La Fabbrica Bella

Edoardo Pacelli - Rio de Janeiro, 13 maggio 2003

Il console generale, Francesco MarianoIn una cornice favolosa, nel Centro Culturale della Giustizia federale, che è ospitato in uno dei meravigliosi palazzi rimasti miracolosamente in piedi dal tempo dell'apertura della attuale Avenida Rio Branco, costruita dall'architetto italiano Antonio Jannuzzi, l'arte del design italiano, o meglio, toscano, ha fatto il suo ingresso nella città di Rio de Janeiro, nella mostra "La Fabbrica Bella". All'apertura, il presidente del Centro, il giudice dr. Paulo Freitas Barata, ha voluto sottolineare l'importanza della mostra anche in vista della possibile ricaduta sul tessuto sociale ed economico della città di Rio. Ha quindi preso la parola il Console Generale d'Italia, Francesco Mariano, che si è detto orgoglioso di poter presentare al pubblico carioca, così competente in fatto di sensibilità artistica, un evento tanto importante come l'odierno. Ha sottolineato, inoltre, come sia stata data la precedenza alla città di Rio, visto che la seconda tappa dell'esposizione si concretizzerà, in ottobre, nella città della mela, New York. Questo riconoscimento si deve al fatto come sia notorio, per gli italiani, che la capitale della cultura brasiliana, sia la città di Rio. La circostanza ha voluto, ha affermato il dottor Mariano, che in questi stessi giorni si stia aprendo anche la Biennale del Libro, che quest'anno vede, al posto d'onore, la letteratura italiana. La città si vestirà, questo mese, di bianco rosso e verde. Mariano ha quindi voluto mettere il risalto la continua ricerca, da parte degli artisti toscani, non solo della salvaguardia della tradizione, ma anche, e Alessandro Giari e Silvana Michelisoprattutto, della qualità, creando quello che potremo chiamare di modello "senese" dello sviluppo sostenibile. In effetti questo modello si basa su tre pilastri: l'amministrazione pubblica, il consorzio di aziende piccole e medie e i servizi, intesi anche come modello qualitativo. L'espressione "Fabbrica bella", che dà il nome alla mostra, vuole proprio significare la ricerca del bello anche nell'attività produttiva, un marchio della Toscana di tutti i tempi. I vari ruoli esplicitati nel modello, sono stati illustrati dai rappresentanti dei tre pilastri del sistema, le signore Carla Guidi e Silvana Micheli, in rappresentanza della Regione e della Provincia di Siena, da Alessandro Giari, in rappresentanza del Consorzio Casa Toscana, di cui è presidente, un consorzio che raggurppa piccole e medie aziende che operano nel settore del design, della produzione del mobile e dell'arredamento in generale, e quindi dal professor Vincenzo Legnante, dell'Università di Firenze, che rappresenta la componente ricerca e normativa, intesa, quindi, a risolvere i problemi, attraverso i centri di ricerca dell'università, che le aziende, attraverso il consorzio, individuano e vorrebbero risolvere. Il professor Legnante è uno dei rappresentanti di quello che può senz'altro definirsi come il maggiore movimento culturale nel settore edilizio e normativo, che l'Italia abbia avuto, una scuola rappresentata da Spadolini a Firenze, Ciribini prima e Matteoli, poi, a Torino, e da Maggi a Milano. Scuola che ha portato a definire, per la prima volta in Italia, una normativa non più solo descrittiva, ma esigenziale. Il fatto che queste menti operino e siano alla base del modello senese, ci fanno credere ancora di più nella bontà della proposta. La mostra vera Il professor Vincenzo Legnantee propria vuole dare una visione di insieme di sessant'anni di design in Toscana e si articola, per decadi, andando dagli anni quaranta ad oggi, cominciando da uno dei primi modelli di Vespa, una rivoluzione industriale, all'epoca, per giungere alla sedia fatta in plastica riciclata, che abbina alla bellezza ed essenzialità della forma, confort e leggerezza. La "Fabbrica Bella" presenta molti grandi designer italiani, da Giò Ponti, a Michelucci, da Sottsass a Mangiarotti e Gae Aulenti, da Natalini a Mangiarotti, presentando anche alcuni manufatti disegnati da Niemeyer e dai fratelli Campana, ma che sono prodotti in Toscana. Per terminare citeremo le parole del professor Legnante, il cosiddetto "Modello Toscano" può dirsi basato su tre parametri: identità, convergenza e sviluppo sostenibile, è quindi un modello che si può adattare a tutte le realtà, anche le più diverse, come la realtà brasiliana.