami, credo perché trasportata da nuovo vento, di poi privata del vento che andava diminuendo o vinta da proprio peso, andava svanendo e allargandosi. A volte bianca, a volte scura e macchiata secondo che avesse portato su o terra o cenere ... Parve opportuno a lui, che era uomo eruditissimo, conoscere quel gran fenomeno da vicino. Ordinò che gli si apprestasse una quadriremi.
A me domandò se volessi andare insieme a lui. Risposi che preferivo studiare e per caso egli stesso mi aveva dato da scrivere ... Si affrettò ad andare colà dove gli altri fuggivano e tenne una rotta diretta e il timone in faccia al pericolo. E così impavido da dettare e prendere appunti su tutte le fasi di quel cataclisma come le raccoglieva con i propri occhi ...
Di già la cenere cadeva sulle navi sempre più calda e più fitta, quanto più si avvicinavano al luogo del fenomeno. Già cadevano anche pomici e pietre nere bruciate e spezzate dal fuoco. Già si era prodotto un improvviso bassofondo... esitando alquanto se ritornare indietro, al pilota che a ciò lo esortava disse: "La fortuna aiuta i prodi. Drizza la prora verso Pomponiano"
Ivi, quantunque il pericolo non fosse ancora vicino, tuttavia considerevole e crescente a chi si avvicinasse, Pomponiano aveva trasportato sulle navi tutti i suoi bagagli, pronto a fuggire se il vento contrario si fosse fermato ... Mio zio, trasportato da vento favorevole, andò da Pomponiano, abbracciò lui che tremava, lo consolò, lo esortò, e per mitigare il suo timore, con la sua tranquillità chiese che lo si trasportasse nel bagno ... Lavatosi, si adagiò sul letto triclínario, cenò mostrandosi allegro o, ciò che fu ugualmente grande, in sembianza di allegro. Frattanto sul Vesuvio, in più luoghi, vaste pianure ed alti incendi rilucevano, il cui splendore era aumentato dalle tenebre della notte. Egli andava dicendo, quasi a rimedio dello spavento, che erano fuochi lasciati dai contadini per la paura e che le ville abbandonate ardevano ... Allora si mise a letto e dormì di un profondissimo sonno. Ma il cortile dal quale si entrava nel cubicolo, riempito di cenere e di pomici, si era tanto rialzato che, se più a lungo avesse indugiato, non sarebbe più potuto uscirne ... Destato, andò da Pomponiano e dagli altri che avevano vegliato. Si consigliarono tra loro se restare nelle case o uscire all'aperto.
Ma per le frequenti e forti scosse i tetti oscillavano e, quasi smossi, dalle fondamenta, sembravano che andassero ora di qua or di là. All'aperto di nuovo si temeva la caduta delle pomici, benché leggere e porose:: il che fu scelto per il confronto dei pericoli ... Ed in Lui la ragion vinse la ragione, in altri la paura e la paura. E posti sul capo dei guanciali, li tennero fermi con pannolini e questo fu un riparo contro i materiali vulcanici che cadevano dall'alto ...
Già altrove era giorno; ivi la notte era più densa di tutte le notti che tuttavia era rischiarata da molte fiaccole e lanterne diverse ... Si deliberò di uscire dal lido e di vedere se il mare permettesse una via di scampo, ma questo si manteneva deserto e contrario ... Intanto mio zio, adagiandosi su di un lenzuolo disteso chiese e bevve due volte acqua fredda. Di poi le fiamme e il puzzo dello zolfo, messaggero delle fiamme, volsero in fuga gli altri ... Appoggiandosi a due servi si alzò ma subito ricadde, venendogli soffocato come io suppongo il respiro di un vapore ancora più denso ...”
Tacito fu così interessato alla vicenda che chiese a Plinio il Giovane ulteriori informazioni. Questi gli scrisse una seconda lettera ... (sintesi). “Molti giorni innanzi si era avvertito il terremoto, senza però farci gran caso, perché la Campania che è avvezza; ma in quella notte esso crebbe talmente che parve non si scuotesse, ma che crollasse ogni cosa...
Già faceva giorno da un'ora e pur la luce era tuttavia incerta e quasi languente.
Già scrollate le case di intorno, benché in un luogo aperto ma stretto, grande era il timore di rimanere schiacciati. Allora, finalmente ci parve bene uscire fuori città. Ci seguì un popolo sbigottito, e ciò che nello spavento ha l'aria di prudenza, antepone al propri parere l'altrui, e affollato incalza e preme chi fugge.
Usciti dall'abitato ci fermammo. Quivi molti fenomeni e molti pericoli. I carri che ci facemmo venir dietro, ancorché in un terreno del tutto piano, davano indietro e neppure per forza di pietre restavano nello stesso punto... Oltre a ciò il mare si vedeva riassorbíto in se stesso e quasi respinto dal terremoto. Certo il lido si era prolungato e molti pesci rimasero in secco.
Dal lato opposto una negra e spaventevole nube, squarciata dal rapido volteggiare di un vento infocato, si apriva in lunghe liste di fuoco; erano esse come lampi e più che lampi... Né molto passò che quella nube si abbassò verso terra e coprì il mare. Circondò e nascose Capri, e poi tolse allo sguardo il promontorio di Miseno. .. Cadeva giù la cenere, non però ancora fitta; mi volsi e vidi sovrastarmi le spalle una densa caligine che qual torrente spargendosi per terra ci incalzava. Seduti appena si fece notte; non di quelle nuvolose e senza luna, ma come è in un luogo chiuso, smorzati i lumi. Allora avresti udito l'urlare delle donne; il guaire dei fanciulli, il gridare dei mariti; gli uni cercavano a gran voce di voler riconoscere i padri; gli altri i figliuoli; gli altri i consorti; chi commiserava il suo caso; chi quello dei suoi; vi erano di coloro che, per timore della morte la invocavano. Molti supplicavano gli dei; molti stimavano che non ve ne fossero più e che quella notte dovesse essere la fine del mondo...
Finalmente fece un po' chiaro; né questo ci pareva giorno; ma come foriero di un fuoco vicino; ma il fuoco non venne; invece nuova oscurità e nuovo lembo di cenere fitta. Noi levandoci di tanto in tanto la scotevamo di dosso, altrimenti ne saremmo stati nonché coperti, schiacciati...”